Gli amici di Ticinolive sono assai fortunati, pur senza saperlo. È in arrivo per loro un’intervista coi fiocchi, a una personalità forte che in questi giorni è veramente sotto le luci più vive della ribalta: l’avvocato, ex procuratore ed ora professore Paolo Bernasconi, in primissima fila nella crociata moralizzatrice – ben coordinata e organizzata, e con l’impiego di mezzi considerevoli – volta a mettere nell’angolo, e alla gogna, i cattivi Leghisti.

Affinché non sussistano equivoci dico subito di questa campagna che la considero un metodo legittimo di lotta politica. Molti – soprattutto i politicamente scorretti – irrideranno a tale iniziativa, bollandola di moralismo bacchettone o di ipocrisia. A torto, perché non si tratta di questo bensì di un’azione politica concertata che punta ad arginare un partito che con troppa prepotenza e con metodi troppo spregiudicati ha “calamitato” il consenso popolare (dei ceti bassi e ignoranti, mormorano nei salotti) invadendo da maleducato bisonte le alte stanze del potere. Un’azione che punta, ottimisticamente, a recuperare un consenso in parte smarrito.

Senonché, tutti noi usiamo talvolta con gusto l’efficace, icastica espressione “spararsi in un piede”, che qui viene proprio a fagiolo. L’ormai celebre “lettera aperta di pagina 2” si rivolge al Presidente del Gran Consiglio (primo cittadino del Cantone, Michele Foletti), al Presidente del Consiglio di Stato (Marco Borradori) e al Direttore del Dipartimento Istituzioni (Norman Gobbi). Una terna alquanto impressionante di cariche. Spararsi in un piede (ci sono anche altre metafore, mi astengo).

Possibile che una persona dotta ed esperta degli uomini e delle cose come il professore avvocato Paolo Bernasconi, con tutto il resto della sua sequela, politici navigati ed astuti, non riesca a soffermarsi un attimo per chiedersi: come mai? Come mai il primo cittadino del Cantone, come mai il presidente del Governo, come mai il direttore del Dipartimento che sorveglia le regole del gioco democratico? Dev’essere accaduto qualcosa. Qualcuno deve avere sbagliato, qualcuno deve avere fallito. Bernasconi, Pelli, Marty… – tutti amici, intendiamoci, quando non compagni di tennis, di club o di classe – queste domande non se le pongono. È troppo per loro, il fastidio è troppo grande. Ma io me le pongo, e non so la risposta (ma forse posso intuirla).

Quando Ticinolive pubblicherà, tra breve, l’ambitissima intervista a Paolo Bernasconi, finalmente capiremo. Forse.