Fa discutere, recentemente, una mozione al Consiglio di Stato zurighese da parte della deputata UDC Barbara Steinemann, volta a rendere obbligatoria l’indicazione distinta dello status di Svizzero e Svizzero naturalizzato nei documenti di polizia, giudiziari, fiscali e commerciali, nonché in quelli statistici. La mozione è stata spazzata via con 120 voti contro 50. Non è mancato, naturalmente, chi ha voluto fare del sarcasmo, un po’ come è successo nel Gran Consiglio ticinese durante il dibattito sull’esposizione della bandiera svizzera. “Un passo verso l’apartheid” ha tuonato la sinistra. “Anticostituzionale” l’ha definita il PPD. “Una persona su quattro in questo mondo è cinese. Io però non ne vedo neppure una” – ha detto il PBD (confesso che mi sfugge il senso di questa affermazione, ma forse perché mi manca il contesto globale in cui è stata pronunciata). E immaginiamoci quali crasse risate avrà suscitato la frase “Bisognerà presentare un albero genealogico che risalga fino all’anno 1291 per essere considerato un vero svizzero?” proveniente da casa PLR.

Ma è proprio strampalata come idea? E, soprattutto, perché siamo arrivati a questi estremi?
La risposta è facile: la proposta non è strampalata, ma sarebbe del tutto inutile se una sciagurata politica sinistroide – ma purtroppo condivisa anche dalle maggioranze sinistroidi di partiti che di borghese non hanno più nulla – non avesse trasformato la concessione della cittadinanza in uno pseudo-diritto alla naturalizzazione, trasformando un atto prettamente politico in un atto amministrativo parificato all’ottenimento della patente di pesca o della targhetta del cane. A ciò si aggiunge, naturalmente, la decisione di accettare la doppia o multipla nazionalità, che nel 1992 è stata decisa da Consiglio federale e Parlamento senza interpellare il popolo. Una decisione che, togliendo la rinuncia obbligatoria alla nazionalità precedente, ha dato la stura alle richieste di naturalizzazione dettate dal mero opportunismo.

Il cumulo delle due ragioni menzionate sopra, unito all’apertura sconsiderata delle nostre frontiere a tutto e a tutti (con l’abolizione dei controlli frontalieri, l’accordo di Schengen è diventato un vero e proprio “accordo di libera circolazione dei criminali”, ha fatto sì che si sia spalancata la porta alla criminalità d’importazione. Tant`è vero che straniera è la preponderanza della popolazione carceraria in Svizzera. E per abbellire le statistiche dimostrando che gli Svizzeri sono criminali (o onesti) quanto gli stranieri, ecco che naturalizziamo frotte di stranieri di cui una certa parte – piccola o grande che sia – va così ad aumentare la quota di criminali elvetici.

Ed è allora così sbagliato chiedere che i naturalizzati dalla “firma ancora bagnata” vadano, se non a infoltire la lunga lista dei criminali stranieri, perlomeno a formare un elenco di delinquenti ex-stranieri, da distinguere da quello dei criminali autoctoni?
No, la proposta della deputata zurighese non è strampalata, strampalati sono gli atteggiamenti dei buonisti politicamente corretti e delle loro politiche volte a naturalizzare acriticamente chiunque ne faccia richiesta.

Eros N. Mellini