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EconomieSuisse lancia l’ennesimo attacco al settore pubblico svizzero. Nel suo nuovo rapporto pubblicato agli inizi di luglio chiede la rapida liberalizzazione del settore postale, del traffico ferroviario e del mercato elettrico svizzero.

L’organizzazione padronale scaglia gli ultimi attacchi di un pensiero economico che sta fallendo in tutta Europa. Chiedere la liberalizzazione di settori chiave dell’economia svizzera non portando nella discussione politica le evidenze storiche, vuol dire sfruttare quella che è ormai diventata l’ideologia liberista.

Analizzando i dati, e non fantasticando su modelli economici teorici, si rileva che laddove si è liberalizzato di più che in Svizzera non si è necessariamente accresciuta la concorrenza e diminuito i prezzi. Spesso è invece accaduto il contrario.
Da monopoli pubblici si è passati a monopoli privati, che per la popolazione vuol dire un peggioramento dei servizi: dall’aumento dei prezzi all’inasprimento delle condizioni sindacali e di lavoro dei lavoratori impiegati.
Non c’è dubbio però che buona parte dei membri che continuano a finanziare gli studi di questa organizzazione trarrebbero da una simile manovra cospicui benefici finanziari.

EconomieSuisse cita nello specifico la necessità di liberalizzare il mercato dell’elettricità. Dati recenti però, pubblicati da celebri riviste economiche non certamente di sinistra, hanno analizzato che i prezzi dell’energia elettrica in Europa, a seguito delle liberalizzazioni sono rimasti costanti.
Mentre la Gran Bretagna, il paese più liberalizzato d’Europa e probabilmente il paese guida di EconomieSuisse, si è caratterizzata in questi anni per l’incremento dei prezzi nel settore dell’energia elettrica e del gas più alti d’Europa.

Il Partito Comunista è contrario a qualsiasi forma di liberalizzazione nei settori strategici per l’economia svizzera, e trova un suicidio politico ed economico intraprendere manovre che si sono mostrate fallimentari e peggiorative per la popolazione residente in gran parte delle esperienze europee. Piuttosto sarebbe necessario un solido servizio pubblico, non badante della malata ricerca dell’efficienza e non influenzato dalle Lobby di Manager e affaristi, ma capace di offrire servizi di qualità a prezzi adatti a tutta la popolazione.
Questo dovrà passare da una migliore pianificazione degli investimenti secondo le necessità della popolazione e orientata allo sviluppo del paese.

Partito Comunista
Alessandro Lucchini, membro del Comitato Cantonale