Italia: ma quale normalizzazione dei rapporti?
Turisti cinesi in arrivo dal Ticino perquisiti dalla Guardia di finanza italiana


Egregio Signor Consigliere federale Burkhalter,

Da qualche settimana è stata posta in essere al valico di Chiasso Brogeda, da parte della Guardia di finanza italiana, una nuova prassi. I torpedoni con a bordo turisti cinesi che entrano in Italia dal Ticino vengono bloccati, e gli occupanti perquisiti. La Guardia di finanza cerca oggetti di valore acquistati dai turisti in Ticino, su cui far pagare l’IVA al 21%. Agli sbigottiti turisti viene fornita l’indicazione di farsi rimborsare in aeroporto: una prassi che notoriamente non funziona mai. Si comprenderà facilmente il disagio e il malumore dei turisti colpiti da questa misura.

Pur ammettendo che le basi legali per simili operazioni possano esistere, è tuttavia inaccettabile che esse vengano improvvisamente riesumate dopo anni di mancata applicazione e – oltretutto – proprio quando si starebbe lavorando per giungere ad una “normalizzazione” dei rapporti tra Svizzera ed Italia (ricordiamo che il nostro Paese figura tutt’ora su quattro liste nere illegali italiane).

E’ chiaro che le conseguenze negative di iniziative come quella in oggetto si riversano integralmente sul Canton Ticino. Ed infatti i tour operator cinesi, a seguito dell’accaduto, già starebbero pensando di radiare il Ticino dai propri itinerari. Tale eventualità provocherebbe una evidente e dolorosa perdita di introiti per commerci ed esercizi pubblici ticinesi; ciò in un periodo già difficile per il turismo e per l’economia. Svizzera turismo è a conoscenza del problema e sta lavorando per appianare la questione e per convincere i tour operator cinesi a non voler escludere il Ticino dai propri itinerari. Anche la SECO risulta essere stata coinvolta.

L’adozione da parte italiana di una nuova misura vessatoria a danno dell’economia ticinese è in crassa contraddizione con le dichiarazioni da parte del governo della vicina Penisola di voler giungere ad una normalizzazione dei rapporti tra i due paesi. Appare dunque evidente che gesti di fiducia, quali ad esempio lo sblocco dei ristorni delle imposte alla fonte dei frontalieri, nei confronti della vicina Penisola, cadono continuamente nel vuoto. La fiducia non è ben riposta.
Si auspica quindi che il lod. Consiglio federale, ed in particolare al DFAE, voglia intervenire affinché gli operatori economici ticinesi non abbiano a subire le conseguenze negative dell’ennesima misura messe in pratica dalla vicina Penisola a danno del Ticino.

Si prega altresì il lod. Consiglio federale di voler tenere debito conto, nelle trattative tra Svizzera ed Italia, anche di tali ripetute azioni tutt’altro che “amichevoli” ad opera della controparte.

Con la massima stima.

Lorenzo Quadri, Consigliere nazionale, Lega dei Ticinesi