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Il Gruppo PPD esprime il suo sconcerto per la decisione del Consiglio di Stato di interrompere con tanto di bonus il rapporto di lavoro con l’alto funzionario, rimosso lo scorso 1° febbraio dalla conduzione della Sezione della logistica, senza pertanto attendere gli esiti dell’inchiesta amministrativa avviata dalla Commissione parlamentare presieduta da Carlo Luigi Caimi.

Approfittando forse del periodo estivo e delle vacanze del Parlamento per passare in sordina una decisione importante, il Consiglio di Stato con uno stringato comunicato stampa datato 4 luglio 2012, ha annunciato di aver sciolto il rapporto d’impiego con Massimo Martignoni, mediante la conclusione di un accordo a soddisfazione di entrambe le parti: 262mila franchi di buona uscita, salario versato all’ex capo della Logistica sino al febbraio 2013 e spese legali parzialmente rimborsate (di quanto?), in cambio del ritiro da parte di Martignoni del ricorso al Tribunale amministrativo contro la sospensione dalle sue funzioni.

Il Gruppo PPD manifesta il suo stupore nei confronti dell’accordo che di fatto sembra voler concludere frettolosamente e in modo sospetto quanto avvenuto in seno all’amministrazione cantonale. Si ricorda che la “Logistica story” era scoppiata proprio in base alle dichiarazioni della Consigliera di Stato Sadis sulla presunta mal-conduzione riscontrata nella Sezione a seguito di un’inchiesta disciplinare disposta dal medesimo Governo.

Prima di prendere decisioni il Governo avrebbe dovuto attendere i risultati dell’inchiesta avviata dalla Commissione parlamentare sulla Sezione della logistica, in particolare sul cosiddetto “caso CHIT”, e sulle eventuali lacune individuate dalla commissione, in particolare se altre ditte o professionisti sono stati sistematicamente avvantaggiati nell’assegnazione di lavori, e se sì, il ruolo e le responsabilità del suo capo e dei suoi collaboratori.
Solo dopo aver preso conoscenza dei risultati dell’inchiesta parlamentare (che, ricordiamo, non sarà a costo zero per le finanze statali) il Consiglio di Stato avrebbe dovuto valutare se in ultima analisi si sarebbe dovuto procedere con una buona uscita di 262mila franchi, quale contropartita per la sua (a questo punto) inevitabile partenza ed eventuali danni subiti.
In tutti i casi, l’opzione adottata dal Consiglio di Stato ha dell’incredibile! Se l’alto funzionario sospeso dalle sue funzioni si fosse realmente reso colpevole di inadempienze, non si giustificherebbe certo una “fuoriuscita” con tanto di bonus, ma semmai, il contrario e dovrebbe venir sanzionato come previsto dalla Legge e dal buonsenso.
Se, contrariamente, tale ipotesi non sussisterebbe e l’alto funzionario avesse sempre agito in conformità alla legge e adempiendo con responsabilità e impegno al suo compito, come mai è stato allontanato e di fatto licenziato? Solo l’esito finale dell’inchiesta amministrativa potrà dare una risposta seria e convincente, pertanto la decisione del Consiglio di Stato, oltre essere intempestiva e inopportuna, apre inevitabilmente le porte a dubbi e supposizioni che si sarebbero potuti saggiamente e doverosamente evitare.