A rischio l’intero segmento di mercato turistico e gli importanti investimenti promozionali che vi sono stati effettuati

Il problema relativo ai controlli cui vengono da qualche tempo sottoposti, al valico di Chiasso Brogeda, da parte della Guardia di finanza italiana, i torpedoni di turisti cinesi che entrano in Italia dal Ticino, lungi dal risolversi, si sta invece acuendo.

In sostanza, i torpedoni di turisti cinesi vengono fermati, e gli occupanti perquisiti, alla ricerca di acquisti di valore effettuati in Ticino. Su tali acquisti viene fatta pagare l’IVA al 21%, con l’indicazione di farsi risarcire all’aeroporto: ma il risarcimento, notoriamente, non funziona mai.
Le cifre prelevate quale IVA possono anche essere decisamente consistenti (pensiamo al 21% del costo di un orologio “Rolex”). Sarebbe peraltro un errore ritenere che il problema interessi solo i turisti cinesi che fanno shopping al Foxtown poiché il raggio dello shopping si estende almeno fino a Lugano.

Da informazioni assunte risulta inoltre che questa prassi venga applicata unicamente ai valichi col Ticino. Si tratterebbe dunque di nuova, ulteriore misura discriminatoria applicata dall’Italia ai danni dell’economia del nostro Cantone. Questo quando i rapporti dovrebbero “normalizzarsi”. Va rilevato che la base legale per effettuare tali controlli esiste. Ma viene applicata, come rileva anche Svizzera Turismo, solo da qualche tempo e solo a danno del Ticino.

Come previsto, le conseguenze negative delle perquisizioni ai danni dei torpedoni di turisti cinesi che entrano in Italia dal Ticino si stanno facendo sempre più concrete. Infatti, i tour operator cinesi, per evitare ai propri clienti nuove disavventure, superato il primo shock stanno predendo contromisure. Contromisure che consistono nell’escludere il Ticino dai propri itinerari, per lo meno in prospettiva 2013. E già ora il motto è: “niente shopping in Ticino”.

Si prospetta così un danno doloroso al nostro commercio e al nostro turismo, che già non se la passa nel migliore dei modi. Va ricordato che il mercato cinese è un segmento su cui si sono investite parecchie risorse. Tutto il lavoro svolto e gli sforzi profusi rischiano ora di venire annullati a seguito delle perquisizioni italiane, se non si troverà una soluzione in tempi brevi.

Sul tema è stato sensibilizzato anche il Consigliere federale Burkhalter, ministro degli Esteri, tramite lettera del sottoscritto inviata nei giorni scorsi. Svizzera turismo e Ticino turismo sono già all’opera. La SECO è stata anch’essa coinvolta.

C’è da chiedersi se non sia il caso di cominciare ad applicare, da parte elvetica, misure di controllo sistematico altrettanto legali di quelle messe in campo dalla dogana italiana, ma da svolgersi quotidianamente ed in modo approfondito sui 54mila frontalieri e sulle migliaia di “padroncini” e distaccati che quotidianamente entrano in Ticino.

E’ comunque evidente, e la vicenda dei turisti cinesi non è che un ulteriore esempio, che i rapporti tra Svizzera ed Italia sono lungi dalla normalizzazione. E certamente non per colpa della Svizzera.
A subirne i danni sono, ancora una volta, il turismo e l’economia ticinese. Che si spera verranno ora adeguatamente ed efficacemente difesi anche a livello federale.

Lorenzo Quadri
Consigliere nazionale
Lega dei Ticinesi