Uniti e propositivi
Non rifarò tutto l’istoriato delle traversie passate del macello Cantonale, semplicemente partirò dal momento in cui il Consiglio di Stato propose al Gran Consiglio (GC) la variante Cresciano. Eravamo nel 2004. Il GC scelse democraticamente la variante Cresciano in seguito ad una decisione di maggioranza. Personalmente non fui coinvolto in nessun modo nella scelta della localizzazione. In quanto allevatore a quel tempo ritenevo importante che in Ticino arrivasse finalmente una struttura adeguata, e che fosse Rivera o Cresciano poco importava. Le discussioni attorno al macello non finirono con la decisione del GC e questa situazione polemica portò a creare parecchio scetticismo. Scetticismo che si riversò in una debole partecipazione degli agricoltori all’azionariato della MATI SA e in un defilarsi dei principali comuni che avevano promesso importanti finanziamenti.

A otto anni di distanza, dopo la chiusura del macello cantonale, in poche settimane si sono susseguiti numerosi interventi sui media. Se inizialmente ci sono stati cenni polemici ora fa grande piacere che il settore agricolo si presenti unito e in buona compagnia della trasformazione e distribuzione a rivendicare l’importanza di questa struttura per tutto il Ticino. Fa piacere in quanto il nostro lavoro profuso in questi anni è servito e serve. Sentire tutte le organizzazioni agricole, anche gli avversari a rivendicare l’apertura del macello cantonale significa di fatto capire che, grazie anche al marchio Ticino, stiamo costruendo un discorso serio a cui crediamo. Vi credono i macellai, vi crede la Rapelli, vi crede la Migros, vi credono i ristoratori e il turismo. L’agricoltore allevando bestiame cura il territorio e assicura il paesaggio. La carne quale importante nutrimento va a finire sui banchi dei macellai e della distribuzione e da li la possono apprezzare i turisti e i nostri cittadini. Il vantaggio è che acquistando un pezzo di carne marchio Ticino evitiamo lunghi trasporti e sosteniamo i nostri agricoltori che curano il paesaggio rendendolo bello e attrattivo.

Sono convinto che ora abbiamo le condizioni ideali e gli argomenti per convincere quei grandi Comuni, i quali in passato, chiudendo i macelli allora in attività, hanno dimenticato l’importanza del sostegno all’agricoltura e si sono ritrovati proprietari di interessanti strutture immobiliari. Questi Comuni, che hanno promesso finanziamenti al macello cantonale ma non li hanno mai versati, oggi dovrebbero capire che questa struttura è importante per tutto il Ticino e quindi anche per loro e i loro abitanti. Dovremo convincere anche il Cantone. Va comunque precisato che nella situazione attuale il macello è di fatto una struttura pubblica a gestione privata. Il suo unico creditore è la Banca dello Stato, mentre lo Stato ha contribuito con il sussidio e il prestito LIM. Ora mi si dirà che Stato e Banca dello Stato sono due tasche differenti, ma a guardar bene il pantalone è lo stesso! Un macello pubblico che si rispetti va consegnato a chi lo gestisce, pagato e chiavi in mano. È un servizio alla comunità. È secondario che la proprietà sia del Cantone o di una Società Anonima, primario è che il servizio alla comunità sia garantito. Il macello pubblico di Zurigo non è un caso isolato in Svizzera.

Da parte mia, fiducioso che il Macello avrà un futuro, già sin d’ora m’impegno, appena vi sarà la riapertura, a riportare i miei animali a Cresciano, dando pieno sostegno ai futuri gestori.

Roberto Aerni: Presidente UCT e Vicepresidente MaTi SA