Se, come me, avete avuto la fortuna di andare in vacanza avrete avuto modo di vedere che malgrado la crisi molte famiglie e giovani coppie sono lì a passare un po’ di tempo in totale relax. Le mamme parlano tra loro di pappine e creme solari, i papà di calcio e di politica, le coppie passano il tempo a guardarsi negli occhi e fare il bagno mano nella mano, mentre i giovani organizzano tornei di calcetto, carte e freccette.

Nel caso in cui il vostro albergo fosse dotato di accesso internet gratuito, avrete anche notato che nella zona Wi-Fi sempre più membri di una famiglia, di una coppia e del gruppo di giovani erano impegnati con una scatoletta tipo iPhone, Tablet o PC per conto loro, spesso uno per tavolo, e io ero tra loro.

Una sera il direttore del nostro albergo mi ha chiesto di riportare gli apprezzamenti appena fatti a voce sulla pagina Facebook dell’hotel, cosa che ho fatto subito notando il commento di un cliente pubblicato due minuti prima. Ho cercato il profilo dell’utente, osservato la foto per poi guardarmi in giro e scoprire che era seduto due tavoli più in là: non ha risposto al mio saluto solo perché non aveva notato il mio «mi piace» al suo commento, credo. Non ci siamo mai parlati ma di lui sapevo età, professione, animali preferiti, stato sociale, passioni, squadra del cuore e altre cose che avrei fatto volentieri a meno di sapere. Allo stesso modo ho scoperto che condividevo «l’amicizia» dell’hotel con l’istruttore d’immersioni subacquee, due animatrici e il bagnino e così, per passare il tempo, ho guardato anche i loro profili. Mi sono sentita un’intrusa fino a quando la realizzazione: «Caspita, allo stesso modo gli animatori possono guardare il mio profilo! Forse è per questo che mi chiedono di fare il torneo di calcio e non l’Acquagym…».

E così i giovani cercavano i profili delle ragazze, le loro foto e lo stato sentimentale prima di gettarsi allo sbaraglio, alcuni clienti cercavano altri clienti per immersioni e partite di tennis insieme, famiglie per condividere il no leggio del gommone e gite in canoa.

Anche i libri e la Settimana enigmistica erano spariti dalle sdraio e dagli ombrelloni, tavoletta in mano si sfogliavano rotocalchi, quotidiani, romanzi, si giocava a Sudoku o ad un solitario. Alla fine una controllatina alla posta elettronica non poteva mancare e neppure l’acquisto della muta semistagna da e-Bay ad un prezzo eccezionale. Le macchine fotografiche hanno fatto la stessa fine e mentre Gianfranco mi raccontava di quando faceva le foto subacquee cambiando il flash ad ogni scatto io nascondevo la mia GoPro, prima di ordinare i vestiti saldati da Zalando senza urlare neanche un po’.

In fondo si potrebbe dire che la conoscenza virtuale screma in qualche modo le persone intorno a noi e permette di andare quasi a colpo sicuro. Possiamo scoprire quali argomenti affrontare e quali evitare, interessi comuni e discordanti, facendoci risparmiare tanto tempo che in vacanza è sicuramente prezioso. Ma ho comunque un dubbio: lo vogliamo davvero perdere il gusto di una sonora cantonata? Io spero proprio di no.

Francesca Bordoni Brooks, deputata del PPD in Gran Consiglio

*** Pubblicato nel CdT di sabato 4 agosto con titolo mutato