Pubblico qui il post inviato stamani a Ticinolive dall’avv. Tuto Rossi.

Trovo gravissimo che il Prof. De Maria abbia pubblicato quest’intervista – in buona parte inventata da lui di sana pianta – malgrado il mio esplicito divieto di allora. È falso quando dice che l’intervista è stata tenuta in serbo, in realtà era stata esplicitamente vietata perchè contiene dei falsi clamorosi.

Io non ho nessun problema a dare interviste su tutto lo scibile umano (in quel tempo la diedi a TicinoLibero), ma non tollero che mi si mettano in bocca idiozie (p. es quella del capro espiatorio o quella su Pelli e Barbuscia).

Invito quindi FERMAMANTE il Prof. De Maria a togliere immediatamente questa panzana e a scusarsi con il sottoscritto. Mi riservo di prevalermi di questo scritto in sede giudiziaria.

Dr. Avv. Tuto Rossi


Osservo in proposito che:
— Non ho mai ricevuto alcun divieto di pubblicazione dell’intervista da parte dell’avv. Rossi
— L’intervista non è minimamente “falsa”. Essa è stata da me, con molto impegno, redatta sulla base dei miei appunti, stilati sotto gli occhi dell’Avvocato. L’intervista è stata fatta a Bellinzona, nello studio dell’Avvocato, il giorno 18 ottobre 2011. È durata all’incirca un’ora e un quarto.
— L’intervista è stata subito tolta, vista la richiesta dell’Avvocato.


Ho ritrovato questa intervista nella memoria del mio computer. Ho pensato di pubblicarla perché prima di tutto mi sembrava ben riuscita (e mi dispiaceva “sacrificarla”), secondariamente poiché essa rivestiva un particolare interesse in relazione ai seguenti temi:

— gli esordi e il percorso politico dell’avv. Rossi
— le vicende sempre attuali di BancaStato e la lottizzazione del suo CdA
— la vicenda giudiziaria e umana dell’avv. Rossi

Riguardo all’intervista mi limito a dire che essa ha avuto luogo in un clima amichevole e disteso, vorrei dire cordiale. In relazione a certe affermazioni dell’avv. Rossi, che potevano suonare un po’ forti, io non ho manifestato particolare stupore, dal momento che esse concordavano ampiamente con numerose e reiterate dichiarazioni pubbliche da lui rilasciate. Nel corso dell’intervista ho preso parecchi appunti manuali (circa una decina di fogli) e mi sono poi impegnato al meglio delle mie capacità nella redazione del testo.
In una mail odierna (non pubblicata) l’avv. Rossi mi chiama sgarbatamente “sedicente giornalista”. Mi permetto di fargli notare che non sono “me-dicente” giornalista bensì professore di matematica, e come tale ho operato per molti anni.

In merito alla vicenda giudiziaria, vorrei dire all’avv. Rossi che io non sono neppure “colpevolista”. Al massimo prendo atto, come qualsiasi cittadino deve fare, di una sentenza penale passata in giudicato emessa dai tribunali della Repubblica e della Confederazione. Ma capisco il suo dramma di condannato che psicologicamente “non accetta” il verdetto. Nell’intervista è scritto:
FDM Lei si sente innocente?
TR C’è una verità giudiziaria e una verità della coscienza. Io sono e mi sento innocente.

Se l’avv. Rossi desidera diffondere un’ulteriore smentita, Ticinolive la pubblicherà. Ma non si aspetti che io definisca la mia intervista “falsa”, perché non lo farò. Non ho alcun motivo per farlo.

Francesco De Maria


Post scriptum. L’avvocato Rossi è uno scrittore dotato e interessante, anche se francamente eccessivo. Ma forse proprio per questo piace. Ha rilasciato lunghissime interviste a Ticinolibero – il portale che fu del grande Mec Bruno e sul quale io fui blogger – in uno stile che definirei “insider gossip”, stile che a me è del tutto precluso perché le mie conoscenze negli ambienti della sinistra sono minime. Interviste interessanti e pettegole, piene di contenuto. Se uno ha la pazienza di leggerle con attenzione, impara molte cose. Vediamo ad esempio che cosa dice l’avv. Rossi nella sua intervista pubblicata il 15 dicembre 2011 di Donato Barbuscia, direttore generale di BancaStato.

TICINOLIBERO Sta di fatto che quello che fu detto a fine anni ’90 per giustificare la nomina di Donato Barbuscia, da parte dell’allora Consigliera di Stato Marina Masoni, ma anche da parte del Consiglio d’amministrazione di BancaStato, è che Donato Barbuscia era la figura giusta per modernizzare quella banca, perché aveva un’esperienza a Londra, un’esperienza nella “finanza moderna”. Ma proprio durante il suo processo, Donato Barbuscia sotto giuramento ha detto che di prodotti derivati non ne capiva nulla. Ma allora chi ha mentito? Barbuscia presentandosi per un esperto mentre in realtà non lo era, o Marina Masoni e il cda che lo hanno presentato come tale pur non essendolo?

Avv. Tuto Rossi La verità la riassumo così: le sue affermazioni sono giuste solo in parte. Donato Barbuscia, e lo si è saputo molti anni dopo la mia uscita dalla banca, avrebbe avuto una formazione che, credo, si sia conclusa con una bocciatura del terzo anno della scuola cantonale di commercio, almeno così dicono ora in BancaStato; poi si sarebbe recato in Inghilterra ottenendo un diploma di inglese e si interessò un pochino di derivati, che all’epoca erano una novità assoluta. Barbuscia è sempre stato sincero e non ha mai detto di avere avuto un’esperienza bancaria in Inghilterra. Con questo bagaglio, che essenzialmente era un corso d’inglese, tornò in Ticino, divenne docente di inglese al liceo privato Sant’Anna di Lugano, e poi entrò come funzionario alla Banca del Gottardo, all’epoca in grosso sviluppo e bisognosa di personale. In Banca del Gottardo fece una carriera fulminante, e alla conclusione del suo lavoro ottenne un benservito ricco di elogi sulle sue capacità nei derivati, nella borsa, e soprattutto nel controllo dei rischi generati dalle operazioni bancarie. Con questo benservito, Donato Barbuscia ottenne un nuovo lavoro all’ex Banco di Roma, che divenne poi Banco di Lugano, ora assorbito dalla Julius Baer; fece alcuni anni di carriera, e poi uscì con un altro benservito in cui si rivantavano le sue capacità specialistiche nei derivati, nel controllo dei rischi bancari, nell’ingegneria finanziaria e quant’altro. Con questi due benserviti si presentò in BancaStato e fu creduto. Devo correggerla: non è vero che nel processo si dichiarò incompetente. Barbuscia ha sempre dichiarato di essere uno specialista di banca, soprattutto delle operazioni su derivati. Nei verbali processuali rivendica un paio di volte la sua grande capacità nel settore dell’ingegneria finanziaria. Vero è che Barbuscia venne messo sotto pressione dai legali della banca, tant’è vero che c’è un verbale dove ad un certo punto scagiona Tuto Rossi dalla responsabilità di avere provocato la perdita testimoniando “io non sto dicendo che è colpa dell’avvocato Tuto Rossi”. Poi c’è stata una pausa, saltò sul tavolo l’avvocato della banca, e quindi anche di Barbuscia, John Noseda, e la frase dopo è “però non sono io che devo giudicarlo”. Mi ricordo che in quel frangente, testimoni i miei due avvocati, io dissi “Barbuscia vai avanti non avere paura, John Noseda non ti sta ancora licenziando adesso”. Barbuscia venne costretto a dire “io sono un deficiente, io non sapevo che BancaStato riceveva ogni giorno dalla Banca del Gottardo la situazione precisa delle perdite in borsa, non sapevo che BancaStato aveva una linea di credito di 30 milioni verso la Gottardo, non sapevo che in BancaStato quasi tutti i consulenti patrimoniali investivano con i derivati, eccetera” , perché uno solo doveva essere il genio, il deus ex machina della Banca dello Stato, cioè il sottoscritto. Quindi le dichiarazioni di Barbuscia, scritte, ci sono, le dichiarazioni al processo… gli venne detto “fai il deficiente altrimenti salti subito”.

La mia intervista non risulta affatto illuminante rispetto al direttore generale Barbuscia, che viene citato una sola volta in una misera riga. Obiettivamente la mia non può competere.