La propaganda pro e contro il regime siriano è sempre più presente in rete. Attacchi informatici contro il canale televisivo al Jazeera, falsi account Facebook, falsi followers su Twitter, la crisi siriana esce dai confini territoriali e raggiunge i social network.


Per la seconda volta l’agenzia di stampa Reuters è stata piratata da sconosciuti che hanno messo false notizie sul suo sito web : la morte di un principe saudita, l’intervista al capo dell’esercito siriano di liberazione che annunciava un immaginario ritiro delle truppe degli insorti.
Si tratta di incidenti che fanno seguito a una lunga serie di attacchi informatici contro i media ostili al presidente Bachar al Assad.

Dall’inizio della rivolta contro il regime di Damasco, gli scontri nelle strade sono raddoppiati da una lotta nel cyberspazio.
Nella maggior parte di questi attacchi si trova la traccia della famosa SEA, Syrian Electronic Army pro-Bachar al Assad, con il suo sito, il suo account Facebook (spesso soppresso e immediatamente ripristinato), il suo Twitter, la sua presenza su YouTube, ecc.
La SEA pratica attività classiche di propaganda sui social network, confronti più aggressivi nei forum con gli avversari del regime e azioni di pirateggio contro i siti web giudicati ostili : media arabi o occidentali, siti di opposizione, ecc.
Società e organizzazioni private usano metodi quali falsi account Facebook, falsi follower su Twitter, che si dispongono poi in un’ottica di controllo ideologico e poliziesco o d’azione sull’opinione pubblica internazionale.
Questo però non significa che Bachar al Assad vincerà : infatti la sua sorte si gioca sul terreno, nella realtà non virtuale, a colpi di missili veri e di (seppur vane) pressioni internazionali, non sui social network.

(Fonte : Atlantico.fr)