Oggi nel salotto di Ticinolive è il turno di Lara Filippini, giovane (29 anni) granconsigliera UDC. In questa fresca intervista, ricca di contenuto, Lara esprime con naturalezza il suo entusiasmo per la politica e il suo desiderio di dare un valido contributo al suo Paese, in un frangente molto difficile e incerto.

A colloquio con Lara è il professor Francesco De Maria.



Francesco De Maria L’UDC è un bel partito ma piuttosto maschilista. Che ne pensa?

Lara Filippini Sinceramente non h o mai percepito l’UDC come un partito maschilista, anche perché le donne al suo interno ci sono, forse non in prima linea come all’apparenza negli altri partiti, ma ci sono; basti pensare a Nadja Pieren consigliera nazionale e vicepresidente del partito, a Silvia Bär vicesegretaria generale, a Nathalie Rickli Consigliera Nazionale, ecc.. Sinceramente non amo molto questa distinzione quasi ossessiva fra uomini e donne, preferisco parlare persone che si danno da fare per sostenere le proprie idee a favore della popolazione svizzera e per una Svizzera neutrale e indipendente da “giochetti” europeisti.

I democentristi si esprimono in forme molto più corrette che non i leghisti. È forse per questo che fanno meno voti?
LF La Lega ha avuto il pregio nel 1991 di rompere gli schemi e di accaparrarsi quella fetta di malcontenti che ora sono il suo zoccolo duro. Negli anni ha saputo rinnovarsi seppur con alti e bassi. Abbiamo una differenza di stile, questo è certo, forse una politica meno urlata, ma ritengo che sia di altissima qualità, visto che siamo il primo partito a livello nazionale abbiamo molte più possibilità di difendere la Svizzera ed anche i ticinesi. Soprattutto, siamo coerentemente a destra anche in politica sociale (prima si producono i soldi, poi li si ridistribuiscono) ed economica, il che ci fa verosimilmente perdere qualche voto rispetto alla Lega che, su questi temi, raccoglie anche l’elettorato di sinistra.

(Domanda leggermente provocatoria) Che cosa fa il suo partito per difendere e promuovere la causa delle donne?
LF Facciamo esattamente ciò che facciamo per gli uomini, perché noi non facciamo di un sesso piuttosto che l’altro una categoria privilegiata. Se intende però cosa fa il mio partito per le quote rosa, il discorso è lo stesso. Non importa il sesso, conta la qualità e la disponibilità anche di tempo di una persona. La donna oggi è sempre più indipendente, ma rimane anche il perno centrale di una famiglia, a cui i figli specie in tenera età fanno riferimento, cura la casa (sempre che il marito non l’aiuti), dunque il lavoro è sempre doppio e la conseguenza può anche essere d’avere meno tempo per la politica o altro.

Essere “liberali” oggigiorno è (o è tornato) di moda. Un democentrista può essere liberale oppure sussiste per lui un’ incompatibilità di fondo?
LF Se per liberale s’intende un fautore del meno Stato e più responsabilità individuale, l’UDC è l’UNICO partito liberale rimasto sul mercato politico nazionale.

Mi indichi i titoli di 3 opere che hanno contribuito in modo fondamentale alla formazione della sua cultura politica.
LF La Sale Guerre de la Monnaie Européenne di Bernard Connolly, che era a capo della commissione incaricata di convertire le monete europee all’euro. Essendo un fine e lungimirante economista, avvertì i piani alti che la direzione era sbagliata, di fermarsi, prospettando anche la crisi (attuale) di certi paesi. Non lo ascoltarono, era il 1997, così lui scrisse questo libro di denuncia. Stranamente (!) non fu mai ristampato e si trovano solo copie usate in francese o inglese (The Rotten Earth of Europe). Contro l’Europa di Ida Magli (di lei ho apprezzato il più recente (2010) Dittatura Europea) ed infine Le principe Blocher di Mathias Ackeret (2008).

Che cosa ha provato quando ha saputo di essere stata esclusa dal Gran Consiglio… per UN voto?
LF GIURO(!) mi sono messa a ridere, perché era tutto troppo assurdo. Mi ricordo la telefonata di Pierre Rusconi, felice per la rielezione di Eros Mellini, ma abbacchiato per me perché, testuali parole “una cosa così non l’ho mai vista, è incredibile”. Sinceramente ci sono rimasti malissimo i miei elettori (che ringrazio ancora oggi per avermi sostenuta!), ma io l’ho presa più sul “non tutto il male vien per nuocere”, infatti grazie al duro lavoro della squadra UDC TI per il Nazionale, di cui facevo parte, abbiamo centrato l’obiettivo dell’elezione di un Consigliere Nazionale e sono subentrata il 28 novembre 2011 in Gran Consiglio.

Come valuta il livello di questa nostra giovane università, l’USI?
LF Buono, ma non eccellente, ed ancora troppo costosa se paragonata alle altre università svizzere; inoltre bisogna far di più per attrarre studenti d’oltralpe.

E ha redatto una tesi sul cerimoniale alla corte del Re Sole. Interessante! Come le è venuta una simile idea?


LF Durante il mio percorso studi mi sono imbattuta ne La Società di Corte di Norbert Elias, sociologo tedesco. Ho trovato affascinante la sua analisi di come attraverso etichetta e cerimoniale Luigi XIV arrivasse, se pur in un contesto chiuso come la corte di Versailles, a dominare i nobili, con la conseguenza però di essere alla fine incastrato questo meccanismo tanto da dover appunto vivere come il sole e non avere vita propria. In base a questo pensiero ho poi fatto alcune interviste per capire se e quanto oggigiorno l’etichetta e il cerimoniale facciano ancora parte della nostra società attuale, influenzando le nostre azioni. Un lavoro che mi ha decisamente appassionata!

Che cosa si impara realmente a Scienze della Comunicazione?
LF Chi intraprende tale studio dev’essere cosciente che imparerà un po’ di tutto nell’ambito della comunicazione e, a dipendenza della sua specializzazione, potrà approfondire alcune tematiche più di altre. In ogni caso non è come studiare medicina o diritto ad esempio, non esci come una figura definita e quindi devi saperti anche un po’ “inventare” facendo leva sulle tue capacità anche d’iniziativa.

La Destra nel campo della comunicazione ha: un problema di cultura? Un problema di stile? Un problema di mezzi? O un problema di… operatori, visto che i giornalisti sono troppo spesso (dice l’avvocato Tettamanti) orientati a sinistra?
LF Il reale problema è che abbiamo lasciato in mano la cultura alla sinistra, come se fossero solo gli intellettuali di tale area a poter dare i giusti strumenti di pensiero alle generazioni. Non è un mistero che chi è di destra e non lo nasconde, difficilmente riuscirà a mettere piede in questi ambienti, come radio o televisione, a meno che non decida di abbandonare la politica. Prendiamo ad esempio la CORSI: malgrado l’evoluzione del nostro parlamento che dovrebbe denotare un’inversione di tendenza, essa rimane una roccaforte dei rossi. Si parla tanto anche di libertà di espressione, ma in realtà essa è unilaterale, va solo a sinistra. Qualsiasi cosa esca da noi è perennemente e sistematicamente messa alla berlina, alla faccia della libertà d’espressione!

Il 14 aprile 2013 si terranno a Lugano le elezioni comunali differite, elezioni alle quali sembra ragionevole attribuire enorme importanza, anche per le ripercussioni che potranno avere sulle cantonali 2015. Se ne sentiranno (e già se ne sono sentite) delle belle. Ci faccia una previsione a) sul risultato in generale b) sul risultato dell’UDC luganese. Toccasse a lei decidere, farebbe lista unica con la Lega?
LF Le comunali 2013 a Lugano saranno per noi, ma in generale per tutti, un importante test per capire il nostro “stato di salute”. Lugano sta crescendo a livello di importanza, sia economica che sociale grazie a questi progetti di fusione e altresì ci sono importanti progetti di interesse cantonale in atto, che ovviamente hanno portato anche vari malumori. Una previsione? Penso che i partiti che hanno sostenuto l’iniziale PVP avranno di che sudare freddo; i cambiamenti a livello stradale sono sempre difficili da digerire, ma si sarebbe dovuto applicarlo a tappe, infatti a neanche una settimana dall’inizio delle scuole sono ancora in alto mare e i problemi degli utenti stradali non diminuiscono anzi, aumentano, anche in pericolosità. Sulla strategia elettorale per le comunali preferisco non esprimermi e lasciare la cosa in mano alla sezione di Lugano che son sicura saprà fare gli interessi dei cittadini.

I tedeschi (e, più di tutti, i socialisti tedeschi) sulla questione fiscale sembrano intrattabili. La Svizzera è troppo piccola e troppo debole? Il suo governo è troppo incerto e troppo debole? La Svizzera ha sbagliato tutto sin dall’inizio?
LF La Svizzera non è né troppo piccola né troppo debole per imporre la sua volontà o almeno trovare degli accordi che non vadano a senso unico a favore dell’altra parte arrivando così a pagare per tutti. Il nostro Consiglio Federale – per 6/7 purtroppo di tendenza adesionista all’UE, anche se lo nega spudoratamente – deve assolutamente ricominciare a fare i nostri interessi, ad avere anche il polso fermo, siamo e dobbiamo ancora essere una nazione indipendente che fa di tutto affinché la sua popolazione stia bene. È grazie a questo nostro status che stiamo meglio di altri nel mezzo della bufera della crisi mondiale ed i nostri lavoratori, i nostri giovani, la popolazione vanno tutelati a qualsiasi prezzo!

Le grandi banche, da che parte stanno? Sono disposte a difendere quello che resta del segreto bancario? Oppure sono pronte ad alzare le braccia pur di salvarsi la pelle?
LF Mi sembra chiaro che stiano alzando le braccia per salvare la pelle, sacrificando posti di lavoro nel settore, anche perché per loro è il consolidato che conta, non importa se gli affari li facciano dalla Svizzera o dalle filiali all’estero. Inoltre non bisogna dimenticare, per quel che ci riguarda, l’ormai spietata concorrenza frontaliera anche nel settore terziario. Il ticinese ha decisamente l’acqua alla gola, se dovessero passare questi accordi molte banche di piccola-media grandezza scomparirebbero lasciando dietro di se un consistente numero di disoccupati e dubito che saranno dei locali a mantenere il posto di lavoro in questo caso.



L’ASNI ce la farà a raccogliere le firme per il referendum? Ma soprattutto: i referendisti hanno qualche chance di vincere in votazione?
LF Credo di si, siamo a buon punto. L’ASNI Ticino, membri dell’UDC TI e GUDC TI si stanno dando molto da fare con bancarelle e privatamente per raccogliere le firme che ci servono. Un’altra cosa sarà vincere la votazione. Saremo infatti ancora una volta l’unico partito contro tutti gli altri, contro Consiglio federale e Parlamento. E avremo pure contro le grandi banche, le associazioni economiche e i media. Ma certe battaglie bisogna combatterle indipendentemente dalle probabilità di vincerle, e qualche volta si hanno delle piacevoli sorprese (vedi SEE nel 1992). Una battaglia è persa in anticipo solo se si rinuncia a combattere!

Il terremoto in Giappone e il conseguente incidente nucleare di Fukushima hanno seminato il panico, generando anche reazioni di tipo irrazionale. La Svizzera deve abbandonare il nucleare?
LF La Svizzera non deve abbandonare il nucleare fintanto che l’approvvigionamento elettrico non sia assicurato da fonti alternative, MA A UN PREZZO VANTAGGIOSO. Per intanto dette fonti alternative costano molto di più del nucleare, e lo spettro di Fukushima è un pretesto abilmente sfruttato dagli ambientalisti. La Svizzera non è un paese a pericolo sismico, né tantomeno vedo molto probabile uno tsunami sul laghetto di Muzzano. La decisione di abbandonare il nucleare, è stata fatta in modo assai troppo rapido, sull’ondata emozionale del disastro a Fukushima, senza pensare ad un “piano d’uscita” che prevedesse come sopperire alla futura mancanza di energia ed è per questo motivo che il mio partito si è opposto. Anche perché attualmente l’energia alternativa copre solo il 10-15% del fabbisogno della popolazione. Siamo tutti concordi che quella nucleare non è un’energia pulita, ma prima dello Stato dev’essere il singolo a fare di più e non solo a parole. Il problema è che ci saranno, per quanto sopra esposto, ripercussioni economiche e sociali; infatti la signora Widmer-Schlumpf proprio in questi giorni ha proposto entro il 2050 la benzina a fr 5.- al litro per sopperire ai mancati introiti derivanti dall’energia. Ma un’idea del genere è un macigno per i single, le famiglie e soprattutto per chi fatica a tirare alla fine del mese. Quindi, sembra banale, ma prima di arrivare a soluzioni ancora più drastiche domandiamoci: chi spegne completamente la televisione ogni sera? Chi toglie il caricatore dalla presa dopo averlo usato? Quanti locali nelle nostre case sono illuminati? Quando facciamo la doccia, mentre ci insaponiamo, chiudiamo l’acqua? Facciamo la raccolta differenziata? Eh sì, perché sia per produrre che per distruggere usiamo energia, quindi non sprechiamola!

“Destra” è stata per molti anni una parola tabù. Oggi, direi, molto meno. Le è mai capitato di essere “messa nell’angolo”, magari sgarbatamente, e attaccata perché “reazionaria”?
LF Essere di destra non è mai stato facile, neppure oggi, ma forse come lei giustamente dice, lo è meno di un tempo. Certo che mi è capitato, a scuola dai professori (ovviamente di sinistra), dai compagni che fanno i sinistroidi con i soldi di mamma e papà (i cosiddetti radical-chic), da colleghi di altri partiti che, in modo piuttosto subdolo, si attaccano ai soliti cliché xenofoba, razzista, altri sul fatto che sono donna, giovane e di destra, ma francamente tutto ciò non mi ha scalfita neanche un po’. Sono convinta che l’UDC sia l’unico partito che abbia a cuore la Svizzera, ed è grazie a Blocher, che si diede anima e corpo per farci capire che l’UE non era che un “cavallo di Troia”, che nel 1992 rigettammo l’adesione. Di fronte al disastro europeo come non ammetterlo? Eppure c’è chi ha ancora nel programma di partito l’adesione….non c’è peggior cieco di chi non vuol vedere, non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire!

La politica è stata per lei un amore a prima vista?
LF Diciamo che ho cominciato a seguirla ad inizio liceo, grazie al mio professore di civica Luca Berta, in seguito nel 2003 ho partecipato per due edizioni di seguito alla Sessione dei Giovani, che si occupa di avvicinare i giovani tra i 14 ed i 21 anni alla politica, per entrare poi nel comitato nazionale, come responsabile per il Ticino dal 2005 al 2010. Nel 2007 l’UDC TI inviò un volantino alla popolazione della Valle Vedeggio per una riunione al ristorante la Bricola, ci andai un po’ per curiosità, ma soprattutto perché le mie idee erano quelle. A fine serata ero entrata a far parte dell’UDC TI, candidata al Gran Consiglio e qualche mese dopo anche per il Nazionale. Con l’UDC sì, è stato amore a prima vista per la sua politica chiara, concreta e lineare!