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Non sarà una 13a AVS ma una prestazione cantonale legata alla legge sull’assistenza, un aiuto sociale straordinario, una tantum che non si basa su un bisogno specifico.
È quindi improprio, parlare di 13a AVS, sia per la fonte di finanziamento – che non è l’assicurazione sociale AVS – sia per l’ammontare della prestazione (l’importo per l’anno 2012 di una rendita AVS è compreso tra un minimo di fr. 1’160 ed un massimo di fr. 2’320 al mese).
Si tratta di un aiuto sociale straordinario, finanziato da Cantone e Comuni, quindi dai contribuenti tutti.

Inoltre, la proposta è dissociata dai meccanismi del nostro sistema di prestazioni sociali armonizzate, basato sull’equità di trattamento per tutti i cittadini.
Introduce un’inammissibile disparità di trattamento con altre fasce della popolazione con difficoltà: giovani, famiglie monoparentali o numerose o con un reddito da lavoro insufficiente, beneficiari di AI, disoccupati e lavoratori e lavoratrici precari di ogni età.
E per di più crea una disparità di trattamento fra gli anziani che percepiscono la PC e quelli che non la chiedono o che superano di poco i parametri per l’accesso alla PC.

L’aiuto una tantum annuale proposto dagli iniziativisti non è correlato ad un bisogno specifico ma verrebbe distribuito come un “regalo”.
Di fatto si tratta di 100 rispettivamente 141 franchi al mese. Questa elargizione è basata su un concetto superato di aiuto sociale. Il nostro sistema sociale è fondato sui diritti sociali del cittadino, non su elargizioni a carattere caritatevole (vecchio stampo).
Un “regalo”, un contentino dal sapore elettoralistico, un intervento sociale ad annaffiatoio per i beneficiari di PC.
Essi sono già sostenuti attraverso le prestazioni complementari e altri contributi mirati a bisogni particolari.
A Lugano conosciamo bene la situazione in quanto qualche anno fa era stato proposto un aiuto simile. Anche in quell’occasione si cercava di far leva su aspetti emozionali quali il rispetto degli anziani e la riconoscenza dovuta nei loro confronti.
Tuttavia il consiglio comunale di Lugano ha saputo rispondere nella maniera giusta e cioè dicendo di no ad una proposta iniqua (la tredicesima AVS) e promuovendo invece una socialità migliore e più mirata a chi veramente ha maggiormente bisogno di aiuto.

Dopo aver effettuato uno studio proprio per capire quali fossero le fasce della società più devoli, su impulso di deversi consiglieri comunali, si è quindi chiesto il varo di un nuovo regolamento sociale che prendesse in considerazione le vere esigenze della popolazione.
Oggi ritengo che questo regolamento costituisca il fiore all’occhiello della nostra città e che sia l’emblema di una socialità giusta rivolta a chi ha vermanete bisogno.

Oggi i promotori di questa iniziativa continuano a ripetere che tutti i partiti sono contro la loro proposta per partito preso, peccato che il regolamento creato a Lugano (di cui il loro munipale continua a vantarsi) i consiglieri comunali della lega non lo hanno votato.
Questo esempio dovrebbe mostrare che approvare questa impropria 13a AVS significherebbe fare un passo indietro nella nostra socialità, aprire il varco a disparità di trattamento da un punto di vista sociale e anche fiscale.
Perché mai questa “tredicesima” dovrebbe essere fiscalmente non imponibile? Quando, per esempio, gli alimenti percepiti dal coniuge per i figli minorenni sono tassati – e giustamente! – in quanto reddito disponibile per il nucleo familiare.
Va ricordato che chi percepisce rendite pensionistiche (AVS e piccole pensioni) basse o modeste già fruisce di sgravi fiscali. L’esenzione fiscale non è conforme alla normativa tributaria (si veda parere giuridico Prof. Mahon e il rapporto di maggioranza della Commissione della gestione del Gran Consiglio).

Il nostro sistema sociale è basato su aiuti sociali atti a promuovere l’autonomia delle persone e delle famiglie (per esempio, gli assegni di prima infanzia e quelli integrativi). Per i nostri anziani che cosa vogliamo?
Che cosa si meritano? Una politica a loro favore, basata sull’intervento armonizzato dello Stato e del settore privato, che assicuri risposte socio-sanitarie in tutte le fasi della terza e della quarta età. Servono case medicalizzate, appartamenti a pigione moderate e servizi di aiuto domiciliare.
I nostri anziani meritano di essere sostenuti da una socialità equa con aiuti mirati a situazioni e bisogni specifici.
Una socialità che rispetti la loro dignità, una socialità fondata su diritti sociali conquistati dalla loro generazione, una socialità che hanno contribuito a finanziare come contribuenti durante la loro vita attiva.

Un anziano beneficiario della PC può già oggi contare per esempio sul rimborso di spese di malattia. Un aiuto nettamente più mirato e più importante anche finanziariamente di un “bonus elettoralistico” sdoganato come tredicesima.

Michele Bertini
Copresidente comitato interpartitico “Per non illudere i nostri anziani”