L’on. Marco Chiesa, capogruppo UDC in Gran Consiglio e consigliere comunale a Lugano in questa intervista, notevole per trasparenza e schiettezza, si esprime, tra l’altro, sul tormentato rapporto del suo partito con la Lega, rapporto che potremmo definire di odio-amore. Per tutti, senza eccezione, le grandi manovre in vista di Lugano 2013 sono incominciate.

L’intervista è stata realizzata dal professor Francesco De Maria.



Francesco De Maria Il presidente Pinoja ha inaugurato il suo regno mettendo un po’ di spazio tra UDC e Lega. È questo il nuovo corso del partito? Sono tutti d’accordo?

Marco Chiesa La famiglia Pinoja è tradizionalmente UDC. Al momento della sua elezione Gabriele ha giustamente voluto riaffermare i valori del nostro partito. E come dargli torto! In passato abbiamo portato avanti moltissimi temi fianco a fianco con la Lega e i suoi rappresentanti in parlamento. L’UDC ha poi favorito in maniera determinante l’elezione del secondo consigliere di Stato leghista, non presentando una lista per l’Esecutivo, e grazie alla congiunzione, l’ingresso di un secondo consigliere nazionale della Lega nel nostro gruppo alle camere federali. Senza patemi d’animo, si tratta di matematica, posso affermare che l’UDC ha dato molto al movimento di Bignasca, favorendo il cambiamento in Ticino. Purtroppo i risultati di questo investimento a oggi non sono certo brillanti, il Governicchio, per dirla alla Bignasca, è rimasto tale ed è lui il primo a scriverlo ogni domenica. Pinoja non ha mai escluso nuove e future collaborazioni comunali (dove tra l’altro il Presidente non ha competenze) e cantonali, ma rivendica con orgoglio l’identità e l’autonomia del nostro partito. Un partito che deve essere al servizio solo delle proprie idee e dei propri ideali politici.

La seconda domanda è la più cattiva, tutte le successive saranno più facili. A) L’UDC correndo da sola per il Municipio non può vincere a Lugano; B) Dunque deve fare lista con qualche altro partito; C) Che non può essere che la Lega; D) Ma, se così farà e in caso di vittoria (3 eletti), come impedire che i tre siano tre leghisti? Sono stato troppo pedestre, privo d’immaginazione? Ho trascurato qualche valida possibilità?
MC A Lugano nel 2007 abbiamo presentato una lista unica con la Lega composta da cinque leghisti e due UDC al fine di assicurare l’elezione di un secondo rappresentante in Municipio. Alessandra ed io non eravamo talmente sprovveduti da non sapere che la nostra candidatura era solo d’appoggio all’elezione di un secondo leghista. Abbiamo formalizzato per iscritto un accordo che prevedeva la garanzia della presenza di un UDC nelle commissioni e l’inserimento di alcuni nostri delegati di valore in tre consigli d’amministrazione. A questo ultimo punto dell’accordo abbiamo spontaneamente rinunciato, magari qualcuno penserà che siamo dei pazzi, ma la decisione cantonale, a mio avviso giusta, è stata quella di non partecipare alla lottizzazione partitica dei cadreghini. Per quanto attiene alle presenze nelle commissioni la Lega ci ha “gentilmente” concesso i posti di supplenti. Venendo al presente e al prossimo futuro, personalmente non escludo alcuno scenario. Qualcuno auspica una maggiore riconoscenza da parte della Lega per il contributo che abbiamo dato a Lugano, a Bellinzona e a Berna, ma personalmente non intendo farmi delle illusioni e lavorare per profilare al meglio l’UDC a Lugano. Qualcuno ipotizza una lista municipale formata da quattro persone, due leghisti e due UDC, o un accordo in vista delle elezioni del 2015. Altri infine vedono una possibile sinergia con Arealiberale. Per quel che mi riguarda ritengo che l’UDC debba preparare in tutti i casi una squadra pronta a scendere in campo da sola sia in ambito esecutivo che legislativo. Gente credibile, volenterosa pronta a mettersi al servizio della Città e dei suoi cittadini. Gente che non pensi alle cadreghe, ai consigli d’amministrazione, alle liste, alle alleanze, se sarà il caso quelle verranno da sé, ma al bene del Comune.

Il suo partito ha una notevole esperienza nel trattare con la Lega: congiunzioni, liste comuni, patti giurati… Vuole farci un piccolo consuntivo di questa abbastanza lunga storia?
MC Mi sono già fin troppo dilungato nelle risposte precedenti, illustrando la cronistoria di quella alleanza. È chiaro che molti UDC auspicano a Lugano un gesto leghista pari alla nostra rinuncia di presentare una lista per l’Esecutivo cantonale e all’accoglienza dei rappresentanti della Lega in seno all’UDC nazionale.

Sogniamo insieme. L’UDC conquista il potere a Lugano e deve fare tre cose, le più importanti, per ben amministrare la Città. Quali sceglie?
MC Sogniamo pure anche se per natura sono una persona piuttosto pragmatica. La prima in assoluto è quella di fissare un piano delle priorità. Non è possibile che la prima Città del Cantone, contravvenendo alla LOC, non abbia un piano finanziario degno di questo nome. A mio avviso stiamo navigando a vista. I progetti legati ai comparti di Cornaredo, del Campo Marzio e del Palazzo dei Congressi, ad esempio, sono talmente fumosi che risultano essere indecifrabili. Non c’è strategia nella gestione delle risorse pubbliche, non ci sono indirizzi chiari e progetti definiti. Rispondendo alla domanda, in buon ordine ci occuperemmo di progettualità, di sicurezza, vera fonte del nostro benessere, e di valorizzazione dei nuovi comuni aggregati, penso in particolare alla Valcolla. Una vostra apprezzata blogger sa quanto mi stia a cuore, come a lei, questo ultimo punto.

AreaLiberale, dopo averci pensato ben bene, ha deciso di correre alle elezioni di Lugano 2013, almeno per il Consiglio Comunale. Morisoli e i suoi non aspetteranno dunque sino al 2015, anche perché giudicano Lugano una città potenzialmente favorevole alle loro ambizioni. Secondo lei è una buona decisione? A chi AL potrà rubare dei voti?
MC Caro professore, non ne ho proprio idea. Rispetto le persone che compongono Arealiberale, alcuni di loro posso definirli degli amici, ma sento molto scetticismo attorno a questo progetto politico. Alcuni lo definiscono il Club di Morisoli. Anche la recente presa di posizione di AL sulla 13esima AVS, che ha smentito il voto contrario di Sergio in parlamento, lascia molta perplessità. Ciò che è certo è che l’arrivo di un nuovo soggetto politico non giova alla destra. La frantumazione dell’elettorato di un’area, pur piccola che sia, va appannaggio di altri. Mi auguro sinceramente che in futuro il tutto si possa ricomporre sotto un tetto comune. Magari Lugano potrebbe fungere da laboratorio in questo senso.

L’imminente elezione del nuovo presidente del PLR (Cattaneo o Michele Morisoli o Pini) potrà influire sul voto luganese?
MC A mio modo di vedere l’elezione del nuovo presidente non influirà sulle dinamiche di voto comunali. L’impasse del partito liberale radicale viene da molto più lontano e non potrà essere risolta o aggravata in pochi mesi da una sola persona. Nel PLRT pesa sempre più la difficoltà di conciliare il pensiero e la filosofia delle due ali del partito. Si tratta di due concezioni dello Stato estremamente distanti, talvolta addirittura in antitesi. L’equilibrio che ha permesso al PLRT di regnare su questo Cantone era dato dalla forza del potere, evidentemente anche quello dell’attribuzione dei posti di lavoro. Venuto a mancare questo collante e alcune figure di spicco prettamente liberali all’interno del Governo e del Parlamento, la sabbia ha fermato l’ingranaggio.

Che cosa pensa del criticatissimo PVP? È provocatorio? È emendabile? Oppure… va bene così?
MC Da parte delle autorità sarebbe supponente e irrealistico credere che tutto vada bene così. Ma ritengo pure che gridare allo scandalo e affermare che il PVP sia tutto da buttare sia fuori luogo. Vivo quotidianamente i benefici dell’apertura della galleria Vedeggio-Cassarate ma so che degli accorgimenti viari in centro città e a livello semaforico si impongono. Detto ciò, senza voler essere troppo benevolo, lasciamo un po’ di tempo a questo piano per dar prova della sua funzionalità e anche dei suoi difetti. Le reazioni di pancia, in questo caso, fanno solo molto rumore, riempiono le pagine dei giornali, ma non producono nulla di concreto.

Nell’imminente votazione per la cosiddetta “tredicesima AVS” la Lega si aspettava di essere sostenuta dall’UDC, che invece appare nettamente contraria?
MC La Lega in questa campagna è accompagnata solo da Arealiberale e dai Comunisti. Il Governo in corpore l’ha respinta, nessuno escluso. Certo chi non sostiene la 13esima AVS è raffigurato come un nemico degli anziani bisognosi e la lista di chi è contrario fa bella mostra sugli organi leghisti. Sono convinto tuttavia che a Lugano, a mezzo della revisione del regolamento sociale comunale, si sia percorsa la strada giusta e non si debba più ritornare sul solo aiuto a chi beneficia della complementare, la 13esima AVS per intenderci, convinzione rafforzata dalla perizia giuridica richiesta al prof. Mahon.(http://www.ti.ch/CAN/SegGC/comunicazioni/GC/inizpopolari/rapporti/IP110-r-magg.htm)
Peccato che in quell’occasione la Lega non abbia sostenuto questo progetto che andava a beneficio di tutti i bisognosi e gli indigenti di Lugano.

Nello spinoso “caso FoxTown” Laura Sadis ha illustrato molto chiaramente la sua posizione, che si regge su due pilastri: 1) la parità di trattamento 2) la restaurazione della legalità. Una logica “ferrea” che ha raccolto critiche anche feroci. La ministra ha sbagliato tutto? La ministra non ha sbagliato niente? Come ha fatto a mettersi in un simile pasticcio? Come finirà questa sconcertante vicenda? (faccia semplicemente una previsione)
MC Laura Sadis ha concesso l’apertura domenicale al Centro ovale di Chiasso che chiedeva di beneficiare delle stesse condizioni del Foxtown di Mendrisio. Nella mia ottica le aperture dovrebbero essere liberalizzate. Stante il rispetto di condizioni di lavoro adeguate sono contrario a che lo Stato imponga quando e quale commercio possa o meno aprire. Un imprenditore investe del suo e se ritiene, ad esempio, che l’apertura domenicale sia economicamente interessante deve poter aprire la sua attività. La concessione del DFE al Centro ovale ha portato inevitabilmente allo scontro con i sindacati che erano disposti a tollerare solo un’eccezione alla legge federale sul lavoro, quella del Foxtown. Giunti a questo punto il DFE si è ritrovato sotto scacco. O si troverà confrontato con un ricorso del Centro ovale o si innescherà una guerra con i sindacati. Cosa, la seconda, che è puntualmente accaduta addirittura tirando inopportunamente in causa la magistratura. Il piano di riflessione a questo punto cambia da quello politico a quello prettamente giuridico. Al cuore di questo problema ticinese vi è la legge federale sul lavoro e non tanto la legge sull’apertura dei negozi, oggi sui banchi del legislativo cantonale. La legge sul lavoro determina le deroghe al divieto di impiegare del personale la domenica. Bene, detto ciò alcuni si diranno, allora cambiamo la legge federale. Certo buona idea, se non fosse che l’iter di trattazione di questa modifica non è certo semplice e men che meno condiviso. Basti pensare alle recenti votazioni cantonali che intendevano allungare gli orari d’apertura dei negozi, tutte bocciate dal popolo. Come andrà a finire questo scontro tra legalità e libertà proprio non lo so. Io come altri più coinvolti di me in questa faccenda. So solo cosa desidero per il futuro del Canton Ticino, un Cantone purtroppo in sofferenza anche alla luce della concorrenza d’oltre confine, dove la liberalizzazione è già in atto.

L’ultima domanda è impropria, perché nessun intervistato vuol essere costretto a ficcare il naso nelle cose altrui. Se lei ne avesse il potere, quanti municipali PLR in carica metterebbe in lista nel 2013? Tre? Due? Uno? (Zero?)
MC Mi sta chiedendo in buona sostanza chi dei tre voglio inimicarmi, ma sinceramente non voglio cadere in questo trabocchetto. Tuttavia tutti sanno che l’anagrafe gioca un ruolo importante nelle decisioni partitiche e soprattutto personali. Nell’esecutivo comunale dunque, se non in questa legislatura nella prossima, ci dovrà essere necessariamente un cambio generazionale che non coinvolge solo il PLRT. Non c’è niente di peggio per un politico di non capire quando è ora di passare il testimone. E questo vale per tutti a tutti i livelli. E non solo in politica.

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