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Nessuna nuova legge inquadrerà in maniera più stretta l’assistenza al suicidio in Svizzera. Come il Consiglio degli Stati, anche il Nazionale si è limitato allo status quo.

Due iniziative cantonali e un’iniziativa parlamentare che chiedevano nuove basi legali sono state accantonate tacitamente. Una mozione per rinforzare la sorveglianza delle organizzazioni di aiuto al suicidio, come Exit e Dignitas, è stata respinta con 163 voti contro 11.
Il diritto attuale dunque è sufficiente. Gli abusi possono essere combattuti in maniera efficace. La legislazione garantisce inoltre il diritto all’auto determinazione, elemento determinante per tutti i gruppi parlamentari.

“Restiamo comunque in una zona grigia – ha commentato il deputato UDC Oskar Freysinger.
“Portare delle modifiche significherebbe aprire il vaso di Pandora. Il tema è troppo emotivo e personale – ha osservato, a nome della commissione, la vodese Isabelle Chevalley.
Karl Vogler, del PPD, ha fatto notare come una legislazione federale porterebbe alle organizzazioni di aiuto al suicidio una forma di cauzione statale.
Chevalley ha aggiunto che il nuovo diritto della protezione dell’adulto, che entrerà in vigore nel 2013, dovrebbe chiarire la situazione. Ogni persona capace di discernimento potrà determinare in anticipo quali trattamenti medici potrebbero esserle somministrati nel caso in cui perdesse la capacità di discernimento.

Nel 2006 circa 200 persone erano giunte in Svizzera dall’estero per un suicidio assistito. Nel 2009 erano meno della metà, ha indicato la Consigliera federale Simonetta Sommaruga. Le persone si sono rese conto che avere diritto all’assistenza di Dignitas o Exit non è così evidente, numerose condizioni devono essere osservate.