“Rivoluzioni” turistiche
Il capodicastero Turismo della città di Lugano dice in buona sostanza alla consigliera di Stato radicale: “Noi non ci faremo fregare”. E non esita a parlare di “bufala”.


Chi pensava che alla fine la contrapposizione tra gli enti turistici del Luganese e del Locarnese, appoggiati dalla Città di Lugano da un lato, e Ticino turismo e il DFE dall’altro sul futuro assetto del settore turistico si sarebbe conclusa a “tarallucci e vino” ha fatto male i conti.

Come era stato promesso, dunque, l’azione “ di rottura” dello scorso luglio, con la decisione della Destinazione Lugano e dell’ente del locarnese di non presentare candidati per il CdA di Ticino Turismo, ha avuto il seguito dovuto. Sulle rive del Ceresio si sono fatti i compiti, sviluppando un nuovo concetto d’organizzazione turistica, condividendo i principi cardine con Locarno, poi coinvolgendo il maggior numero possibile di operatori privati.

La proposta è stata presentata giovedì a Bellinzona al gruppo di lavoro tecnico per la revisione dell’organizzazione turistica cantonale, dove pare abbia trovato larga condivisione. Il Corriere del Ticino di venerdì, scrivendo sulla proposta “luganese” (la chiamiamo così per semplicità) parla di una “rivoluzione”. Non esagera poi molto. Essa prevede infatti l’implementazione di un sistema organizzativo del tipo “Botton up”, la creazione di quattro destinazioni forti cui attribuire anche i compiti di propaganda (ora improvvidamente delegati a Ticino Turismo) e le risorse corrispondenti. Le quattro destinazioni nasceranno dall’aggregazione tra gli attuali 11 enti locali, considerato come attualmente gli enti del Luganese e del Mendrisiotto già costituiscano delle destinazioni.

A livello cantonale non si prevede il nulla, nessuno peraltro ha mai perorato la sparizione totale di un organo cantonale. Si richiede, però, una struttura assai diversa dall’attuale Ticino Turismo. Si postula infatti la creazione di un’agenzia del turismo, professionalizzata e spoliticizzata. Che agisca in base a criteri di efficacia e di efficienza. Che sia centrata sui progetti e non sulla spartizione politica delle risorse nella logica, molto cantonticinese, dell’”una fetta a te ed una me”; un sistema ad innaffiatoio la cui prima vittima è l’incisività dell’azione.

I poli trainanti del settore turistico devono essere in grado di trainare davvero, quindi non devono venire ostacolati come invece vogliono, o vorrebbero, certe logiche cantonali. I marchi turistici forti, Locarno, Lugano, Ascona, che sono internazionalmente noti, vanno valorizzati e non disciolti – scelta che costituirebbe un suicidio – in un fantomatico “marchio Ticino” che, dal punto di vista turistico, non è neppure debole: è proprio inesistente.

L’agenzia cantonale, come suggerisce il nome, deve fornire delle prestazioni, professionali e qualificate, alle destinazioni che lo richiederanno. Un supporto quindi, anche importante; ma senza obbligo di farvi ricorso per cose che si saprebbero fare meglio “in casa”. Soprattutto, non una messa sotto tutela delle destinazioni o, peggio ancora, una palla al piede. E’ chiaro che si tratta di un ridimensionamento rispetto alla situazione attuale.

Di questa costruzione, schizzata per sommi capi nelle righe precedenti, una sola cosa era già presente nel documento elaborato dal gruppo tecnico condotto dal DFE: la riduzione degli 11 enti turistici locali a 4 destinazioni. Per tutto il resto, invece, il progetto di Lugano e Locarno butta all’aria i disegni cantonali centralistici. Che fra le altre elucubrazioni prevedeva la creazione di fumose strutture dai nomi fantasiosi quali TTH (Ticino Turismo Holding), TMC (Ticino marketing e communication ), SST (società per servizi turistici), con altrettanti direttori.

Per questo, il comunicato stampa che il DFE si è affrettato a diramare venerdì pomeriggio (in funzione “paramento di…”?) fa sorridere. Da un lato fa piacere che anche il Dipartimento sposi, o sembri sposare, gli indirizzi proposti; c’è però il sospetto che non li abbia ben capiti… Dall’altro, sostenere, e citiamo, che gli “orientamenti presentati (…) corrispondono in linea generale a quanto finora discusso (…) e ne completano gli indirizzi” è una bufala grande come una casa. In realtà la proposta “cucinata” a livello cantonale, centralistica e politicizzata, improntata al proseguimento, o addirittura al peggioramento, della situazione attuale, viene stravolta nell’impianto generale e pressoché in ogni suo punto.

Se il DFE si affretta a tentare di far passare la tesi, invero ridicola, che invece gli orientamenti “corrispondono” può voler dire solo una cosa, anzi due. La prima ipotesi è che, semplicemente, non abbia capito. La seconda è che non si sente in grado di opporsi alla “rivoluzione”, come la chiama il CdT, e quindi a titolo preventivo mette una gamba sul carro. Vecchia tattica.

L’importante, comunque, non è attribuire paternità, ma riformare il sistema turistico ticinese per farlo funzionare meglio e per permettere di lavorare a chi è in grado di farlo. Vale comunque la pena ricordare ai vertici del DFE, come pure a quelli di Ticino Turismo, il vecchio proverbio napoletano ripreso magistralmente da Totò: «Accà nisciuno è fesso!».

Lorenzo Quadri
Capodicastero turismo
Città di Lugano