Le minacce, naturalmente anonime, ricevute da Norman Gobbi ed indirizzate anche ai suoi familiari – il massimo della vigliaccheria – ben evidenziano il livello cui ultimamente è scaduto l’antileghismo.

Per questo possiamo ringraziare il “partito dell’odio” formato dalla sinistra in senso ampio (che non ha mai tollerato la denuncia leghista del politicamente corretto, bavaglio di comodo a tutela di politiche fallimentari in campo d’immigrazione, di stranieri e di socialità) dai moralisti a senso unico in stile Bel (?) Ticino e dall’area mediatica – vedi il plateale esempio della trasmissione Falò contro il Mattino – che ha fatto della denigrazione della Lega il proprio leitmotiv. Area mediatica che include organi d’informazione finanziati col canone radioTV, quindi con soldi pubblici.
Per costoro, il leghista è il nemico da abbattere e contro il quale ogni mezzo è legittimo.

I mezzi in questione sono sostanzialmente due. Uno è l’abuso della magistratura a scopi partitici. Nella citata trasmissione di Falò l’intenzione di continuare a percorrere tale strada è stata indicata senza possibilità di equivoci. Interessante notare che l’andazzo non è sfuggito alla Camera dei ricorsi penali, che non risulta essere un covo di beceri leghisti populisti e razzisti. In una recentissima sentenza su un reclamo di Nenad Stojanovic, la citata Corte ribadiva significativamente che compito della giustizia è sanzionare i reati e non intervenire nel dibattito politico.

Il secondo mezzo è l’utilizzo a sproposito, naturalmente con la complicità dei consueti organi d’informazione politicizzati, di strumenti quali: raccolte di firme, petizioni, pagine a pagamento sui giornali. Obiettivo: esercitare indebite pressioni partitiche o sulla giustizia (alla faccia della separazione dei poteri) o su organi istituzionali. In genere scadendo nel ridicolo, vedi ad esempio la segnalazione alla presidenza del Consiglio nazionale (come se non avesse nient’altro da fare) di un’immagine comparsa nella mia pagina facebook senza alcun intervento da parte mia che anzi l’ho fatta rimuovere: un ennesimo tentativo, malamente abortito, di fomentare sul nulla una polemica contro la Lega.

In un clima avvelenato dal “partito dell’odio” che considera il leghista come il nemico da abbattere, le minacce e le violenze fisiche sono la logica conseguenza. Quest’estate Boris Bignasca è stato malmenato in un esercizio pubblico di Locarno solo in quanto leghista, senza la minima provocazione da parte sua. Naturalmente di sanzioni ai responsabili finora nemmeno l’ombra. Altre minacce di morte erano arrivate in precedenza a Giuliano Bignasca, con tanto della realizzazione di croci “intestate”, a cui vanno aggiunti gli atti vandalici contro la sede della Lega e del Mattino. Gli scritti anonimi al direttore del Dipartimento delle istituzioni non sono nemmeno l’ultimo capitolo. Sabato mattina qualche imbecille – di sicuro non di destra – ha rotto con un sasso la vetrata della redazione del Mattinonline.

Eh già: la Lega ed il Mattino danno fastidio, rompono le uova nel paniere alla partitocrazia, denunciano l’ipocrisia politicamente corretta: per questo vanno criminalizzati, minacciati, messi costantemente sotto attacco. Nello sgrammaticato scritto minatorio a Norman Gobbi si vaneggerebbe di “cambiamenti nella linea editoriale del Mattino” che il Consigliere di Stato dovrebbe imporre (?) pena ripercussioni sui suoi familiari. Una minaccia in perfetto stile mafioso ma che ben evidenzia da un lato il livello dei nemici della Lega, dall’altro la vera natura della questione: al nostro Movimento si pretende di negare la libertà d’espressione.

Così, mentre l’avv. Paolo Bernasconi descrive come “pagliacci” i Consiglieri di Stato e “teppisti” i deputati alle Camere federali – ma lui è antileghista e quindi tutto è permesso, etico, e moralmente corretto – alla Lega arrivano condanne e minacce.

A questo punto ci si aspetterebbe una dura condanna, senza né “se” né “ma”, degli scritti minatori indirizzati a Norman Gobbi da parte di tutto l’arco costituzionale. Soprattutto da parte di quei moralisti a senso unico che non perdono occasione per riempirsi la bocca con termini quali “etica” e “degrado”. Naturalmente questo non accadrà. Come non è accaduto nei casi precedenti. Perché? Ma perché qui si parla di leghisti. Che quindi meritano le minacce e le aggressioni.

Lorenzo Quadri
Consigliere nazionale
Lega dei Ticinesi