Nel “salotto buono” di Ticinolive oggi è la volta di Franco Lazzarotto, direttore di scuola, politico e amatissimo cabarettista. Nell’intervista di Francesco De Maria Lazzarotto parla con schiettezza delle tante cose che gli interessano e delle tante cose che fa, preannunciando anche un ritorno che farà piacere a molti.

Francesco De Maria Lei di politica ne ha fatta molta, è stato anche vicepresidente del PLRT, probabilmente senza mai essere uomo “di apparato”. Con quali occhi vede oggi il suo partito e, più in generale, i partiti tradizionali?

Franco Lazzarotto Tolga pure senza tema il “probabilmente”, pur essendo io convinto della assoluta necessità di avere dei partiti politici che siano tuttavia, per le varie ideologie, chiari punti di riferimento e quindi gestiti da vere Personalità. E, finalmente, il mio partito è sulla buona strada. Starà ora al nuovo Presidente e alle sua “squadra” ricreare quelle premesse e trovare quelle strategie che permetteranno di tornare a fare Politica con la “P” maiuscola e di portare due giovani volti nuovi in Consiglio di Stato nel 2015.

Una sua “visita” ai quartieri di via Monte Boglia nel febbraio 2011 ha suscitato un certo scompiglio, accompagnato da ovvie illazioni. Vuole raccontarci com’è andata?
FL Se qualcuno mi chiede un colloquio e mi pone delle domande, soprattutto se già so di chiaramente rispondere negativamente come era stato il caso per la candidatura offertami sulla lista per il Nazionale, questo “no” lo voglio dire e motivare guardando in faccia al mio interlocutore, senza trincerarmi dietro un “non ho tempo” o dei falsi “ma”. Anche altri Amici, forse vedendomi “verde” dalla rabbia, mi hanno contattato. Ma si vede che in quella occasione la TSI aveva, come norma avrebbe dovuto essere, ben altro da fare….. e chi ben mi conosce e sa non ha certo fatto illazioni, anzi ! Anche perché il Partito l’ho sempre orgogliosamente “servito” e mai – lo dico altrettanto orgogliosamente – me ne sono servito…!

La sua provenienza politica è radicale? Ha seguito da vicino quest’ultima “corsa alla presidenza”? Lei avrebbe preferito Gabriele Gendotti? E, il 22 settembre 2012, Nicola Pini?

FL Papà Felice, sindaco di Arbedo-Castione per 24 anni e Gran Consigliere per 16, mi ha trasmesso la passionaccia per la politica e per gli ideali liberali radicali. Quelli autentici. Mi è mancato sicuramente nel momento più importante dove forse era per me più consigliabile… seguire “felice” che essere “franco”. Non ho mai fatto mistero e l’ho pure detto e scritto a chiare lettere che si imponeva un chiaro e rapido cambiamento di volti e metodi e che la mia preferenza era, in occasione della nomina presidenziale, per il più giovane dei Candidati soprattutto perché, al di là delle sue indiscusse potenzialità, il sottoscritto è da sempre e sinceramente (leggi senza calcoli al fegato e al seggio) vicino all’area giovane del partito poiché da lì, soprattutto oggi, passa la sopravvivenza (anche) del nostro partito. E mi auguro, anzi ne sono certo, che le prime scelte del nuovo Presidente, uomo abituato a decidere, a far lavorare la squadra e a parlar chiaro, lo dimostreranno in modo inequivocabile andando verso un totale rinnovamento di volti, strategie e programmi.

Una domanda sulla Lega. Lei giudica i metodi leghisti di lotta politica – mi riferisco in particolare al Mattino della Domenica – discutibili (come io stesso ho scritto), illegittimi o, come non ha esitato a dire Giancarlo Nava, “infami”?

FL La Lega è nata e ha pure subito attirato a sé un numero importante di persone politicamente e partiticamente scontente, fra i quali parecchi liberali-radicali. E se allo scoramento unisci linguaggio e metodi, discussi e sicuramente spesso discutibili, che finora mai erano stati usati in politica, il successo non sorprende certo più di tanto. Troppi purtroppo – e guardo in primis al mio partito – non si sono resi conto o non hanno voluto ammettere di aver fatto il loro tempo, di aver perso di oggettività e di credibilità, di avere il fiato e le idee corti, di aver perso completamente il contatto con la base portante e votante, con i suoi veri e seri problemi del quotidiano, ma hanno preferito, sentendosi intoccabili e insostituibili messaggeri della premiata ditta “Cementit”, rimanere incollati a poltrone sulle quali non potevano che produrre un solo e politicamente tragico fenomeno : riscaldarle e appiattirle! Così agendo, la Lega – considerata troppo presto e a torto fenomeno epocale – ha preso non solo piede, ma pure mani e capo diventando prima forza nell’Esecutivo cantonale!

Lei è un tenente colonnello dell’esercito e avrà fatto chissà quanti giorni di servizio. Com’era l’esercito svizzero trent’anni fa, e com’è oggi? Ci faccia un paragone.

FL “Se vuoi la pace, prepara la guerra” dicevano già gli antichi. Ma se il concetto di pace è fortunatamente rimasto intatto ed intoccabile nel tempo, costantemente cambia il concetto di guerra e di riflesso la struttura di un esercito che questa guerra la deve, speriamo sempre e solo, preparare. L’esercito ha, come la società, subìto costanti, importanti e inevitabili mutamenti. Talvolta ben concepiti, ben strutturati ed efficaci, altre volte – soprattutto per chi è…al fronte e non nelle segrete stanze dei bottoni – incomprensibili, affrettati e, alla resa dei conti, controproducenti. Fortunatamente, per quanti la pensano come il sottoscritto, si è mantenuto il prezioso principio dell’esercito di milizia, si è anticipata di parecchio l’età di attribuzione dei vari comandi ai quali, finalmente, si dovrebbe accedere unicamente per merito… e si è raggiunto nelle scuole di condotta un apprezzatissimo ed alto grado di preparazione e professionalità, indispensabili, soprattutto nel molto più difficile mondo d’oggi, per essere totalmente creduti e credibili!


[il Cabaret]
Parliamo del Cabaret della Svizzera Italiana, al quale ha dedicato tanti anni della sua vita. Quando e come nacque?
Il nostro mondo politico non è troppo angusto per fornire spunti sufficientemente variati e interessanti a un cabaret satirico?
In tanti anni qual è stata la caricatura più amata dal pubblico?
Lei – come i suoi colleghi di spettacolo – non ha nostalgia della scena?

FL Le faccio dono di uno scoop : il 16 marzo 2013, il Cabaret della Svizzera Italiana tornerà a calcare le scene e, altro dato importante, con la stessa, vincente formazione con la quale cinque anni fa si era congedata dal suo affezionatissimo pubblico. Il Cabaret è nato nel 1977 per iniziativa di un gruppo di amici guidati da quella che è da sempre “la sola e magica penna” del gruppo, ovvero il prof. Renato Agostinetti. Ora, è vero, siamo quasi tutti “penne bianche”, o se preferisce “volpi grigie”, ma intatti sono rimasti entusiasmo e goliardia. E in un periodo in cui i nostri politici e la nostra società offrono “ricchissimi” spunti con i quali addirittura giornalmente si potrebbe fare uno spettacolo, era impossibile rimanere silenti. Difficile dirLe quale sia stata la caricatura più amata poiché i miei colleghi attori sempre hanno magistralmente riproposto sulla scena sia le figure dei “giganti” che quelle dei “nani” dalla nostra politica. Quello che so per certo è che ad arrabbiarsi sono sempre stati unicamente coloro che, pur sognandolo ed attendendolo, mai sono stati presi in considerazione dal nostro autore…

[la scuola]
Lei dirige la scuola media di Biasca. Qual è la sua materia specifica d’insegnamento?

Dopo tanti anni al fronte, e magari qualche delusione, la sua motivazione è ancora intatta?

A trent’anni dalla sua fondazione, possiamo dire che la scuola media unica è stata un successo?

Oggi molti parlano di “necessaria riforma”. Ma che cosa, concretamente, bisognerebbe cambiare?

Che cosa dicono i suoi docenti del taglio salariale del 2%? Sono pronti a scioperare il 5 dicembre?

FL Il sottoscritto è stato per 25 anni docente di francese iniziando la sua carriera a Biasca dall’allora Ginnasio per poi passare alla Scuola Media con, inizialmente, preziose e indimenticabili esperienze anche nel settore professionale. Da una quindicina d’anni dirigo la Scuola Media del Borgo e Le posso garantire che entusiasmo e voglia di lottare sono rimasti intatti. Guai, soprattutto in un ambiente formativo, se così sempre non fosse! La scuola, come la società, è profondamente cambiata e l’istituzione stenta parecchio – per motivi in parte anche comprensibili stante la sua ampiezza – a rimanere al passo con i tempi. Ma una cosa va detta chiara e forte : alla scuola di oggi viene chiesto decisamente troppo e noi non ce la facciamo più. Facile allora capire il perché delle reazioni a certe misure che si vorrebbero politicamente prendere. Il verbo oggi più gettonato è “delegare”! Alla scuola si è praticamente delegato tutto. Noi siamo responsabili, oltre che della trasmissione del “normale e istituzionale sapere”, di tutti i più svariati tipi di “educazione” : visiva, fisica, alimentare, religiosa, sessuale, alla cittadinanza, fumo, droghe, alcool… Siamo insomma responsabili di tutto, e lo dico con totale riverenza : dalla bistecca al Dio! Certo, può anche essere gratificante sentirsi dire, e capita sempre più spesso, da un genitore : “non so più cosa fare”, “faccia Lei”…, ma può anche diventare logorante soprattutto quando, oltre ad essersi parecchio impegnata – pur commettendo a volte, da umani, degli errori – la scuola viene accusata di immobilismo, di poca trasparenza o, peggio, di insensibilità! Questo fa male, molto male o ogni tanto porta anche a momenti di scoramento! Ma poi la gioia di vivere e operare con e per questa bellissima gioventù lascia subito spazio a rinnovate energie e a nuova progettualità. E, segnale molto positivo, le nuove leve che stanno gradatamente e in buon numero prendendo il nostro posto, promettono molto bene ! Speriamo vengano messe in condizione, anche attraverso le imminenti quanto importanti riforme – Harmos in primis – di veramente poter… far scuola !

Ci descriva la sua “patria d’adozione”, che è Biasca. Un borgo del quale non si parla moltissimo. Com’è composta la società biaschese? Come si configura la politica locale?

FL Biasca non può essere descritta, Biasca va vissuta! E poiché diretta, generosa, sanguigna e… unica, la sento – essendo pure io così – totalmente “mia”! Biasca mi ha, come Lei ben dice, adottato in modo eccezionale e completo ed io ho quindi cercato in questi ormai quasi quarant’anni di presenza nel Borgo di ripagare questa fiducia e questa considerazione con un lavoro entusiasta, puntuale ed empatico sia come docente e direttore – e quindi in primis vicinissimo alla nostra bella gioventù – sia come giudice di pace. Sulla politica locale, se mi esprimessi sarei comunque ritenuto di parte poiché in occasione delle ultime elezioni comunali la mia “dolce metà” si è ritrovata…..a sorpresa (un pochino mia e totale sua) nella stanza dei bottoni! Questo non vuol dire che me ne starò sempre zitto, – cosa per me parecchio difficile – ma avrò almeno il grande vantaggio – come si dice nel magnifico dialetto biaschese – “da tüpà prima in cà!”

Lei è tipicamente un uomo attivo, che ha fatto e fa moltissime cose. Non ha mai buttato via il suo tempo? Se sì, come?

FL L’unico tempo mal speso in una Vita è quello che si riserva alle cattiverie, alle gelosie e alle angherie. Sono allora orgoglioso di poter dire che nella mia pur intensissima Vita non ho mai perso un solo secondo!