Oggi i movimenti indipendentisti sono sempre più liberali e sempre meno nazionalisti, sempre più improntati al dialogo e sempre meno preda di logiche populiste e demagogiche.
(Carlo Lottieri)

Nel suo blog sul portale del quotidiano Il Giornale, Carlo Lottieri commenta l’intervista a Rivo Cortonesi rilasciata a Ticinolive il 27 ottobre – vedi correlati – e parla del Congresso Interlibertarians 2012, che si terrà il 24 e 25 novembre nella sala multiuso di Paradiso, al quale lui stesso interverrà come relatore.

Qui di seguito alcuni passaggi del suo articolo.
“Si terrà nuovamente a Lugano, il 24 e il 25 novembre, la riunione dei movimenti politici e dei gruppi di iniziativa culturale d’ispirazione libertaria provenienti da vari Paesi che ovunque cercano di promuovere le ragioni della proprietà privata, del mercato e della concorrenza, contro un potere statale sempre più invadente e oppressivo.
… Anche stavolta l’animatore è Rivo Cortonesi, un ticinese di origini senesi … Cortonesi da tempo si batte per convincere i propri concittadini elvetici, e non solo, sulla necessità di sposare le tesi della scuola austriaca dell’economia e della concorrenza istituzionale, valorizzando una tradizione che anche in Svizzera, purtroppo, da tempo sta arretrando.
La riunione di quest’anno, intitolata “Libertarians in the political arena. How can libertarians gather consensus to influence or change the existing state institutions?”, vuole proprio creare un momento di confronto all’interno del militantismo liberale e libertario, anche con l’obiettivo di valutare azioni coordinate su scala internazionale.

… Taluni libertari ritengono prioritaria un’opera di azione culturale e altri giudicano ormai opportuno far nascere iniziative imprenditoriali che traducano in realtà concrete (città libere, monete private ecc.) le tesi più care a questi innamorati della libertà.
Nell’ambito politico, vi è poi chi ritiene necessario dare vita a partiti politici di cristallina ispirazione libertaria e chi, al contrario, giudica assai più saggio entrare in partiti non propriamente libertari, condizionandone l’azione.

In America – dove il movimento libertario è più consolidato e forte che altrove – tutte queste strategie sono perseguite, da soggetti diversi, al tempo stesso.
E così abbiamo gruppi intellettuali che fanno una pura promozione delle idee (come il Mises Institute e molti altri think-tank di analoga ispirazione) e altri che invece cercano di condizionare maggiormente la vita politica (il Cato Institute in particolare), politici che militano nel Libertarian Party (Gary Johnson) e altri che hanno fatto sviluppare un forte movimento libertario all’interno del GOP (Ron Paul), intraprendenti innovatori che hanno provato a sconfiggere il monopolio monetario (Bernard von NotHaus e il suo Liberty Dollar) e altri che vanno progettando la costruzione di città private nelle acque extra-territoriali (Patri Friedman) o in aree ottenute per via contrattuale da qualche Stato, come si è tentato di fare recentemente in Honduras.
… Vi è poi, naturalmente, chi insiste sulla necessità di fare tutto il possibile per sostenere i processi disgregativi degli Stati nazionali, appoggiando ogni movimento secessionista – purché di carattere pacifico – e favorendo quindi una moltiplicazione delle giurisdizioni che riduca il parassitismo e ampli la possibilità di scelta per tutti e crei un’ampia concorrenza istituzionale.
Non è un caso, tra l’altro, che oggi i movimenti indipendentisti siano sempre più liberali e sempre meno nazionalisti, sempre più improntati al dialogo e sempre meno preda di logiche populiste e demagogiche.

A Lugano si discuterà di questo e di tanto altro. Nella speranza di contribuire a costruire un’Europa e un mondo un poco più liberi.”