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Malgrado il suo territorio limitato – 11’000 km2 – e la sua popolazione contenuta, l’Emirato del Qatar riesce progressivamente a prendere la leadership nel mondo arabo, finanziando le più estreme politiche islamiste.
Estratti da un’analisi del portale d’informazione Atlantico.fr
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“L’ultima visita dell’emiro Hamad Ibn Khalifa al-Thani nella Striscia di Gaza e il manifesto sostegno a Hamas (400 milioni di dollari) mostrano la strategia del Qatar : prendere la leadership del mondo arabo sostenendo sistematicamente gli elementi politici più estremisti. Uno “smart power” che inizia a suscitare inquietudine in Europa e negli Stati Uniti.
Proprietario del canale televisivo al Jazeera, governato da una famiglia reale che ha potere di decisione e un margine di manovra quasi illimitati, il piccolo Emirato ha vinto la scommessa di esistere sulla scena internazionale moltiplicando le acquisizioni, i partenariati industriali e gli investimenti nei settori più diversi.
Paese tutt’altro che democratico, nell’ambito diplomatico il Qatar si è ingaggiato in una strategia che innanzitutto consiste nell’esistere di fronte all’Arabia saudita, il suo grande rivale.

La sua diplomazia si è manifestata in maniera spettacolare durante la crisi libica del 2011, convincendo la Nato a intervenire fornendo un aiuto a terra grazie a contingenti militari di diverse migliaia di soldati, presenti nel paese ben prima della caduta di Muammar Gheddafi.
Il ruolo di questi uomini, senza nulla togliere alle loro abilità militari, era soprattutto quello di comperare a suon di milioni di dollari le tribù reticenti e a distribuire armi di fabbricazione occidentale.
Sin dall’inizio del suo intervento in Libia, con sconcerto del neo-costituito Consiglio nazionale libico e degli esperti militari francesi, il Qatar aveva scelto di privilegiare gli elementi salafisti.
Oggi l’azione del Qatar si dirige in direzione della zona del Sahel, verso i movimenti di ispirazione islamista quali Ansar el-Din, al Qaeda nel Maghreb islamico e il Mujao, il Movimento per l’unione e il djihad nell’Africa dell’ovest e questo sotto gli occhi di tutti.
A suscitare la preoccupazione di Washington c’è anche lo scenario della Siria. Il timore è che le armi e i finanziamenti di Arabia saudita e Qatar fatti pervenire ai ribelli siriani con la collaborazione degli Stati Uniti, finiscano nelle mani dei guerriglieri islamici.”