Quanto sta avvenendo sulla piazza finanziaria comincia a preoccupare anche i politici : i recenti atti parlamentari presentati a Berna e a Bellinzona lo confermano.

Per la Svizzera le sfide si sviluppano principalmente su due fronti.
Da una parte, vi sono infatti in atto delle importanti ristrutturazioni a livello internazionale, legate anche agli effetti della crisi finanziaria e all’introduzione di maggiori e più rigide regolamentazioni, che hanno portato diversi istituti a dei veri e propri riorientamenti strategici.
Secondo l’agenzia Reuters, le 29 maggiori banche internazionali avrebbero soppresso negli ultimi due anni circa 160’000 posti di lavoro (per UBS il totale dei due anni è di 13’500 e per il CS si arriva a 3’500). Questo trend, che non si esaurirà molto velocemente, ha investito anche istituti di diversa dimensione come pure il “retail banking”, soprattutto in quei paesi dove si è verificato un marcato rallentamento della dinamica congiunturale.
Pertanto, la perdita reale di posti di lavoro è ben più elevata della stima Reuters circoscritta ai 29 grandi gruppi.

Dall’altra parte, la Svizzera deve far fronte alla guerra economica sferrata da alcuni paesi e organismi sovranazionali contro la sua piazza finanziaria, divenuta anche un’allettante preda per gli ingordi appetiti di nazioni dalle finanze disastrate.
Agli attacchi provenienti da Stati Uniti, Unione Europea, OCSE, G20 (con quale legittimità?) sappiamo purtroppo bene come ha reagito il nostro Consiglio Federale. In una situazione oggettivamente difficile, ha spesse volte ceduto in malo modo e molto velocemente a pressioni e ricatti, al punto da mettere a repentaglio la nostra sovranità, le nostre specificità e le condizioni quadro che hanno contribuito a generare un diffuso benessere negli anni.

In questa situazione, anche i partiti politici hanno evidentemente delle responsabilità. Chi dando un’adesione a largo spettro alla “Weissgeldstrategie”, come se finora tutto fosse stato sporco e disonesto; chi chiedendo l’abolizione del segreto bancario –ossia la protezione della sfera privata che, è sempre bene ricordarlo, non concerne solo l’ambito finanziario- e pretendendo lo scambio automatico d’informazioni.
Una cosa è chiara: se si cancellano le condizioni quadro e le specificità che permettono ad un paese di sviluppare e rafforzare certi segmenti d’attività, quest’ultima diminuisce inesorabilmente e con essa anche la sua occupazione.
Non facciamoci inoltre troppe illusioni per il futuro, poiché non è scontato riorientare il tutto in breve tempo e neppure v’è la garanzia del risultato.
E allora, a chi tardivamente parla di difesa dei posti di lavoro anche per il settore bancario e parabancario bisogna ricordarle, pubblicamente, queste cose.

Saverio Lurati, presidente cantonale del Partito socialista, venerdì scorso su questo giornale (Corriere del Ticino, ndr)ha attaccato Fabio Poma, competente operatore della piazza finanziaria ticinese.
Lurati fa la sua disamina della situazione, ribadendo la validità della strategia del denaro pulito e via discorrendo.
Posizioni legittime, che ben conosciamo, così come sappiamo che alle Camere federali ancora recentemente, lo scorso 27 settembre, esponenti del PS hanno chiesto lo scambio automatico d’informazioni e addirittura il rispetto della sovranità fiscale degli altri paesi (della nostra invece, per certi signori, si può fare strame).

I socialisti non si scollano dalle loro posizioni (secolari) e ora tardivamente si ergono a difesa dei posti di lavoro del settore bancario, ma lo fanno in modo contraddittorio, sostenendo parallelamente misure volte a smantellare, almeno parzialmente, lo stesso settore.
Capisco che il tema dell’occupazione bancaria sia divenuto politicamente caldo (anche i bancari e i parabancari votano), per cui bisogna marcar presenza, oltretutto dopo che per anni il PS ha letteralmente snobbato il settore, continuando criticare e a combattere alcune condizioni quadro necessarie per sviluppare e potenziare la piazza finanziaria.
Però, non si può fare il gioco del doppio binario, perché sono a rischio migliaia di posti di lavoro , con tutte le conseguenze per le persone coinvolte e lo loro famiglie, come pure per le casse dello Stato e per l’intera economia del paese.
È bene ribadirlo agli apparentemente smemorati attori della politica che, con un guizzo di solidarietà con gli impiegati del settore bancario, sperano di guadagnare terreno senza rimettere in discussione le loro posizioni sul ruolo della piazza finanziaria per l’economia del paese.

Iris Canonica