Si è tenuta oggi 26 novembre alla Casa del Popolo di Bellinzona l’annunciata conferenza stampa di Bel Ticino. Per l’associazione erano presenti il presidente avv. Marco Mona, il vicepresidente prof. Giancarlo Nava e il dottor Giorgio Noseda.

Sull’incontro riferiremo. Ecco, per incominciare, l’intervento del dr. Noseda.


Siamo riuniti oggi per discutere pubblicamente dello stile violento e addirittura brutale usato dal Mattino della domenica, il giornale della Lega dei ticinesi. Ognuno di noi ha delle opinioni e un modo di vedere la società che possono essere anche molto divergenti. In una democrazia matura sono sacrosanti i diritti di critica, di dissenso, che devono però essere espressi in maniera corretta e civile.

Chi è insicuro o povero di argomentazioni tende ad alzare la voce, a sovrapporsi all’altro, a troncargli di netto la parola, senza mai avere la pazienza di ascoltare fino in fondo il ragionamento dell’altro. Quante assurdità e ingiustizie sono state avallate, nelle grandi vicende storiche ma anche nelle più modeste esperienze personali, attraverso la brutalità dell’attacco. C’è però un altro elemento da considerare: la violenza non è sinonimo di forza, ma é spesso lo specchio di debolezze, complessi, rancori, problemi personali non risolti. Ci porta all’uomo primitivo che è in noi, agli istinti animaleschi che solo l’educazione è riuscito a controllare e incanalare.

Compito di un giornale politico è presentare argomenti e problemi e, con l’aiuto del ragionamento, formare nei lettori un’opinione documentata e il più possibile completa, che tiene conto dell’opinione di chi la pensa diversamente da noi, riconoscendone sempre il valore. Attaccare qualcuno con brutalità, vuol dire svalutarlo, farlo sentire erroneamente non degno, stupido, inferiore.

Un giornale politico può naturalmente anche dare spazio alla satira, che va però espressa con l’ironia che, per definizione é la presa in giro leggera, che sfiora, punzecchia e non certo esercitata con il randello o la clava dei selvaggi. L’attacco feroce violenta le persone, incute paura, mette a tacere, causa sofferenza e destabilizza. Chi è attaccato è così terrorizzato da non aver la forza di rispondere adeguatamente e con prontezza. Lascia “la vittima”, la chiamo proprio così, senza fiato. Evidentemente non è satira la testa mozzata di Paolo Bernasconi in un lago di sangue, oppure gli auguri di morte allo scrittore Giovanni Orelli o a Dick Marty. Tagliare la testa vuol dire togliere all’uomo il pensiero, e (per fortuna solo metaforicamente) la vita.

La continua e implacabile aggressione ricorda, da noi, le furibonde lotte dell’800 quando conservatori e liberali si prendevano a fucilate, oppure i conflitti tribali, avvenuti fra gli Hutu e i Tutsi nel Ruanda Burundi oppure gli scontri civili in corso in Africa e nel vicino Oriente. Insomma sono guerre, anche se questa è combattuta senza armi materiali
Non dimentichiamoci che con questi metodi, all’inizio solo psicologici, poi sappiamo come è andata a finire, fu dato inizio, negli anni 30 e 40 alla campagna contro i Rom, gli omosessuali e gli ebrei, che portarono alla tragedia dell’Olocausto. Metodi che sono alla base di forme di bullismo, di hooliganismo, come le spedizione punitive contro i bersagli più diversi. Forme di sottile annientamento, e non stiamo esagerando.

Potrei toccare molti temi, sui quali si è accanito il Mattino della domenica, ma mi limito a alcuni legati alla mia esperienza di medico e di primario. Innanzitutto i frontalieri, oggetto di feroci attacchi e contro i quali il Mattino ha proposto di erigere un muro a Sud del nostro Cantone. Ricordo che circa il 40% degli infermieri ospedalieri (come pure delle case per anziani o centri sociali) sono frontalieri. Ho lavorato con molti di essi, indispensabili al buon funzionamento della nostra sanità, apprezzandone le qualità umane e professionali. Senza di loro potremmo chiudere tutti gli Ospedali , le Cliniche, le Case per anziani e altre strutture sociali del nostro Cantone.

Ricordo pure l’atteggiamento di razzismo contro i neri. Esclusione perché la pelle è diversa. Hanno collaborato con me alcuni infermieri di colore Nella mia esperienza tutti molto bravi e dediti con amore alla cura delle sofferenze del prossimo. (Ricordo pure che molti frontalieri prestano la loro opera per imprese di costruzioni).

E infine anche il tema degli asilanti. Quanti ne ho curati, che venivano ad esempio dai Paesi dell’ex-Jugoslavia, dal Kosovo e da altre regioni del mondo. Persone inermi, sofferenti, che avevano perso i loro famigliari, le loro case, i loro averi, il loro paese e che ci hanno ispirato empatia, compassione, generosità e solidarietà.

Aggiungo che una critica politica, se vuol essere costruttiva e non solo distruttiva, deve non solo dissentire, ma anche riconoscere ciò che di buono viene fatto. È inaccettabile l’attacco settimanale violento e brutale contro la classe politica svizzera e in particolare ticinese, dipinte in modo caricaturale, grottesco, diffamatorio e accusate di inettitudine.

Sarebbe invece giusto e doveroso anche riconoscere gli sforzi profusi per migliorare il Paese e considerare le conquiste nel campo sociale, sanitario, della ricerca e della formazione, della sicurezza. Si devono, ci mancherebbe, esprimere eventualmente giuste critiche, che possono stimolare a cambiare direzione, a migliorare, a mettere a meglio a fuoco le varie questioni. Ma la distruzione sistematica è inaccettabile. Agli occhi dei nostri Confederati tutto questo appare come un teatro tragicomico. Siamo passati dal vecchio cliché delle zoccolette e del boccalino a quello nuovo di paese litigioso, inetto, incapace di risolvere i suoi problemi.

Vorrei invece sottolineare con forza che vi è un altro Ticino. Negli ultimi anni ad esempio è fatto molto per lo sviluppo di un Ticino della conoscenza, della ricerca, dell’innovazione e della creatività con l’apertura delle Scuole universitarie USI e SUPSI, del Centro Svizzero di Calcolo, degli Istituti di Ricerca (IRB e IOR) di Bellinzona, di alcuni reparti ospedalieri di fama nazionale e internazionale, come lo IOSI e il Cardiocentro, di alcune piccole e medie imprese di assoluto valore. E esiste un Cantone della vicinanza e della solidarietà.

Pascal ha detto: “Tutte le luci della verità purtroppo poco possono per arrestare la violenza. Ma tutti gli sforzi della violenza non indeboliscono la verità, anzi, la rafforzano”

dottor Giorgio Noseda