L’intervento di Lara Filippini alla celebrazione di Bienne (2 dicembre)
A vent’anni dal NO svizzero allo Spazio Economico Europeo



Care amiche, cari amici,

Oggi ci troviamo qui noi tutti per festeggiare i 20 anni del NO all’adesione dell’allora Spazio Economico Europeo. Ero una bambina all’epoca e di certo non potevo capire l’importanza di questa votazione, ma ancora oggi non c’è giorno che passi senza che io ringrazi la lungimiranza del 50.3% del popolo svizzero che calò nell’urna il proprio NO. Per costruire questo castello di carta, che avrebbe aperto la via dell’adesione all’UE, si è voluto dimenticare passato e storia di ogni Stato. Ma perché rinunciare a tutto questo? Per mettere in mano le nostre vite a una piccola oligarchia che vuole governarci, come fossimo marionette?

Una mera illusione questa, che partiti come quello socialista, continuano a volerci propinare come la medicina amara ma indispensabile. Il bambino non la vuol prendere, ma si vuole obbligarlo a ingoiarla, accecati anche di fronte allo scempio attuale peraltro sotto gli occhi di tutti. In questo caso non c’è ovviamente peggior cieco di chi non vuol vedere la realtà dei fatti; siamo fortunati a poter vivere ancora in una nazione libera, indipendente, neutrale, liberi di scegliere in ogni campo della vita il nostro destino grazie a referendum e iniziative popolari.

Penso che la democrazia diretta sia un principio cardine della nostra vita e mi riesce francamente difficile pensare che la sinistra voglia sottometterci a un giogo, sotto il quale non avremmo più diritto di esprimerci, di scegliere democraticamente ciò che per noi è giusto o sbagliato, messi sotto tutela perché incapaci di intendere e di volere. Stanno cercando di terrorizzarci finché non ci piegheremo al loro volere e non perché abbiano particolarmente a cuore che la Svizzera sia nell’Unione Europea. No, vogliono solo spillarci soldi per dare un po’ di ossigeno a questo enorme marasma che hanno creato del quale gli accordi bilaterali – che hanno stabilito, fra l’altro, la libera circolazione delle persone – e il Trattato di Schengen, che ha sancito quella dei criminali, sono stati la drammatica conseguenza.

In Ticino ci troviamo confrontati con molti problemi derivanti dagli Accordi bilaterali, in particolar modo a quelli legati alla libera circolazione delle persone, che ha messo in ginocchio noi giovani ticinesi nell’accesso al mercato lavoro. Famosa, tanto da arrivare sino al New York Times, è stata la nostra campagna “Balairatt” che voleva denunciare attraverso un modo di dire dialettale – Quando il gatto non c’è i topi ballano – la totale mancanza di capacità da parte della maggioranza dei partiti ticinesi di difendere i nostri posti di lavoro.

A novembre 2010, quando lanciammo la campagna, i frontalieri erano 48’500, mentre ora, dicembre 2012, sfioriamo le 55’789 unità. Dovremo arrivare a 60’000 frontalieri prima di porre un freno? Una volta il frontalierato manteneva un giusto equilibrio, perché andava a riempire quei settori per i quali noi non abbiamo le scuole di formazione e il tasso di disoccupazione era relativamente basso. Caduti i contingenti, abbiamo cominciato ad assistere a questo aumento di frontalieri e a una diminuzione delle paghe. L’italiano può permettersi di accettare anche un salario più basso, in quanto il cambio euro/franco è assai vantaggioso, ma un ragazzo o una ragazza ticinese difficilmente potrà accettarlo, in quanto la vita da noi in confronto all’Italia è più cara e non si può far fronte alle spese con una paga da frontaliere.

Eppure al peggio non c’è mai fine: proprio in questi giorni il governo ticinese, si è svegliato, come se avesse scoperto l’acqua calda, sostenendo in una conferenza stampa che i salari in Ticino si stanno abbassando sempre di più; e con l’Italia non c’è dialogo, perché non esiste reciprocità; infatti, il governo italiano ha il vizietto di pretendere e non fare mai la propria parte in qualsiasi questione!

Oltre a una maggiore disoccupazione perché non esiste più l’obbligo della priorità alla manodopera locale, dobbiamo subire anche una maggiore criminalità e i dati purtroppo parlano chiaro; se l’ambasciatore dell’Unione europea pensa di metterci paura facendo la voce grossa, si sbaglia di grosso! Anzi, gli dò assolutamente ragione, i bilaterali come sono ora non vanno più bene, bisogna sedersi a un tavolo e rivedere punto per punto questi accordi, perché ora di finirla che la Svizzera dia e non riceva mai niente in ritorno.

Dobbiamo preservare il nostro paese per noi giovani, per tutti i 40enni e 50enni che devono potersi reinserire nel mondo del lavoro, e per i nostri anziani che hanno fatto grande il nostro paese; lo dobbiamo soprattutto a loro, perché se noi stiamo ancora relativamente bene è solo grazie alle forti fondamenta che loro hanno costruito, e che ancora ci sostengono. Per il mio, il nostro futuro, voglio una Svizzera ancora libera, indipendente e veramente neutrale, dove la voce del popolo sia sempre sovrana e non sottomessa a un potere di menti scarsamente illuminate.

Voglio una Svizzera dove i giovani possano ancora trovare lavoro e non dover emigrare all’estero, perché il lavoro a casa nostra c’è, ma va difeso e protetto per le future generazioni. Voglio un paese dove ci possiamo sentire sicuri, dove la criminalità, viene fermata con puntuali controlli al confine, non in giro per il paese a casaccio, dove la polizia sia sostenuta nel proteggerci e con un esercito forte e compatto, pronto a difendere la nostra gente in caso di bisogno.

Voglio un paese e un Consiglio Federale che ci difenda dall’ingerenza straniera e non che chieda scusa perché decidiamo di esser padroni a casa nostra; che non firmi trattati internazionali che non siano a nostro vantaggio e che abbia a cuore la nostra amata patria; vorrei vedere anche gli altri consiglieri federali far questo e non solo Ueli Maurer.

Io AMO la Svizzera e ogni mio atto, sia da normale cittadina o da deputata, è volto a proteggere la mia patria, i miei concittadini, in particolare i giovani, che sono coloro che devono poter vedere ancora un futuro in questo paese. Per questi motivi mi batterò sempre contro un’adesione all’Unione Europea.

Lara Filippini, granconsigliera UDC