Il 18 maggio 1984 non fu un giorno qualunque, perché in quel giorno i licei scioperarono. Anche il mio. La ragione specifica di quello sciopero nessuno me la seppe spiegare e oggi meno che mai, a distanza di molti anni, la conosco. Il fenomeno in sé fu abbastanza insignificante (due o tre ore di astensione nel pomeriggio). I ragazzi erano contenti come pasque. Ma il capo del Dipartimento, che era allora l’on. Carlo Speziali, la prese male, come fosse un delitto di lesa maestà. Poiché i dipendenti pubblici, a suo avviso (ma si era munito di solidi pareri legali), non avevano il diritto di scioperare, egli volle infliggere un ammonimento ai docenti “ribelli”, che non erano ovviamente tutti i docenti. Sanzione poco più che simbolica che i professori, e i loro sindacati, non si sognarono di accettare. La cosa finì per avvocati, su su sino al Tribunale Federale. Che diede ragione al punitivo Speziali, e i docenti si beccarono l’ammonimento, alcuni vantandosene.


Questi tweet – debbo ammetterlo – non sono veri tweet, ossequiosi della legge dei 140 caratteri. Sono un ibrido, un puro tentativo di chiarire, innanzitutto a me stesso, le caratteristiche e le implicazioni di un quadro politico sfuggente, ambiguo e liquido, nell’imminenza di una verifica elettorale cruciale. Ma voglio impormi una sfida. Entro domani sera scriverò 7 autentici tweet senza barare sul numero dei caratteri. Se fallirò, pagherò da bere a tutti.