Molti sono gli spunti offerti dalle differite elezioni luganesi del 14 aprile 2013. Dalla discesa in campo di membri (o ex membri) del governo cantonale, allo scatto d’orgoglio e al senso di responsabilità di Giorgio Giudici, alla rinuncia di Erasmo Pelli, al duello Jelmini-Denti in casa PPD, alla première di AreaLiberale, ad altro ancora.

Il mio articolo odierno sarà però tutto intessuto di ipotesi e dubbi, e non arriverà a una conclusione precisa. Il PLR rischia moltissimo, al punto che una sconfitta a Lugano potrebbe segnarne il netto declino dopo decenni di vasto potere. Anche la giovane presidenza Cattaneo, che qualche speranza ha pur offerto, ne sarebbe dolorosamente colpita. ReGiorgio coraggiosamente e generosamente ha risposto sì (la voglia di lasciare dev’essere stata tanta). Per l’ennesima volta egli scenderà in campo a battersi, ma questa volta sarà più difficile e la lotta molto più incerta.

La prima candidata a lanciarsi nella campagna è stata Giovanna Masoni Brenni, municipale uscente e capodicastero Cultura, che crea il suo “Tavolo della crisi” e vi fa sedere – accanto a Cotti, Tognola e Robbiani – due “stelle” dell’anti-leghismo quali Paolo Bernasconi (l’ineguagliabile) e Alberto di Stefano (quest’ultimo non ha esitato, a suo tempo, con mossa scenografica e plateale, a denunciare il Consiglio di Stato per la faccenda dei ristorni negati o meglio sospesi).

La prima cosa, da dire, è che non si tratta di una decisione frettolosa o avventata, di un “colpo di testa”. Chi pensa questo non conosce affatto Giovanna. Le seconda cosa, da fare, è manifestare – se non perplessità – una moderata sorpresa. Perché questa mossa inattesa? La risposta più semplice è probabilmente la migliore. Perché lo scontro fondamentale si svolgerà tra PLR e Lega, e dunque la linea più duramente anti-leghista dovrebbe essere la più pagante. Dopo tutto Giovanna è vittima, da anni, di beffardi attacchi leghisti (“principessa sul pisello”, “guttaLAC”, “museo delle carabattole”). Come lei, e più di lei, lo sono stati sua sorella e suo padre (qui però in splendida compagnia di una vasta coorte Regional-sinistroide). Logica cartesiana.

Sulla sua pagina Facebook Giovanna si lancia in un’esortazione che non può non suscitare consenso e scrive testualmente: “Qualcuno (sarò io? Impossibile, non sono così importante) sembra convinto ancora oggi che gli steccati debbano essere più alti e grandi dei problemi più grandi. Io no! Di fronte a problemi grandi, e quello che la nostra piazza finanziaria e le persone coinvolte oggi vivono è enorme, gli steccati sono un lusso e un retaggio ottocentesco, da superare”. L’Ottocento è ai miei occhi un secolo mediocre, io studio e amo il Medioevo. Ma, Giovanna, se io penso bianco e “lui” pensa nero (faccio per dire), è giusto dire che ci separa “uno steccato”? Non sarebbe più calzante ammettere che ci separano le nostre idee? Le persone hanno un volto, un pensiero, una parte politica; princípi, azioni e relazioni. Per distinguere certe persone da altre non serve uno steccato, possiamo tranquillamente risparmiare il legno.

Il tentativo di Giovanna d’Arco è audace e (nel miglior senso possibile) spregiudicato, adatto a una donna dalle convinzioni forti in quel suo aspetto giovane e simpatico, quasi sbarazzino. A mio avviso può riuscire, soprattutto se attorno a lei si costituisce un fronte di gente “che non ne può più”, che dopo 22 anni pensa che sia il momento di (tentare di) fermare la Lega, questa autentica disgrazia del nostro piccolo mondo (dicono loro, io non mi pronuncio). Questo è, anche, Belticino-Pensiero allo stato puro. Se Giovanna, che sta eseguendo un’incontestabile “apertura a sinistra”, si troverà nella condizione di non doversi limitare al sostegno di quella parte politica (che la sua candidata ce l’ha, e che candidata!), conservando accanto a sé altre forze più tradizionalmente liberali, allora potrà vincere. Per finire bisogna anche dire che Giovanna non è uguale a Marina, nel caso presente non è sensato ragionare in termini “familiari”.

Per la “battaglia del secolo” (il Ticino è il paese dell’iperbole, l’ha scritto Francesco Chiesa) gli scenari sono numerosi, frastagliati e sfuggenti. Io quest’oggi ne voglio considerare due soli, e non affermo che siano i più probabili. Io non lo so, nessuno lo sa.

Scenario A. Giovanna supera il semi-eterno Sindaco (al quale tutti debbono rendere onore) e il PLR perde il terzo seggio a favore della Lega. Questo è lo scenario di un’autentica vittoria di Pirro. Per il partito è un’umiliazione e un dramma. Il sindacato va a Borradori, Giudici lascia, entra Badaracco o Bertini. Nonostante la vittoria personale, questo scenario è cattivo per Giovanna, alla quale sarebbero subito accollate colpe vere o immaginarie.

Scenario B. Giovanna supera il semi-eterno Sindaco (al quale tutti dobbiamo essere riconoscenti) e il PLR batte la Lega conservando la maggioranza relativa in Municipio. È il trionfo di Giovanna, che diventa la prima donna sindaco della nostra grande e amata Città, mentre la sua omonima morì a Rouen tra le fiamme voraci, con gli inquisitori che le gridavano “sorcière!” e gli inglesi che le gridavano “witch!”, il 30 maggio 1431.

Francesco De Maria


Ribadisco. Questi scenari non costituiscono necessariamente le mie personali previsioni. Sono una proposta, un esercizio mentale, un gioco (serio però).