Se gli autori di phishing o smishing riescono tanto sovente a portare a termine le loro truffe usando procedimenti nemmeno così complicati, è perchè sfruttano i “peccati capitali sociali” degli internauti e dei frequentatori dei Social network.

E’ la tesi di Alan Woodward, professore d’informatica alla Surrey Uiversity, che sul sito della BBC News dettaglia questi peccati capitali che ci rendono così vulnerabili di fronte ai cybercriminali.

L’apatia – ci facciamo raggirare perchè ci fidiamo di uno sconosciuto e perchè pensiamo che il negozio che ci ha venduto il computer vi abbia inserito tutti i mezzi necessari per proteggerci.

La curiosità – che fa parte della natura umana e che quando si ha a che fare con Internet può causare danni seri.
“Quando si vede una porta che non si era mai vista prima, in un edificio dove solitamente ci rechiamo, ecco che ci chiediamo su cosa si apre.
Per saperlo possiamo essere tentati di aprirla, ma su Internet le porte chiuse sono spesso trappole che aspettano soltanto il passaggio di un innocente utente del web- spiega Woodward.
Nella vita tendiamo a fidarci di chi porta un’uniforme. Su Internet un’email che assomiglia a un messaggio ufficiale con un logo e un indirizzo plausibile ha lo stesso effetto : ci fidiamo. E cadiamo nella trappola.

La gentilezza – Anche questa fa parte dei peccati capitali degli utenti web identificati da Woodward. La nostra gentilezza ci spinge a rispondere anche alle mail che ci giungono da sconosciuti.

L’avidità – che ci fa cliccare per ottenere un prodotto o un servizio annunciati come gratuiti.

La timidezza – che ci impedisce di chiedere prove d’identificazione quando una persona che ci contatta qualificandosi “supporto tecnico” chiede la nostra password per poter “risolvere il problema”.

Per cinico che possa sembrare, le regole d’oro per evitare incontri spiacevoli su Internet sono soltanto tre : dare nulla per scontato, credere a nessuno, controllare ogni cosa.