–          La vicenda si svolge durante una festa di compleanno in una caratteristica trattoria nell’isola Pescatori.

–           Stresa  – Lago Maggiore.

Protagonisti :

–          Xavier  giovane quarantaduenne  parigino,  dottore medico chirurgo.

–          Giorgio Bianchi l’amico di Xavier dottore medico chirurgo Milanese.

–          Caterina  bellissima signora quarant’enne.

–          Le quattro amiche di Caterina.

–          Max il marito di Caterina.

–          I quattro giovinastri.

–          La Famiglia Negri, che da ben 5 generazioni si dedica con amore alla gestione della “Trattoria Imbarcadero”.

Ricorreva la data del 21 maggio 2010 compleanno di Caterina quarantenne biellese, con casa di vacanze a Stresa.  E  le vecchie amiche compagne di  studi e di famiglia: Giovanna, Anna  entrambe milanesi con case di vacanze a Stresa, così come Maria di Novara,   Anaïs Svizzera Locarnese che con il suo motoscafo d’altura era in visita a Caterina. E proprio in quell’occasione si riunirono per festeggiare i quarant’anni dell’amica Caterina all’isola dei Pescatori che sapevano  luogo da lei particolarmente amato, dove si recava   sovente in occasione di  ricorrenze presso la trattoria Imbarcadero.

La gita era stata organizzata e offerta dalle quattro amiche con il motoscafo d’alto bordo messo a disposizione da Anaïs, l’ itinerario prevedeva una prima tappa all’’Eremo di Santa Caterina per poi proseguire per  festeggiare il compleanno alla Trattoria Imbarcadero nell’isola Pescatori.

Avevano scelto quella prima tappa poiché erano a conoscenza  che  quel luogo rappresentava per l’amica Caterina  una delle tante belle località del lago Maggiore da lei  preferiti,  dove aveva conosciuto suo marito Max nel 1995, e dove erano custoditi tanti bei ricordi della sua giovinezza, con il marito erano  soliti ritornarvi spesso.

Un luogo particolarmente suggestivo che invita alla riflessione e al riposo dello spirito.

Costruito su un costone roccioso a strapiombo sul lago Maggiore, l’Eremo di Santa Caterina del Sasso sicuramente uno degli scenari più suggestivi del lago, si compone di tre nuclei architettonici risalenti ai secoli XIII-XIV è un capolavoro di eleganza e ingegneria.  Dall’ingresso principale dell’eremo si accede al convento meridionale per poi percorrere una lunga veranda ad archi da cui si gode una spettacolare vista sul lago che abbraccia la sponda piemontese sino alle isole Borromee.  Proseguendo si arriva in un cortiletto dove è custodito un antico torchio ligneo datato 1759, per poi giungere al monastero detto conventino, la visita termina alla chiesa di origini romaniche che ha una struttura curiosa frutto della fusione di tre distinte cappelle costruite nel tempo e nell’interno sono conservati pregevoli affreschi medioevali.

Avevano attraccato il grosso motoscafo nel piccolo porticciolo per poi salire un’ottantina di gradini per raggiungere il monastero la loro prima meta prevista per la giornata.

Nel percorso Caterina, come tutte le volte che si recava in quei luoghi, a volte anche da sola per riposarsi e  immergersi in solitudine lontana dai rumori, nelle sue riflessioni che la riportavano a piacevoli ricordi.

Anche questa volta nel percorrere con le amiche quei luoghi a lei  famigliari, come in un incantesimo  le ritornavano a mente tanti bei episodi e l’immaginazione la trasportava in una panoramica di  vita trascorsa felicemente.

Ricordava molto bene la bella voce baritonale di Max che subito l’aveva colpita sin dal primo istante in cui si erano rivolti occasionalmente la parola, il suo bel volto pensieroso  gli occhi neri cangianti alla luce  sorridenti che sprizzano intelligenza, i bei capelli ondulati biondi rilucenti al sole piacevoli da accarezzare.

Le faceva piacere constatare che ne era ancora molto innamorata dopo quindici anni di matrimonio e ne sentiva sempre la mancanza fisica di Max per le sue sempre più frequenti assenze, per ragioni di lavoro. Mancava ormai da una settimana si trovava in Corea per la presentazione del campionario stagionale dove in quelle circostanze era costretto ad assenze prolungate per le visite previste a importanti clienti in tutto il medio oriente.  Importanti industrie di confezione clienti consolidati dell’azienda tessile biellese di cui ne era dirigente responsabile commerciale, leader di tessuti d’alta moda per donna e classici drapperia uomo.

Era  una splendida giornata di sole primaverile, l’aria profumata e frizzante tipica della rigogliosa natura del  lago e di quel luogo lontani dai rumori. Terminata la visita all’eremo si apprestavano a ridiscendere la scalinata, era ormai sul mezzogiorno il sole illuminava quel paesaggio fatato che stava di fronte a loro perdendosi sull’orizzonte quasi irreale,  ameno e riposante invitante  a sognare  e a far l’amore.

Un’ esplosione di colori, di profumi, i primi  fiori della madonna, le prime  rose che si arrampicano rigogliose  nei diversi colori brillanti screziati dalle più diverse tonalità,  sui pergolati circostanti.

Il  gruppo di quattro vecchie amiche, spensierate  amanti della montagna escursioniste, sciatrici provette e tutte abitué dell’iles Borromées   a praticare il gioco del golf. Un po’ tutte trascurate dai mariti presi dal vortice degli affari e spesso in viaggio per lavoro.

Le quattro belle donne nei loro abiti dai colori sgargianti primaverili e dal taglio raffinato, ridiscendevano la scalinata un po’ saltellando e cinguettando soddisfatte della visita, si apprestavano al porticciolo per ripartire con il motoscafo e quasi al termine degli ottanta scalini Maria la più disinvolta nel scendere , inavvertitamente scivola e subito nella caduta si adagiata sugli scalini lamentando un forte dolore alla caviglia sinistra, seduto  a pochi metri sulla scalinata un giovane aveva assistito al scivolone di Maria e subito era accorso in suo aiuto. Si trattava di un gran bel giovane dal fisico attraente nella sua alta statura dalle spalle larghe.  Nel soccorrere Maria la rialzò facendola sedere sugli scalini e con un cattivo italiano le chiese: < dove esattamente le faceva male la caviglia, sono il dottor medico chirurgo Xavier  Bhettler  > e senza aggiungere altro,  con molta cautela le passò la mano con delicatezza e concentrazione sulla caviglia dolorante, terminato l’accurato esame,  rassicurò  l’infortunata dicendole con molta serietà < non ho rilevato alcuna frattura il forte dolore  le è  provocato dalla contorsione subita nella caduta, non le procurerà  alcuna conseguenza >.

Tutte le compagne di Maria sorridenti esclamarono in coro: <  questa cara Maria si chiama fortuna, l’intervento immediato di un dottore dopo una caduta non capita tutti i giorni > e tutti  scoppiarono in una fragorosa risata con calore strinsero la mano al giovane dottore, passando poi alle presentazioni:  < Maria Remon con un grazie di cuore, Anaïs Jäger i miei complimenti, Caterina Vitale sono felice della sua conoscenza, Giovanna Rossi congratulazioni >.

Il volto del giovane era molto espressivo e divertito della non prevista conoscenza di un così bel gruppo di giovani donne. I suoi occhi di un azzurro intenso sprigionavano intelligenza  e spiccavano nel suo bel volto abbronzato dove facevano da cornice i neri capelli ondulati che brillavano al sole.  Maria prese l’iniziativa e rivolgendosi  al suo soccorritore disse :< credo di interpretare il pensiero delle mie amiche ed in particolare della festeggiata Caterina la invitiamo a pranzo all’isola dei Pescatori dove siamo dirette > e con una certa enfasi a lei peraltro abituale  aggiunse < è il minimo che posso fare dottore  per sdebitarmi  per il suo provvidenziale intervento > Il giovane non si fece ripetere due volte l’invito e sorridendo le rispose < con piacere mi unisco al vostro gruppo, non avevo un preciso programma per questa giornata se non proseguire la visita delle isole con il battello di linea>.

Tutte  erano affascinate e attratte dalla simpatia e dalla personalità di Xavier  che aveva preso sottobraccio Maria insieme a Caterina che sorreggeva l’amica dalla parte sinistra. In breve raggiunsero il motoscafo di Anaïs che ripartì con un rombo alzando una notevole quantità di spumeggiante acqua del lago.

Durante il percorso il dottore fu ovviamente al centro dell’attenzione e anche Anaïs al volante del potente motoscafo lanciava furtive occhiate al nuovo passeggero assillato dalle domande delle amiche che volevano sapere tutto di lui, lui sorrideva e cercava di soddisfare la curiosità di tutte che non era facile per l’assordante rumore del potente motore. Disse che era ospite di un amico dottore milanese che aveva una villa a Stresa dove periodicamente lo ospitava per brevi periodi di vacanza anche in occasione di convegni medici come avveniva in quei giorni presso  il Grand Hotel des iles Borromées .  Con il Dottor Bianchi avevano studiato insieme in occasione di master negli Stati uniti di specializzazione nella loro facoltà chirurgia, diventando  molto amici avevano la stessa età quarantadue anni l’amico era felicemente sposato con due figli mentre lui era ancora singul dedico anima e corpo al suo lavoro che gli procurava tante soddisfazioni  gratificandolo e lasciandogli purtroppo poco tempo libero per la sua vita privata.

Arrivarono all’isola attraccando al porticciolo dove subito vicino si trovava la trattoria Imbarcadero dove avevano prenotato il tavolo.

L’isola li accolse nella sua arcaica semplicità, nel suo fascino e nel rustico candore delle sue case e delle strette viuzze che la attraversano. Come indica il nome stesso, quest’isola è l’unica delle tre isole Borromee che ancora oggi riflette la vocazione originaria di pescatori dei suoi abitanti.

Tutto qui è incantevole, dal porticciolo occupato in maggioranza dalle piccole barche dei pescatori , le famose lancie, alle reti da pesca appese al sole ad asciugare.

Al loro arrivo furono accolti dal proprietario sorridente e con molto savoir faire li pregò di prendere posto al tavolo a loro destinato, il signor Negri si scusò per  Il locale molto affollato ed in particolare per il vicino tavolo occupato da quattro giovani e aggiunse :<  non brillavano per la loro educazione e per giunta avevano alzato un po’ il gomito , inoltre se avessero continuato con  il loro comportamento li avrebbe invitati ad andarsene>. I quattro giovani accennavano in sordina a  vecchi canti ticinesi,piuttosto  sguaiati e decisamente  da osteria, che certamente non facevano onore alle simpatiche ed apprezzate vecchie melodie ticinesi, molto probabilmente si trattava di giovani svizzeri ticinesi . Fra un canto e l’altro accennarono a spiritosi  volgari apprezzamenti  indirizzati al nuovo gruppo che aveva preso posto nel frattempo al tavolo vicino.

Iniziarono con un aperitivo offerto dalla signora , un delizioso e genuino merlot bianco,  che Xavier apprezzò in modo particolare rendendolo più loquace, aveva preso posto  vicino Maria, la sua improvvisata paziente,  e la conversazione iniziò con reciproche domande d’uso fra sconosciuti addentrandosi man mano nei particolari.

Xavier  disse  che esercitava a Parigi la sua città dove  era nato e dove  abitava tutt’ora.  Maria a sua volta disse di essere insegnante di matematica al liceo scientifico di Novara la sua città d’origine, a Stresa veniva a trascorrere periodicamente sempre qualche giorno per riposare nella casa di vacanze della sua famiglia dove per i genitori anziani era ormai diventata l’abitazione permanente e dove veniva ospitata essendo ancora nubile.

Xavier  continuava rimanere al centro dell’attenzione dei commensali , delle sue nuove compagne  che volevano sapere tutto di lui.  Lui sorrideva e cercava di sostenere la conversazione come meglio poteva con il suo italiano misto al francese, rispondendo divertito ad ognuna  con paziente buona educazione  che metteva in risalto la sua bella figura di gentlemen.

Il gruppo del tavolo vicino a loro, che oltre i canti si permetteva insinuazioni volgari  sulle donne del tavolo accanto e non solo ad un certo punto uno dei quattro  si alzò con un bicchiere di vino in mano  e in dialetto ticinese con la voce roca tipica di chi aveva evidentemente alzato il gomito, disse: “a va invid tücc a brindaa al gigolò ae ai so quatt bèi donn, qui presenti, e l’è tutt a posct e in urdin! Che i èn chi insema a nüm” terminò poi la sua bravata con una sguaiata risata …..Ha! Ha! Aa..!  l’ubriaco aveva ormai superato ogni limite,….. I signori Negri   aveva sospeso le loro incombenze ed erano  accorsi per intervenire, ma  Xavier  li precedette, aveva cercato sino a quel momento di ignorare il comportamento stranamente scorretto dei giovanastri ……… infastidito all’esasperazione  doveva intervenire e pur non capendo il dialetto ticinesi aveva ben afferrato il significato della frase estremamente offensiva,  attribuendogli  il nome “Gigolò” che non gradì affatto considerandolo estremamente offensivo.

Si alzò di scatto, la sua sedia  cadde violentemente  all’indietro, nella sua alta statura  con slancio imprevedibile si scaraventò sull’individuo afferrandolo con tutte e due le braccia,  il bicchiere cadde dalle mani del poveretto un tipo robusto ma basso di statura, evidentemente non si era  reso conto con chi  avrebbe avuto a che fare: afferratolo per il bavero  Xavier lo alzò da terra ,con una mossa fulminea tese la mano destra  e lo colpì  fra l’orecchio e il collo, tipica mossa di karatè, la testa dell’uomo si afflosciò riversata sul dorso,  il vociare terminò immediatamente tutti i presenti  guardavano sorpresi e incuriositi di quanto stava accadendo, nel locale dove pochi minuti prima era difficile capirsi per il gran vociare di colpo sopraggiunse un silenzio assoluto conturbante.

Sempre tenendolo ben stretto con la mano sinistra mentre  con la mano destra  lo afferrò per la cinghia dei pantaloni trascinandolo verso l’uscita del terrazzo che dava sul piazzale dell’imbarcadero e lo scaraventò all’esterno come si fosse trattato di un sacco dell’immondizia, strofinandosi poi  le mani quasi come volesse pulirsele,  ritornò al suo posto senza profferire una sola parola e per un istante abbassò il capo pensieroso tirando un lungo sospiro, ad alta voce poi disse < mi scuso  con le signore, con tutti presenti e con la proprietà, il comportamento inqualificabile di questi giovani mi hanno costretto ad agire >.   Nel frattempo la signora Negri  gli si era avvicinata e con il grembiule fra le mani mortificata,  stava facendogli a sua volta le scuse mentre i tre giovani del tavolo accanto si alzavano con l’evidente intenzione di attaccare briga e passare alle mani, uno dei tre aveva un coltello nella mano destra, si trattava di un coltello serramanico da lavoro, con una lama non più lunga di quattro dita, e senza indugiare si scaraventò su Xavier dirigendosi verso la sua  schiena   per non affrontarlo frontalmente, infierì colpendolo violentemente e ripetutamente, il colpi non risultarono evidentemente profondi e quindi  mortali,  poiché Xavier ebbe ancora la forza di voltarsi ed afferrargli il braccio stringendoglielo sino a fargli cadere a terra il coltello, poi si sedette pallido cercando di portarsi la mano alla ferite che  gli erano state inferte.

Subito venne chiamata  la polizia ed il pronto intervento mentre i giovinastri, travolgendo sedie e persone corsero a soccorrere il loro amico per poi darsela a gambe,  urlando ingiurie:  < a la finiss mia inscì, sa vedarem an’mò  >.

Xavier fu subito soccorso da Maria e  dalle sue compagne, dai signori Negri che subito erano  accorsi con la valigetta dei medicinali per un improvvisato intervento.

Il  sangue fuoriusciva dalle ferite abbondantemente,  Maria  aiutata da Caterina e dalle  compagne tutte agitate cercavano di seguire come potevano le indicazioni che  Xavier con un filo di voce tremolante riusciva a impartire provvidero a disinfettare le ferite con acqua ossigenata,  cercando poi  di tamponare  come potevano,  premendo con cotone idrofilo e garze sovrapposte con tutte e due le mani e  con forza, per cercare di fermare l’emorragia  in corso.

Nel giro di poco tempo, non trascorsero  più di venti minuti che si sentì il rombo dell’elisoccorso  atterrò sulla piazzuola.

Un medico e un agente di polizia immediatamente  scesero e si avvicinarono al gruppo sul terrazzo, il medico subito soccorse Xavier  che si trovava supino  fra le braccia di Maria mentre Caterina era sempre attenta alla tamponatura delle ferite per fermare il sangue.

Il  collega di Xavier provvide a iniettagli subito una piccola dose di anestesia locale  proseguendo poi alla saturazione delle  ferite, terminò  il suo intervento con  un’iniezione antitetanica e antigoagulante  ,  fu adagiato su una barella e portato nella cabina dell’elicottero, Maria e Caterina chiesero di poterlo accompagnare all’ospedale di Arona, ma il pilota rispose “c’è posto solo per una persona, la cabina è già in sovraccarico, mi dispiace”. Per cui Caterina  dovette rinunciare e fu accompagnato  solo da Maria.

L’agente di polizia sopravvenuto dal pronto soccorso dell’ospedale redisse  un breve verbale cercando di mettere insieme gli elementi essenziali  dell’ indagine sull’accaduto, raccogliendo le diverse  testimonianze con i rispettivi nomi dei presenti.

I signori Negri sottolinearono l’inqualificabile  comportamento dei quattro giovinastri che nel frattempo erano stati fermati dalla polizia fluviale sopraggiunti .

L’agente raccolse il  serramanico che costituiva il corpo del reato,  che si trovava per terra  dove l’aggressore l’aveva  abbandonato e con agilità salì sull’elicottero  che aveva riacceso i motori, ripartendo con un rombo assordante e riprendendo  velocemente quota.

In pochi minuti raggiunsero l’ospedale di Arona e l’infortunato fu portato al pronto soccorso dove già era atteso per prestargli tutte le necessarie cure del caso.

Maria provvide a telefonare all’amico di Xavier,   di cui ne conosceva la famiglia Bianchi, un po’ concitata cercò di essere più calma possibile e gli disse < Xavier è stato aggredito da un giovinastro con un coltello serramanico,  nella trattoria Imbarcadero, fortunatamente le ferite non sono risultate mortali ed ora dopo l’intervento a cui è stato sottoposto presso l’ospedale di Arona dove si trova ricoverato, è completamente fuori pericolo >.    Giorgio costernato e confuso le rispose < il tempo di raggiungere l’ ospedale e le sarò grato se vorrà spiegarmi meglio quanto successo >.

All’arrivo di Giorgio Maria sipresentò e gli spiegò per filo e per segno tutta la storia svoltasi nel giro di poche ore e insieme andarono a visitare Xavier nella camera  che nel frattempo gli era stata assegnata, non si trattennero  a lungo poiché l’infortunato era ancora sotto gli effetti dell’anestesia a cui era stato sottoposto per la sutura delle ferite d’arma da taglio con diversi punti .

Nel frattempo arrivarono anche le amiche e Maria le rassicurò dicendo che il ferito era stato messo completamente fuori pericolo.

Il giorno seguente ritornarono tutte per salutare e sopratutto accertarsi dello stato di salute del loro nuovo amico. Xavier le accolse con il suo abituale sorriso  guardando ognuna negl’occhi con il suo ammagliante sguardo rivolto in modo particolare a Maria e dopo un breve istante disse < quale indelebile ricordo di voi tutte e della festa di compleanno di Caterina conclusasi con un dramma di cui ne sono sinceramente dispiaciuto per non essermi saputo trattenere in quel particolare frangente…. vi prometto  di ritornare un giorno non lontano per rivedervi  in una ben diversa circostanza, approfondire la vostra conoscenza, in particolare di Maria che è stata con la sua caduta, la maggior interprete e vera regista responsabile di quanto  avvenuto come in un film drammatico >.

Su tutti i  quotidiani  lo stesso giorno apparve in prima pagina a caratteri cubitali la notizia :

–    giovane medico chirurgo parigino protagonista di un grave fatto di sangue

–    giallo in corso di indagine, coinvolti quattro giovani della Svizzera italiana

–    la violenta aggressione avvenuta        

–    all’ISOLA PESCATORI presso la  TRATTORIA IMBARCADERO

 Giorgio Dagostino