Cari lettori, chi di voi ama la nuova veste di Ticinolive deve sapere che l’ha creata Ryan Vannin, il nostro intervistato di oggi. Anche se non è un “tecnico informatico laureato”… Ryan è pur sempre un praticone di genio, che con il computer ci sa fare! È un giovane brillante con molte idee, ve ne accorgerete presto leggendo.

Un’intervista di Francesco De Maria


Francesco De Maria Facciamo conoscenza. Ci parli di sé, della sua famiglia e dei suoi studi.

Ryan Vannin Sono un grande appassionato di nuove tecnologie e di tutto ciò che ha a che fare con la creatività. Mi sento un po’ un “geek” perché di questa passione ne ho fatto un mestiere, dopo aver lavorato diversi anni nell’ambito della consulenza e del management. Sono sposato con Barbara, con la quale ho fondato un’agenzia di consulenza e al momento non abbiamo figli. Sono un laureato USI in Scienze della comunicazione, con un “quasi” dottorato in Scienze informatiche… Quasi, perché ho abbandonato preferendo una carriera professionale rispetto a quella accademica. Ho però ancora dei legami con l’università: sono infatti il presidente dell’associazione dei laureati. Inoltre, dall’anno scorso, ho iniziato a correre con l’obiettivo di riuscire a partecipare alla maratona di New York.

Scienze della comunicazione, una grandissima “moda”. O qualcosa di più?
RV Credo che un po’ tutte le facoltà “moderne” abbiano la fama di essere poco “spendibili” sul mercato del lavoro. Comunicazione nasce a metà degli anni Novanta, in un contesto economico e sociale molto diverso da quello attuale. Erano gli anni in cui nasceva e si diffondeva il web. E dove si prospettava una forte necessità di avere professionisti altamente formati per confrontarsi con un mondo sempre più globalizzato, interconnesso e orientato al cliente. Che Comunicazione “sforni” disoccupati non trova riscontro nella realtà; anzi, sono numerosissimi i laureati dell’USI che hanno ruoli di prestigio nell’ambito della ricerca o che occupano posizioni dirigenziali in imprese importanti e che operano a livello mondiale. Per questo molti, terminati gli studi, ritornano o si trasferiscono in Svizzera interna o all’estero, dove i profili sono molto richiesti e apprezzati. Per chi resta in Ticino certamente è più difficile: nonostante l’altissima percentuale di assunti e tutti i riconoscimenti che l’USI ha conquistato negli anni per la qualità dell’insegnamento e della ricerca, rimane – e dopo dieci anni è un po’ incomprensibile – ancora molta diffidenza.

Per chi lavora lei, e che cosa produce?
RV Io e mia moglie siamo titolari di un’agenzia di consulenza in comunicazione e strategia aziendale. Per spiegarci: analizziamo la situazione delle imprese e troviamo il modo migliore per promuoverle sul mercato. In tal senso offriamo anche un output “concreto”, ovvero realizziamo siti, campagne pubblicitarie, video, logo e quanto altro occorre per poter comunicare efficacemente. Ultimamente siamo anche coinvolti nella gestione dei profili nei social media. Ci rivolgiamo in particolare alle startup o alle PMI, le quali devono far conoscere la loro esistenza, i loro tratti distintivi e i loro prodotti o servizi.

Ci descriva una sua giornata lavorativa tipo.
RV Ogni giorno è diverso dall’altro. Fondamentalmente ci si sveglia molto presto e si va a letto molto tardi, in media si lavorano 12 ore al giorno, spesso anche al sabato o alla domenica. Al mattino però il caffè e una rapida occhiata alle notizie è d’obbligo. Poi la giornata inizia seguendo una lista di attività da evadere. C’è una forte componente creativa che mi obbliga a ritagliare del tempo per pensare e trovare stimoli… Senza di questi è praticamente impossibile fare proposte originali, in grado di dare un’impronta unica al lavoro finale. Inoltre ci si deve costantemente aggiornare perché la tecnologia avanza a ritmi pazzeschi e non ci si può permettere di rimanere indietro. Si deve avere anche una buonissima cultura generale ed essere informati, perché i clienti vogliono risposte puntuali ai loro problemi e giustamente si aspettano da noi soluzioni pertinenti.

Per un professionista di valore sussistono buone possibilità di guadagno?
RV Domanda difficile! Dipende in che ambito… Non si diventa imprenditori per “caso”, ma perché ci si aspetta di riuscire a vivere del proprio lavoro e perché c’è passione. In alcuni ambiti si fanno buoni guadagni, in altri, come il nostro, è più difficile. Con impegno, costanza e tante ore di sonno arretrate in qualche anno si può raggiungere un buon tenore. Di sicuro però non si fanno milioni!

Ci sono nel settore della comunicazione persone poco qualificate e poco competenti che, per così dire, “rovinano la piazza”?
RV Purtroppo alle nostre latitudini è un settore relativamente nuovo e le barriere all’entrata sono praticamente inesistenti. A differenza di altre professioni non esistono albi o ordini professionali e questo permette a chiunque di auto-proclamarsi esperto e andare a procacciarsi clienti indisturbato. Il problema è che sfruttano l’ignoranza dei clienti per proporre loro cose che non hanno alcun valore o fondamento. Certo, oggi chiunque può realizzarsi il logo in casa e per pochi soldi farsi un sito completo. Ma senza un’analisi o uno studio che permetta di capire il perché e il come, il risultato finale è inutile e non persegue gli scopi. Anche se pochi, sono sempre soldi spesi inutilmente e il cliente se ne accorge solo dopo che il danno è stato fatto. Ed è normale che poi non si fidi più e che consideri quelli che fanno comunicazione dei venditori di fumo. Spero che fra qualche anno si riesca a creare un albo di professionisti riconosciuti a tutela dei clienti e della nostra professione.

Ci dia una valutazione sulla formazione da lei ricevuta all’USI.
RV Reputo che la qualità dell’insegnamento all’USI sia altissima. Abbiamo professori e scienziati che altre Università ci invidiano. Torno a quanto dicevo prima: l’USI ha più riconoscimento fuori dal Ticino che all’interno. Si dice che sia facile e che sia l’ultima spiaggia per potersi fregiare di un titolo di studio. Negli anni in cui studiavo io eravamo in pochi e anche l’Università doveva forse assestarsi, ma io e miei compagni ci siamo sudati le nostre lauree. Eravamo forse più rilassati perché avevamo un rapporto diretto con i professori e gli assistenti (fatto che le altre università si sognano), ma nessuno di loro ci ha mai regalato nulla… L’USI è tosta!
Sono contento di avere scelto Lugano per i miei studi.

Nel suo mestiere lei ha qualche campo di predilezione, una sua specialità?
RV Per necessità, nel ’98 mi sono ritrovato a dover sviluppare un sito web. Poi, sito dopo sito, mi sono appassionato e ho acquisito una notevole esperienza (conosco almeno 6 linguaggi di programmazione). Lo sviluppo tocca sia l’ambito creativo e sia quello tecnico. Ogni sito è diverso, con le sue complessità e unicità. Ogni volta è un po’ una sfida… E a me piacciono le sfide.

So che con Barbara avete un vostro blog, www.vannin.ch, e l’ho anche visitato. Vuole parlarcene?
RV Dovremmo scrivere più spesso (ride, ndr). A parte gli scherzi, il blog è un po’ un collettore di idee e un po’ una valvola di sfogo per le cose che ci capitano. Ne teniamo uno anche per l’agenzia, ma scritto in inglese. Entrambi rappresentano un po’ l’archivio della nostra vita professionale e privata “digitale”, accanto ai nostri profili su Facebook e Twitter. Purtroppo abbiamo sempre troppo poco tempo per scrivere. È un peccato. Pensi che volevamo fare addirittura un Vlog (video blog) su YouTube… Se non si è costanti è un’iniziativa fine a sé stessa. Forse dovremmo aprirlo a dei contributor esterni, un po’ come fanno negli USA e vedere come si sviluppa.

Lei ha recentemente ristrutturato a fondo il portale Ticinolive. Come ha impostato quel lavoro? Quanto tempo ha impiegato? Quali difficoltà ha incontrato?
RV Vero. Ticinolive è una bellissima iniziativa! Le devo fare i complimenti. È stato un onore lavorare insieme. Dicevo prima che ogni progetto ha senso se è chiara la finalità. Per Ticinolive è stato lo stesso. Ci siamo seduti e abbiamo definito gli obiettivi e valutato che cosa serviva per raggiungerli. Le difficoltà si risolvono in sede di progettazione e, per quelle non contemplate, in fase di realizzazione. Ma sono state poche e tutte facilmente superabili. Dopo la fase analitica siamo passati all’implementazione. È stato elaborato un concetto grafico e poi si è proceduto con lo sviluppo. In totale, dal primo contatto alla messa online, ci sono volute circa 6 settimane.

I media vivono un momento di una delicatezza estrema, a cavallo – per così dire – tra il cartaceo e l’online. La concorrenza è feroce e il rischio di una débâcle finanziaria alto. Come gestire vantaggiosamente una transizione così difficile, che avviene sul filo del rasoio?
RV Se intende dire che per il cartaceo è sempre più difficile le do ragione. Il progresso è inarrestabile. Nella preistoria si facevano iscrizioni nelle grotte, oggi esistono i tablet. Cambia il mezzo con cui si fruisce l’informazione, ma in pratica il lavoro di redazione rimane il medesimo. E in tal senso non riesco a capire questa lotta tra carta e digitale. O meglio, la capisco ma non la condivido. Non si vuole abbandonare un modello di business superato dalla realtà dei fatti. Non credo negli scenari Orwelliani, ma di certo, fra meno di dieci anni, di giornali stampati non ne vedremo quasi più. Però il giornalismo di qualità ci sarà ancora, solo che sarà finanziato diversamente.

I miei hobby sono: gli scacchi, il bridge, le lingue antiche e la storia medioevale. E i suoi?
RV Io ho la fortuna di fare un lavoro nato da una passione. Suona un po’ banale, ma direi che il mio hobby è il mio lavoro. È talmente variato e stimolante che è difficile annoiarsi. Adoro la musica, e ascolto di tutto, dalla classica alla tecno. Sono anche stato un DJ con un discreto seguito. In generale ho però poco tempo da dedicare ad attività non legate direttamente al lavoro, avendo pochissimo tempo libero.

Quali saranno gli sviluppi dell’informatica mediatica nei prossimi 10 anni? Le propongo un termine breve perché l’evoluzione del settore è straordinariamente rapida.
RV Altra domanda difficile! Il web è entrato a far parte della quotidianità di milioni di persone, affiancando radio e tv nel consumo di informazione e come fonte di intrattenimento. Dubito che vedremo, come prospettato agli albori del web, un unico strumento per fare tutto. Le TV interattive non hanno avuto successo. Nemmeno la realtà virtuale, che si ripresenta come la “prossima grande cosa” circa ogni dieci anni (Second life se lo ricorda qualcuno?). Il PC è e resterà uno strumento di lavoro, mentre i tablet e gli smartphone si aggiungeranno agli schermi tv e agli apparecchi radio. Certo, saranno più evoluti, più “tutto”. Ma li avremo ancora nelle nostre case. E andremo ancora al cinema a vedere un nuovo film o al bar a vedere la partita del cuore con uno schermo ad ultra-definizione. Saremo nell’era post-Facebook. Ma non le so dire cosa lo sostituirà.

Per finire, domanda assassina. Chi sarà il prossimo sindaco di Lugano?
RV Lotta all’ultimo sangue tra Giudici e Borradori. Vince Giudici, ma si troverà 3 leghisti con i quali lavorare in Municipio.