A una settimana dall’inizio delle operazioni in Sahel, la Francia è ancora l’unico paese europeo impegnato sul campo. L’Unione europea rischia di finire sul banco degli accusati per la sua assenza, per la sua mancata reazione di fronte alla crisi e per aver lasciato la Francia da sola.

Così scrive il giornale francese La Tribune sulla guerra in corso nel Mali : “L’analisi obiettiva della situazione evidenzia un vero e proprio fallimento, quello della politica di difesa e di sicurezza comune.

[…] Il Mali conferma la difficoltà dell’applicazione della politica estera e di sicurezza comune. Nel 2004 la Conferenza di offerte di impegni in materia di capacità militare ha lanciato il concetto di gruppi tattici di 1,500 uomini in grado di permettere all’Europa di rispondere rapidamente alle situazioni di crisi.
Una delle principali ambizioni militari dell’UE era quella di avere la capacità di reagire presto e in modo efficace nelle zone di conflitto al di fuori dall’Unione.

Di conseguenza in Mali sarebbe potuta intervenire una forza europea, ribadendo in questo modo la forza diplomatica e militare dell’UE.
Ci troviamo di fronte a una crisi fuori dal territorio dei 27, in un paese ad almeno seimila chilometri da Bruxelles, una crisi che rende necessario un intervento rapido prima dell’arrivo di un’altra forza africana e regionale.
Ma le cose sono andate diversamente. La Francia è rimasta da sola.

Non c’è un’Europa della difesa, non c’è un’Europa operativa, non c’è una reale unità diplomatica. Tuttavia non è a Bruxelles che bisogna cercare le ragioni di questa divisione, ma nei governi dei paesi che hanno la responsabilità temporanea del gruppo tattico, e cioè la Francia, la Germania e la Polonia.
La Francia ha deciso di andare da sola e sembra che non abbia chiesto nulla a nessuno. Per Berlino, e ancora di più per Varsavia, il Mali è soprattutto un interesse molto francese e l’investimento non offre di certo un grande rendimento.

L’Europa diplomatica e militare è in difficoltà. L’UE lavora sul campo, finanzia, si impegna ma non riesce a superare le sue divisioni nell’applicazione di una politica di difesa e di sicurezza comune strategica e operativa.”