Alle elezioni legislative israeliane di martedì, la coalizione di destra Likoud-Israel Beitenou guidata dal primo ministro Benjamin Netanyahou ha ottenuto la maggioranza dei voti. Ha tuttavia registrato perdite importanti rispetto al precedente scrutinio.
Volendo organizzare elezioni anticipate Netanyahou ha sbagliato, sostengono diversi commentatori e la nuova Knesset non porterà il processo di pace fuori dal vicolo cieco in cui si trova.

In Parlamento, su 42 seggi la coalizione guidata da Netanyahou ne ha persi 11, mentre il partito centrista Yesh Atid e il partito di estrema destra Habayit Hayehudi hanno fatto un notevole balzo in avanti, ottenenndo rispettivamente 19 e 17 seggi.
Il quotidiano romando La Liberté teme che in un paesaggio politico tanto spezzettato sarà difficile prendere decisioni politiche coraggiose : “All’indomani delle legislative in Israele, l’impressione è quella di un contesto politico diviso e più che mai allo sbando.
Pessimo stratega, Benjamin Netanyahou appare oggi come un capo di governo obbligato a far di conto con una coalizione di piccoli partiti, dei quali è ostaggio, piuttosto che mentore.
Queste elezioni confermano, dalla brusca interruzione del governo di Ariel Sharon sette anni fa, la scomparsa di qualsiasi visione ai più alti livelli dello Stato.
… Gerusalemme non si è mai ripresa dall’estinzione delle sue figure storiche, le uniche capaci di condurre il paese sul terreno di soluzioni durevoli e dunque dolorose.”

Benjamin Netanyahou ha fatto male i calcoli, scrive il Corriere della Sera : “Il primo ministro ha anticipato le elezioni per poterle vincere. Effettivamente ha vinto, ma la vittoria assomiglia a una sconfitta.
Il suo ruolo viene meno, perchè i veri protagonisti di questo sisma politico non sono Netanyahou e la sua alleanza ultra nazionalista, ma altre nuove forze politiche.
… Se questo non è l’inizio di un processo di epurazione, il messaggio che esce dalle urne lascia pochi dubbi. Il Likoud non ha assolutamente beneficiato dell’alleanza con l’ultra nazionalista Avigdor Lieberman e il suo partito Israel Beitenou. Non sempre l’unione fa la forza.”

Tra la sorpresa generale, il nuovo partito centrista Yesh Atid dell’ex presentatore televisivo Yaïr Lapid è diventato la seconda forza politica di Israele.
Malgrado il buon risultato dei moderati, il quotidiano tedesco Taz non vede speranze per i negoziati di pace con i palestinesi : “Lapid non ha alcun programma di politica estera, né per quanto riguarda i palestinesi, né per quanto riguarda l’Iran o la Siria.
Non è un caso se si è lanciato nella campagna elettorale a Ariel, una colonia in Cisgiordania. Fare concessioni ai palestinesi non è certamente una sua priorità.
Lapid vuole concentrare il suo potere nel diventare un potente alleato di coalizione nella lotta contro gli ultra ortodossi.
… Con il suo partito in seconda posizione, la svolta a destra di Israele si attenua solo in apparenza. I partiti di destra che apertamente o ufficiosamente respingono la soluzione di due Stati sovrani hanno ottenuto una netta vittoria.
Non si può dunque sperare la fine dell’occupazione e la pace. Ci si deve piuttosto aspettare nuovi insediamenti di coloni ebrei provenienti dalla Cisgiordania per installarsi nei territori palestinesi.”