Pubblichiamo, con il permesso dell’Autore, questo eccellente articolo di un grande sostenitore dell’on. Giovanna Masoni Brenni e della sua politica culturale. Peccato che il quotato “Opinionista liberale” non scriva più spesso! Ma, forse, l’infocata campagna elettorale avrà il potere di stimolarlo…


Nella Lugano da bere serpeggia inquietudine. Ban­che e fiduciarie soffrono, ancor più i loro dipendenti in esubero. Difficil­mente il finanzia­rio che durante decenni ha ali­mentato il benes­sere della città – e la fallace cognizione dell’eternità della cuccagna – genererà occupazione nel periodo medio-breve.

Lugano è a una svolta e deve reinven­tarsi. Al sindaco Giudici occorre rico­noscere la capacità di precorrere i tem­pi, una ventina d’anni fa intuì l’inde­rogabile necessità di sganciare la città dal monoreddito bancario e insieme a Buffi creò l’università. L’università ac­cese la muta larvale da città provin­ciale ancorché ricca a mini-città inter­nazionale, che consentì a Lugano l’a­pertura alla conoscenza, alla cultura e all’arte come mai sarebbe stato imma­ginabile prima. È un merito storico indiscutibile. Se la prosperità intrec­ciata ai malheurs fiscali e valutari al­trui va morendo, occorre rigenerarsi e aprire spazi alla formazione di nuovi alti valori aggiunti, quindi per mante­nere il suo benessere a Lugano si addi­ce diventare il luogo dell’alta educa­zione, della ricerca e dell’energia crea­tiva, il brillante magnete degli attori di questa mutazione. In simile contesto il cantiere della Lugano umanistica, che va ben aldilà del LAC, assume un rilie­vo cardinale.

Della mutazione Gio­vanna Masoni è stata ed è protagoni­sta. Controversa, com’è giusto che sia. Ha raccolto la patata bollente della vituperata cultura e si è esposta alle ingiurie ricorrenti che ben conosciamo, sport al quale le persone per bene vo­lentieri rinuncerebbero. Ma tant’è, an­che così ci si tempra. Senza perdere le staffe. Andando, come di suo costume, al fondo dei dossier. Ascoltando tutti e decidendo da sola. Oggi «Lugano città dell’arte e della cultura» è in mezzo al guado, tuttora fragile al cospetto di potenti insofferenze. Il contenzioso museale fra comune e cantone sebbene progredito non è disincagliato ed è fondamentale che dia ossigeno a una gestione indipendente ispirata ai soli principi di competenza, aperta a inte­razioni che mal sopportano lacci e lac­cioli burocratici. L’irrinunciabile rap­porto con fondazioni e collezionisti privati, prova ne sia l’immediato ri­verbero internazionale della Fonda­zione Olgiati, è tuttora irrisolto. Nume­rosi tesori rimangono sommersi in at­tesa di un rapporto istituzionale pro­attivo. Manca una considerazione fi­scale verso chi assume gli enormi costi dei grandi eventi delle arti visive e della musica e occorre difendersi dalle spinte sempre in agguato del genius loci. Occorre, soprattutto, non intende­re il LAC come una sacra ara bensì come «fabrica» che incoraggi e illumi­ni lo sviluppo di un itinerario dinami­co di gallerie, laboratori, mostre, con­certi, aste, teatri di strada, piccole e grandi follie. Globuli rossi nel sangue della città.

Per il successo dell’impresa Giovanna Masoni è determinante. Donna politi­ca coraggiosa e consumata, si applica con passione e razionalità, sempre se­guendo il fil rouge delle sue convinzio­ni. È la persona giusta per gestire con efficacia e indipendenza questo ma­gnifico progetto. Per scegliere le perso­ne giuste al posto giusto.

Allora è augurabile che Giovanna Ma­soni venga brillantemente confermata in Municipio, in tempi normali un fat­to acquisito. Ahimè quest’anno la sua rielezione cade nel tritacarne del guanto lanciato dalla Lega a Re Gior­gio, preludio a una zuffa al calor bian­co. È quindi indispensabile, aldilà del­le passioni suscitate dal ring dei fratel­li coltelli, che gli elettori di ogni fede depongano un voto convinto e com­patto per Giovanna Masoni e per il progetto «Lugano città dell’arte e della cultura», cardine dello sviluppo della città.

Alberto Bernardoni, imprenditore
(pubblicato nel CdT di sabato 26 gennaio)