Pubblichiamo questo arguto articolo del nostro amico e sodale di battaglie politiche dottor Gianfranco Soldati. Egli in verità snobba il nostro (pur mite) inverno: soggiorna alle Canarie e non tornerà prima di primavera. Presto lo intervisteremo, sarà interessante. Lui ha molte cose da dirci!

Tenerife B
23 gennaio 2013: a Los Christianos, Tenerife Sur, neanche una goccia di pioggia da 73 giorni. Sulla terrazza, all’ombra, 27 gradi. Dalla televisione notizie rallegranti. Cameron ha tenuto un lungo discorso: in caso di sua rielezione il popolo britannico voterà nella primavera 2015 sulla permanenza o meno nell’UE. Penso con sollievo che con questa promessa si è irreversibilmente guadagnato la rielezione. Penso con sgomento alle montagne di disinformazione, denigrazione e vituperio che gli scateneranno addosso i plutocrati di Bruxelles e la stampa continentale, codina, governativa e servile, come inveiva in Gran Consiglio Flavio Maspoli.

Per mettere in imbarazzo Cameron, il leader dell’opposizione laburista Milliband gli ha chiesto ripetutamente di dire cosa voterà: sì o no all’Unione Europea? Evidentemente, nella sua qualità di primo ministro, Cameron non poteva rispondere direttamente. Lo ha però fatto in modo inequivocabile con la quantità di critiche che ha rivolto all’attuale dirigenza UE: voterà no. Il suo discorso mi ha rallegrato perché ha ripreso praticamente tutte le critiche che l’UDC ripete oramai da anni a questa UE: un coacervo elitario privo della minima legittimazione democratica e inutilmente centralista di politicanti, professori di teorie solo teoriche e burocrati incalliti che hanno perso, ma forse mai lo hanno avuto, ogni contatto con la popolazione europea.

Altra notizia rallegrante: il Monte dei Paschi di Siena (MPS), da sempre banca di casa del comunismo italiano sin dai tempi di Togliatti e anche del comunismo trasformista di Bersani & Vendola, si trova in angoscianti difficoltà. Grazie a, diciamo, coraggiose speculazioni nel campo dei cosiddetti derivati ha involontariamente lasciato sul tavolo 740 milioni di euro: proprio quel che si dice un bel lasciarci le penne. Una somma ingente, per una piccola banca regionale, tale da metterne in pericolo la sussistenza. Il presidente della banca responsabile della disavventura, Giuseppe Mussari, era già stato allontanato e, «promoveatur ut amoveatur», si promuova per poter allontanare, passato alla presidenza dell’ABI, Associazione bancaria italiana. Dando prova della necessaria onestà ha subito dimissionato da questa carica: gliene va dato atto.

Altra e simultanea notizia rallegrante: il Monte dei Paschi ha in portafolio oltre 22 miliardi di titoli di Stato, buoni del tesoro di questo o quel tipo. Doppiamente rallegrante questa informazione, perché conferma pienamente quanto abbiamo ripetutamente scritto in altri articoli: i soldi prestati alle banche europee dalla banca centrale vanno tutti a finire in titoli di Stato. L’economia reale bisognosa di finanziamenti non vede il becco di un quattrino. A prescindere: meno male, penserai tu, amico lettore: 740 milioni di perdite a fronte di 22.000 e più milioni in portafolio di sicuri titoli di Stato è un’inezia, una bazzecola, una quisquilia, come avrebbe detto Totò. Invece no; perché ci si deve domandare come faccia una insignificante, anche se antichissima, banca provinciale ad avere tanti miliardi a disposizione. E la risposta è subito trovata.

Nel luglio 2012 i maghi di Bruxelles presieduti dai Draghi hanno concesso alle banche europee 1020 miliardi di euro di prestito all’1% per tre anni, per salvare le banche stesse e poi dare impulso alla crescita. Le banche, invece di finanziare l’economia reale, hanno comperato titoli di Stato, lucrando così senza fatica e con tutta calma la differenza tra l’1% da pagare alla BCE di Draghi e il tasso di interesse notevolmente più alto pagato dagli Stati troppo indebitati: l’oramai celeberrimo spread lo intascano in realtà quasi tutto le banche, che lasciano solo minuscole briciole ai comuni mortali. Ed è esattamente per questo motivo che lo spread italiano è diminuito e non, come pretende l’ineffabile ed eurofanatico (sono eufemismi) Monti, vero prototipo del tipico politicante italiano. Dei 1020 miliardi di cui sopra, l’Italia ne ha ricevuti 240 o 260, non ricordo bene. Sembrerebbe giusto pensare che 22 siano finiti al Monte dei Paschi. Le notizie rallegranti hanno, come le medaglie, due facce. La seconda faccia della notizia riguardante l’antica banca di Siena è rattristante; a pagare lo sfacelo saranno, more solito, i piccoli azionisti che vedono sfumare i loro sudati risparmi.

23 gennaio 2013: la giornata non è finita, sulla terrazza addirittura 29 gradi, e già RaiNews annuncia che Barroso e van Rompuy hanno sollecitato la Gran Bretagna a restare nell’UE. La Merkel, più diplomatica, ha già affermato, pochi minuti fa, che per l’UE la Gran Bretagna è indispensabile. Come volevasi dimostrare.

24 gennaio 2013, alle due del mattino, ancora 21 gradi sulla terrazza. Rassegna stampa di RaiNews: Bankitalia (banca centrale italiana) piagnucola: «Ci hanno ingannati», alludendo al MPS. L’attuale amministratore delegato della banca tranquillizza azionisti e investitori: «Adesso la banca è pulita». Lapsus linguae o improprietà di linguaggio? Doveva dire: «adesso la banca è ri-pulita, di 740 milioni di euro». Altri dirigenti assicurano: questa perdita non preoccupa, i bonds in portafoglio ne assicurano la copertura. Dimenticano di dire che i bonds non sono capitale della banca, ma un debito verso la BCE che ha loro benevolmente concesso di incassarne gli interessi. «Il Manifesto» titola con arguzia il suo editoriale: «Sotto il Monte la Banca crepa». «Il Sole 24 ore» fa sapere che nella speculazione miseramente fallita c’è lo zampino di Goldman Sachs, Morgan Stanley, Lehmann (nel frattempo fallita) e Deutsche Bank. Talmente logico che lo sapevamo già.

Morale della favola: quando i politici protestano contro la speculazione, è perché hanno scheletri nell’armadio. La speculazione non deruba nessuno: i suoi profitti sono perdite di altri speculatori, il bilancio è neutro al centesimo. L’ingegneria finanziaria era, è e rimarrà sempre un giuoco delle tre tavolette.

Gianfranco Soldati, presidente onorario dell’UDC Ticino

[pubblicato nel CdT di martedì 29 gennaio]