I flussi di capitale da un paese all’altro rispecchiano il livello di integrazione nei mercati finanziari globali. In Europa, attività come prestiti internazionali, investimenti stranieri diretti e operazioni di acquisto di azioni e bond sono in calo del 60% dai massimi.

Dal 1997 al 2007, metà della crescita dei flussi di capitale mondiale sui mercati è avvenuta nelle piazze e piattaforme di trading d’Europa. Dopo il 2008, l’integrazione finanziaria ha iniziato a sfaldarsi.
I prestiti tra gli Stati europei, che dominavano i flussi di capitale negli anni precedenti allo scoppio della crisi economica, hanno dimostrato che in contesti economici e finanziari difficili hanno breve durata e si prosciugano in fretta.

A causa della crisi e degli spread eccessivi tra i bond sovrani, società che hanno la stessa solvibilità possono accedere al credito a tassi molto diversi a seconda della loro collocazione nel mercato unico.
Le autorità europee sperano che un passaggio graduale al mercato unico possa evitare la disintegrazione dei mercati.
Ma l’onda crescente di anti-europeismo e euro-scetticismo ha alimentato una certa tendenza al protezionismo verso persone e beni, ossia verso lavoratori che vengono da altri stati membri, merci importate da altri Paesi dell’Unione europea, ma anche per il settore bancario.
Le banche hanno quasi smesso di prestarsi reciprocamente denaro. Dal 2007 a oggi hanno ridotto i crediti all’estero per l’equivalente di 3’700 miliardi di euro : di questi, 2’800 miliardi sono stati prosciugati in Europa.

(Fonte : Wall Street Italia.com)