Le borse continuano a correre, incuranti della crisi del debito sovrano europea e della debolezza persistente del mercato occupazionale.

“Vorrei poter dire che tutto questo è una buona notizia, ma non lo è – scrive sul New York Times l’economista americano Paul Krugman, facendo riferimento ai guadagni incamerati nelle ultime sedute dalle borse mondiali, con il Dow Jones (l’indice statunitense dei 30 titoli a maggiore capitalizzazione) che ha raggiunto i massimi di sempre.

“Questi bassi tassi di interesse – commenta Krugman – sono il segno di un’economia che non è affatto in piena ripresa dalla crisi finanziaria del 2008, mentre il livello elevato dei prezzi delle azioni non dovrebbe essere motivo di festa, ma è, in gran parte, un riflesso del crescente scollamento tra produttività e salari.
I bassi tassi di interesse riflettono sì l’attivismo delle Banche centrali ma anche la crisi stessa. In questo momento tutti vogliono risparmiare e nessuno vuole investire. Quindi siamo inondati da risparmi che non hanno nessun posto dove andare. Questo risparmio in eccesso comporta una riduzione dei costi finanziari”.

Come spiegare l’ottimo andamento delle Borse? Concorrono in questa direzione più fattori, fra i quali anche i rendimenti obbligazionari bassi e gli investitori devono mettere i loro soldi da qualche parte.
“E’ anche vero, però – riconosce Krugman – che mentre l’economia continua ad essere profondamente depressa, i profitti aziendali hanno messo in atto una forte ripresa. E questa è una brutta cosa!
Non solo i lavoratori non riescono a condividere i frutti della propria produttività in aumento, ma centinaia di miliardi di dollari si stanno accumulando nelle casse delle società che, di fronte a una domanda debole dei consumatori, non vedono alcuna ragione per mettere quei dollari al lavoro”.
Quindi, il messaggio dei mercati non è affatto una buona notizia.”

(Fonte : Wall Street Italia.com)