Lugano è custode della terza piazza finanziaria elvetica. Una realtà che nel corso degli ultimi anni è stata confrontata con una serie di attacchi provenienti principalmente dall’Italia. Gli scudi fiscali prima, le black list poi, la necessità di adeguarsi alle pressanti richieste dell’Europa e degli Stati Uniti sono caduti come macigni sul Ticino e su Lugano in particolare. Le chiusure di alcuni istituti di credito presenti in città da tempo ne sono una prova concreta.

In questo contesto si inserisce anche la scelta di Generali di mettere in vendita BSI, una bandiera del settore bancario ticinese. Non vi sarebbe fretta ma fra i nomi dei colossi bancari interessati all’acquisto non ve ne sono di svizzeri. Nessuno in patria sembra interessato a riprendere il marchio BSI. La questione della vendita di BSI offre l’aggancio per una riflessione circa i fondi depositati nelle banche svizzere non dichiarati al fisco d’origine. Se n’è discusso recentemente a margine di uno degli appuntamenti del tavolo della crisi promosso da Giovanna Masoni e dedicato ad una nuova fiscalità per la piazza finanziaria ticinese. I fondi cosiddetti neri ed il segreto bancario stanno infatti avendo ripercussioni anche sul valore di mercato degli istituti di credito, compreso quello di BSI.

Infatti, se originariamente il valore di un istituto di credito dipendeva dalla somma dei patrimoni amministrati, oggi la presenza di una forte percentuale di fondi non dichiarati si sta rivelando pregiudizievole per il valore della banca. Ecco quindi che vendere una banca con una forte percentuale di patrimoni non dichiarati oggi è decisamente più difficile e meno remunerativo. Gestire fondi neri sembra poter essere indolore solo per i piccoli istituti non presenti all’estero che, quindi, non temono rappresaglie da parte di autorità fiscali straniere. Per i gruppi bancari con filiali in diversi paesi avere in portafoglio il capitale azionario di una banca svizzera che custodisce fondi neri rappresenterebbe un rischio.

Cambiano o dovranno cambiare, quindi, le dinamiche anche della nostra piazza finanziaria. Questa e l’economia chiedono alla politica stabilità dal punto di vista istituzionale, normativo e della concorrenzialità fiscale. È fondamentale pertanto cogliere le nuove potenzialità e diversificare.

Dalla nostra città ha una provatissima competenza nella gestione patrimoniale, una stabilità indiscussa e una professionalità senza eguali. È su questi elementi e sull’irreprensibilità del sistema bancario che Lugano dovrà puntare per mantenere salde le redini di un elemento essenziale della propria realtà economica e finanziaria.

Roberto Badaracco
Candidato PLR al Municipio e al Consiglio comunale di Lugano