2013  (6 aprile)   

i Luganesi non hanno ancora votato

(francesco de maria) Abbiamo esitato prima di pubblicare questo pezzo, inviatoci da un nostro collaboratore che stimiamo opinionista politico di valore ed autentico eroe del “politicamente s-corretto”. Ma lo facciamo perché

— esso presenta contenuti e argomentazioni interessanti
— la pubblicazione avviene nell’evidenza che l’articolo
rappresenta l’opinione dell’Autore e non del portale

Certamente non pensiamo a Borradori come a un “male minore”…
… e men che meno abbiamo mai pensato a ReGiorgio come a un “male maggiore”!

PS. Minotti, come sempre incisivo, incorre in qualche vistosa esagerazione. Come quando non esita a paragonare il dopo-Nano al dopo-25 aprile 1945. Lo scusiamo perché, complice la sua ancor giovane età, egli non poté certamente trovarsi sul posto, in quel piazzale Loreto di un fatale 29 aprile…

Da parecchie settimane assistiamo alla campagna elettorale per le elezioni comunali di Lugano. Colpisce il fatto che un sindaco si ripresenti ancora dopo quasi 30 anni di esercizio della carica. Forse che non ci sono nel suo partito nuove persone capaci di prendere la “relève”? Non penso e, se sì, questo è comunque un errore di coloro (in primis il sindaco uscente) che sono stati per troppo tempo incollati al cadreghino e hanno mortificato una generazione “di mezzo” di cittadini impegnati nella cosa pubblica, che non hanno potuto emergere. Adesso il PLR luganese rischia di pagarne lo scotto. Dove sono andate a finire tra l’altro quelle norme statutarie, che quasi tutti i partiti (compreso il PLRT) si sono dati, e che in teoria (solo in teoria?) limiterebbero a 16 anni la ininterrotta presenza in un consesso?

Ma l’avvicendamento sarebbe auspicabile non solo per ragioni anagrafiche o di durata in carica. L’avvicendamento delle persone serve anche al rinnovamento delle idee e degli schemi mentali, al rinnovamento della politica cittadina. Le medesime persone non possono interpretare tutte le stagioni: per esempio: la stagione del boom edilizio indiscriminato dei passati decenni e quella (da molti auspicata a parole) di uno sviluppo futuro urbanisticamente più equilibrato, con più verde urbano, ecc.; la stagione dei (necessari) grandi investimenti stradali e di una città vista solo “a misura d’auto” degli scorsi anni e la auspicata città del futuro con una rete di tram a H e un’organizzazione territoriale più avveduta e lungimirante. E così via. Chi ha interpretato una certa politica non può essere garanzia di aggiornamento e di rinnovamento.

Andiamo al sodo: la lotta per la carica di sindaco secondo i pronostici si giocherà tra Giudici e Borradori. Colpisce la concomitante campagna contro Borradori e la Lega da un lato e, contemporaneamente, di elogio smaccato e poco oggettivo per Giudici dall’altro lato. Sulla campagna antileghista non mi dilungo: il cattivo gusto è arrivato fino alle  invettive contro Giuliano Bignasca anche dopo la di lui morte, contestando pretestuosamente il fatto che il suo nome sia rimasto sulla lista elettorale. In questa campagna si è particolarmente distinto l’avv. Paolo Bernasconi. Anche contro Borradori, sia Giudici che i suoi gregari sono andati giù abbastanza pesanti, ripetendo i cliché un po’ datati sul Borradori che direbbe di sì a tutti e, addirittura, rimproverandogli di avere pianificato male e lasciato cementificare il Cantone nella sua funzione di direttore del Dipartimento del Territorio; un rimprovero piuttosto audace se a farlo non sono degli ambientalisti ma i supporters di Giorgio Giudici, che è forse il politico ticinese che più se ne frega dell’ambiente e di uno sviluppo ordinato del territorio! Per dirla con una battuta: può darsi che Borradori qualche volta abbia preso delle decisioni poco incisive….ma forse perché cedette alle pressioni del sindaco di Lugano!….

Orbene, per oggettività, di Marco Borradori va detto almeno una cosa: egli ha dimostrato delle doti di equilibrio e di assennatezza degne di rilievo. Personalmente non ho sempre condiviso le sue scelte: gli fui contro sulla questione dell’inceneritore e su quella del collegamento stradale Camorino-Locarno (la A95 che avrebbe tagliato in diagonale l’area agricola del Piano di Magadino e che poi fu respinta in votazione popolare); come segretario della STAN ho inoltre ritenuto la sua politica (la politica del Cantone) in materia di protezione dei beni culturali troppo timida e troppo blanda. Però gli devo riconoscere una certa indipendenza: egli non è – contrariamente a Giorgio Giudici – rappresentante diretto della lobby dell’edilizia, ma un pragmatico che – come molti politici – cerca di “barcamenarsi” tra interessi contrapposti. Sulla strada nel piano di Magadino devo riconoscergli correttezza nell’avere accettato lealmente il responso del voto popolare e di aver cercato di trovare una alternativa che andasse bene anche ai referendisti. Sui beni culturali ho osservato negli ultimi tempi da parte sua una maggior sensibilità: ha portato in porto la nuova Legge sullo sviluppo territoriale e, negli ultimi mesi, ha fatto passare in Consiglio di Stato la proposta di legge per un compenso in materia pianificatoria; entrambe riforme provvide che si attendevano da tempo ma che, se fosse per gli amici trasversali di Giudici (leggasi: gli avversari della LPT approvata lo scorso 3 marzo), non avrebbero mai visto la luce! In questa campagna elettorale, egli ha poi scritto cose apprezzabili sulla necessità di promuovere uno sviluppo urbanistico di qualità nella nuova città di Lugano, sulla necessità di promuovere di più il verde urbano, ecc.. Da persona intelligente, pur provenendo da quegli ambienti economici che favorirono nel passato il disordinato sviluppo di Lugano, egli capisce insomma  che è indispensabile oggi una certa correzione di rotta, percepisce le esigenze diffuse nella popolazione per una città con maggior qualità di vita, accanto naturalmente alle esigenze dello sviluppo economico con le quali vanno conciliate.

Veniamo ora agli elogi sperticati di Giorgio Giudici, espresse senza risparmio da molti politici (PLR e non) che hanno scritto sui giornali. Ma è proprio vero che Giudici è stato quel grande e geniale sindaco, sempre pieno di idee e proposte lungimiranti e che ha forgiato (sottinteso: nel bene) lo sviluppo di Lugano degli ultimi decenni? A me non pare proprio: se fosse stato lungimirante, Lugano non si troverebbe a gestire un PVP che rincorre affannosamente un traffico viepiù crescente e difficilmente gestibile. Se fosse stato lungimirante, egli avrebbe portato avanti già 20 o 30 anni fa un progetto di trasporti pubblici efficienti di cui oggi si sente dolorosamente la mancanza a Lugano: quel tram per il quale il Consiglio comunale qualche mese fa ha votato finalmente il credito di progettazione e che probabilmente sarebbe l’unico modo per spostare una quota significativa di lavoratori pendolari e di cittadini dalle quattro ruote al trasporto pubblico, sgravando in tal modo sia le strade di accesso che le strade interne all’agglomerato cittadino! Ma, a causa della miopia del passato, il tram lo vedremo se va bene fra 25 o 30 anni, quando invece servirebbe quanto prima possibile!

La miopia tramviaria ha implicato, se vogliamo essere lucidi nell’analisi, pure una miopia nella gestione finanziaria della città: nel senso che, se si vuole portare avanti un progetto di questa portata (e soprattutto se si vuole realizzarlo presto), occorre anche riservare le necessarie poste a budget. D’accordo infatti che si tratta di un’opera che dovrà essere sussidiata da Cantone e Confederazione, ma se la città vuole essere padrona della tempistica di realizzazione dovrebbe anche essere disposta e soprattutto essere in grado di anticipare di qualche anno gli investimenti a questo scopo di alcune decine di milioni di franchi, come fece (con tutte le proporzioni del caso) il borgo di Ascona con la galleria del Cantonaccio.(E come dovrebbe forse fare il Cantone con la prosecuzione di Alptransit in direzione dell’Italia!). Ma naturalmente per anticipare i soldi per progetti strategici fondamentali, i soldi bisogna averli e non buttarli via con una spesa corrente o con una politica degli investimenti poco rigorose e senza chiare priorità.

Per quanto riguarda lo sviluppo urbanistico, poi, peggio che andar di notte: più che a promuovere l’urbanismo della città, Giudici è sembrato intento spesso a sostenere vistosamente interessi privati con pochissimo riguardo per l’interesse della città: basterebbe rammentare un episodio ormai lontano di parecchi anni nel suo “regno”: al momento in cui il Municipio gli dovette togliere, per evidente conflitto d’interesse, la responsabilità di capo dicastero in occasione della vicenda Palace. Poi su su fino al posteggi abusivi in via della Posta e ad altri progetti dove il Giudici architetto si veniva a sovrapporre sistematicamente al Giudici sindaco; per non parlare di certe varianti di Piano Regolatore “di poco conto” con cui si sono vendute parti di terreni comunali ad esclusivo beneficio dei privati di turno e del clientelismo elettorale del sindaco.

Va poi detto, in generale, che degli amministratori saggi di una città non dovrebbero preoccuparsi solo di alcuni grandi investimenti (per quanto necessari) in megaprogetti tipo: nuovo stadio, LAC, polo fieristico, ecc. ma dovrebbero sempre avere presente lo sviluppo complessivo della città e le esigenze concrete e quotidiane della sua popolazione. Per intenderci: ci si dovrebbe confrontare pure con problemi come alloggi a pigione moderata, il verde urbano e le ciclopiste, il sostegno alle attività sportive ricreative e culturali “popolari” (soprattutto giovanili), ecc.. Benché la città di Lugano faccia parecchio anche in quest’ultimo campo, l’entità delle differenze nei budget tra il LAC e quest’ultime attività colpisce un osservatore distaccato. Volutamente non citiamo il campo dell’aiuto sociale, perché in questo campo la città di Lugano ha fatto moltissimo…..

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In conclusione: se la battaglia per il sindacato sarà tra Giudici e Borradori, se fossi cittadino luganese personalmente non avrei alcun dubbio sulla scelta. Molto meglio Borradori. Questo con tutto il rispetto per altri candidati/candidate al Municipio o municipali uscenti, che potrebbero senz’altro avere le qualità umane e la competenza per diventare sindaco della città, ma ai quali/alle quali forse mancheranno i consensi (sia in termini di schede di partito sia in termini di voti personali). Forse, perché di questi tempi non si può dare nulla per certo: si veda quanto successo alle recenti elezioni italiane o il pareggio lo scorso anno tra Marco Romano e Monica Duca Widmer: il cambiamento delle generazioni potrebbe portare a qualche sorpresa all’interno delle liste pure a Lugano (per es. il giovane Michele Bertini come si piazzerà?).

Ma facciamo pure i nomi, per non essere ipocriti: i municipali uscenti Giovanna Masoni, Angelo Jelmini e Lorenzo Quadri meritano la rielezione per il notevole impegno che hanno messo nella carica. I primi due avrebbero anche il formato per fare il sindaco….ma forse non avranno i numeri (per Jelmini certo non li avrà il suo partito). Anche i candidati socialisti Marco Jermini e Cristina Zanini Barzaghi sarebbero sicuramente dei buoni municipali: hanno competenza, pragmatismo e la necessaria determinazione. Uno che per competenza è sicuramente due spanne sopra molti altri candidati è l’avv. Stelio Pesciallo, di Area Liberale: soprattutto in materia finanziaria ed economica egli avrebbe come pochi l’auspicabile solidità di posizioni e chiarezza di idee; un liberale profilato, su certi temi se vogliamo un po’ sulla linea di Giudici, ma senza gli addentellati clientelari di quest’ultimo. Egli avrebbe la capacità di visione strategica, che non molti hanno.

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Vanno ancora rammentati due “motivi tattici” per cui molti esponenti di partito non PLR, o propendono perché resti sindaco Giudici, oppure comprensibilmente non vogliono pronunciarsi prima delle elezioni per il Municipio del 14 aprile. Il motivo per cui certi politicanti PPD o anche certi socialisti sotto sotto, dovendo scegliere tra i due, preferirebbero Giudici, sta nel fatto che Giudici è ormai avviato al declino e – per un avversario – è ormai meno temibile e soprattutto durerebbe in carica ancora pochi anni! Borradori è invece temuto perché i suoi avversari paventano che possa restare in carica per 4 legislature (Consiglio di Stato docet!). Si tratta di un motivo un po’ meschino, ma la politica è fatta talvolta di meschinità. A questo motivo in parecchi si aggiunge un odio antileghista che la morte di Bignasca ha disfrenato ancor di più: una specie di vendetta postuma anti-Nano per tutti gli sberleffi che da lui si eran dovuti subire! Questo fenomeno è paragonabile al furente antifascismo del dopo-25 luglio 1943 (o del dopo-25 aprile 1945) in Italia….

L’altro motivo tattico che consiglia alcuni a non pronunciarsi prima del 14 aprile sulla disfida del sindacato è invece più comprensibile: è chiaro che il braccio di ferro tra Giudici e Borradori favorisce i partiti dei due papabili perché potrebbe convogliare sin dal 14 aprile molti preferenziali esterni su entrambi; questo potrebbe essere micidiale per gli altri partiti in lizza, causando loro emorragie di voti che potrebbero anche impedirgli di raggiungere il quoziente, tanto più che la scheda senza intestazione con preferenziali panachés è data tuttora per molto gettonata. Si capisce quindi che PPD (fatta eccezione per una candidata un po’ avventata che non ha avuto dubbi a schierarsi per Giudici in televisione) e PS per  ora preferiscano non esprimersi. Quantunque la presenza di una lista UDC autonoma (per la Lega) e di una lista di Area liberale (per il PLR) siano una spina nel fianco dei due principali partiti, ciò che indirettamente potrebbe favorire PS e PPD contribuendo ad assicurare loro almeno un seggio ciascuno. À propos: personalmente avrei ritenuto logico che UDC e Area liberale si fondessero in un’unica lista, perché oggettivamente su molti temi sono affini e inoltre andando divisi si precludono probabilmente un successo significativo. Ma anche qui la logica non sempre collima con la politique politicienne, che per natura è sempre un po’ meschinella.

Paolo Camillo Minotti