[fdm, commento] Un discorso dai contenuti socialisti molto classici: attacco alla Lega, che imperterrita continua a vincere, e presentazione del PS per quello che realmente è: il partito delle tasse.


Il recente successo della Lega a Lugano non ha fatto che confermare un trend che ha assunto dimensioni preoccupanti per tutte le altre forze politiche. E ciò anche in considerazione del fatto che i rappresentanti di questo partito si propongono come detentori del monopolio di rappresentanza dei cittadini.

Una situazione che deve farci riflettere a fondo e che deve spronarci a lavorare meglio anche in funzione dei risultati elettorali e non solo nell’ambito parlamentare. Cose evidentemente già dette ma che fatichiamo mettere in pratica. Quello che poi dobbiamo imparare a fare meglio è la sistematica denuncia delle evidenti contraddizioni tra il dire e il fare che questo movimento, quando è chiamato ad assumersi responsabilità di Governo, evidenzia ad ogni occasione.

Dire di sì a tutto, senza scrupoli, raccogliendo cicche a destra e a manca, è facile. Trasformare poi le denuncie in proposte concrete e praticabili e sostanziarle nella realtà dei fatti, quando si devono fare i conti con le finanze o con normative cantonali, nazionali e internazionali, un po’ meno e lo abbiamo visto nel recente dibattito in GC sulla privatizzazione, di fatto, dell’esecuzione carceraria . Decisione che, senza il provvidenziale intervento dei socialisti, sarebbe stata addirittura catastrofica per le ricadute in termini occupazionali per i residenti.

Andrà poi verificato anche quale sarà lo sviluppo della costante contrapposizione di ruoli tra il Cantone e il semicantone di Lugano, considerato che le due maggioranze, ancorché relative, sono le medesime, ciò che dovrebbe finalmente permettere una collaborazione fruttuosa a beneficio di tutta la cittadinanza cantonale. Permetteteci di avere qualche dubbio e di essere preoccupati per le inevitabili dicotomie che serviranno solo a maggiormente mettere in risalto le differenze tra la pratica e grammatica e quindi a dare un quadro reale ai cittadini di quanto sia più semplice sparare a zero piuttosto che risolvere concretamente i problemi.

Noi l’abbiamo detto, anche se inascoltati, che la vera alternativa tra PLR e Lega, cioè tra copia e originale, poteva solo essere il nostro modo di fare politica. Un modo chiaro e trasparente di gestire la cosa pubblica senza inciuci e concussioni. Dobbiamo quindi con i fatti proseguire su questa linea e se sapremo farci ascoltare, magari senza litigare tra di noi, i risultati ottenuti un anno fa a Bellinzona e a metà mese alle Terre di Pedemonte non saranno occasionali ma potrebbero diventare una realtà diffusa.

I cittadini e le cittadine del cantone, innegabilmente, soffrono di una situazione di disagio che va viepiù acuendosi e nessuno può affermare che siano rimasti inascoltati da parte nostra. Molto probabilmente non hanno ricevuto le risposte che si aspettavano, in parte per colpa nostra, ma anche perché la xenofobia e il razzismo non hanno diritto di cittadinanza nel nostro partito.

Ciò non toglie che i problemi rimangono e tenderanno divenire cronici, anche a causa dell’evoluzione della situazione finanziaria a livello cantonale, ma anche comunale, che porterà ad una richiesta sempre più pressante di soppressione di prestazioni. Prestazioni che notoriamente sono proprio destinate a chi ha già molti problemi.

E sarà quello che ci attende poiché chi vaneggia di sgravi fiscali e di amnistie premio per i disonesti non demorde e continua a tessere alleanze, anche spurie, sollecitando improbabili sostegni all’occupazione da attuare attraverso sgravi fiscali per chi non ne ha bisogno. Sarà un banco di prova che metterà a nudo le reali disponibilità dei vari partiti e movimenti ad accantonare la volontà di fare regali ai ricchi e ai disonesti per destinare maggiori risorse per l’occupazione dei residenti. Poiché di questo si tratta. Ed è veramente un problema di attualità a cui uno Stato degno di questo nome dovrebbe dedicare tempo e risorse senza condizionarle all’accettazione di un premio a favore di chi ha evaso il fisco mentre la totalità dei salariati ha pagato fino all’ultimo centesimo.

Ma si sa la coerenza non è certamente il marchio della destra economica e finanziaria, poiché se così fosse non si capisce perché una fetta crescente dell’imprenditoria locale e d’importazione preferisce assumere, sfruttandoli, lavoratori provenienti dall’estero, invece che residenti.

E queste considerazioni sono ancora più attuali alla luce della decisione odierna del Consiglio federale che con l’adozione della clausola di salvaguardia non ha fatto altro che dare un contentino alla destra economica e parlamentare, preoccupate dell’esito della prossima votazione sull’apertura della libera circolazione alla Croazia, che potrebbe far traballare tutto il castello della libera circolazione.

Una destra, ben conscia che una simile apertura richiederebbe un inasprimento sostanziale delle misure d’accompagnamento atto a scongiurare il dumping dilagante. Ciò che, appunto, gli imprenditori, anche quelli di stampo populista, assolutamente non vogliono per poter continuare a fare i loro sporchi intrallazzi e applicare salari da fame.

Così come non vogliono i salari minimi a 4000 franchi e in Ticino neppure a 3300, così come non volevano l’iniziativa Minder e adesso figuriamoci quella 1-12 che finalmente potrebbe mettere un freno all’esosità dei manager, così come sono silenti sulla questione della restituzione dei premi di cassa malati pagati in troppo dai ticinesi, tanto per loro sarebbero solo una sorta di mancia.

Per cui, come sempre, i problemi dei salariati, dei meno abbienti, dei disoccupati, dei pensionati saranno posti sulle nostre e spalle e noi saremo ben contenti di contribuire alla loro soluzione anche se il populismo rampante ha consegnato ad altri lo scettro di comando.