“Basta menare il can per l’aia”
Un editoriale di Giancarlo Dillena
Corriere del Ticino, 23 aprile 2013


Scrive il direttore in un lucido ed incisivo articolo: “Ci sono due modi per non affrontare un problema. L’uno consiste nel negar­ne semplicemente l’esi­stenza. L’altro nel diluirlo al punto da farlo di fatto sparire, come una goccia di sciroppo in un fiume. È quanto successo all’insegna­mento della civica nelle nostre scuole.”

Verissimo. In effetti all’iniziativa dei Giovani PLR “Riscopriamo la civica nelle scuole” (anno 2000)  si è risposto, in sostanza, facendo qualcosa… per mascherare il fatto che si intendeva fare poco o nulla. La Civica doveva essere insegnata “nel contesto delle altre materie”, per così dire “spalmata” qua e là! Un punto di vista di per sé non irragionevole, ma i risultati?

“Un’in­dagine pubblicata lo scorso anno da un gruppo di ricercatori della SUPSI ha rilevato la diffusa inefficacia di quanto si fa nella scuola in questo ambito. Alcuni ragazzi delle medie e medie supe­riori affermano candidamente di non essersi neppure accorti dell’e­sistenza di un insegnamento in questo senso; altri di averne tratto poche e frammentarie indicazioni; (…)”

Continua Dillena: “Alla precisa sollecitazione dell’iniziativa di tredici anni fa l’ap­parato scolastico ha risposto me­nando il proverbiale can per l’aia, con una formula molto diluita, né carne né pesce, che ha mostrato tutta la sua debolezza.”  “E neppure l’ancoraggio nelle ore di storia [a mente dei riformatori, la storia doveva in primis “ospitare” la Civica, ndr], teoricamente motivato dalla necessità di spiegare genesi e sviluppo degli istituti democratici prima di entrare nel merito degli stessi, oltre a riproporre il dilemma infinito e irrisolvibile dell’uovo e della gallina, ha finito col rendere di fatto la civica un sottoprodotto trascurabile, quando non puramente inesistente, della materia principale. Con gli esiti desolanti che la ricerca ha evidenziato.”

Parole dure ma assolutamente giustificate. La tentazione di criticare il DECS è forte (quando Bertoli era di là da venire!) ma bisogna per onestà intellettuale dare atto al Dipartimento di aver avuto il coraggio di commissionare e pubblicare lo studio “Cittadini a scuola per esserlo nella società”, dei professori Origoni, Marcionetti e Donati (2012). Le conclusioni della ricerca sono impietose. Ma…

“Per fortuna c’è ora chi vuole correre ai ripari, affrancando la civica da questa triste condizione «ancellare» e ridandole la piena dignità che merita. Sono i promotori – significativamente provenienti da aree politiche differenziate – della nuova iniziativa popolare «per educare i giovani alla cittadinanza». Una proposta che, non a caso, ha raccolto rapidamente un ampio consenso e che dovrà essere, questa volta, presa sul serio. Sarebbe infatti inammissibile che una sollecitazione come questa, basata su una verifica rigorosa dello stato del problema, che raccoglie un’esigenza largamente sentita da ampie fasce della popolazione (a cominciare dagli stessi allievi), manifestata in una forma che è una delle più chiare e solide espressioni di democrazia quale l’iniziativa popolare, finisse ancora una volta insabbiata nel nome di considerazioni pretestuose ed elusive.”

Dunque, la situazione è più che mediocre ma non tutto è perduto. La palla è ora nel campo dei promotori, un vigoroso drappello di dieci persone capitanato dal dottor Alberto Siccardi, primo firmatario,  al quale chi scrive si onora di appartenere. Il numero minimo di firme (7000) è stato raccolto in pochissimi giorni, ma si vuole andare ben oltre. E il 3 giugno i promotori si presenteranno puntuali a Palazzo delle Orsoline per la consegna.

Post scriptum dell’ultima ora. Di particolare interesse l’adesione portata all’iniziativa dal vicepresidente di Gioventù liberale radicale ticinese Fabio Käppeli (v. Ticinolibero in data odierna). Affaire à suivre!