Lavoro domenicale: DFE e Consiglio di Stato tra menzogna e illegalità
Duro e sarcastico comunicato di Giuseppe Sergi a nome del Movimento per il Socialismo



Pubblichiamo volentieri questo interessante comunicato, con il quale l’MPS mostra la sua volontà di non fare sconti sulla questione del lavoro domenicale (Fox Town e dintorni). Questa linea aggressiva e intransigente ha l’evidente vantaggio di assicurare al Movimento la massima visibilità.

Lo scorso 9 aprile il Consiglio di Stato del Canton Ticino, composto da uomini e donne in quel momento – così pare –  completamente sobri [contrariamente, così pare, all’on. Barra quella famosa sera, ndR], dichiarava  di aver “deciso la sospensione, per un periodo massimo di 12 mesi, della procedura avviata dall’Ufficio ispettorato del lavoro il 7 settembre 2012 in alcuni negozi del Mendrisiotto che impiegano in modo non conforme alla legge personale la domenica e nei giorni festivi”.

In questo comunicato, come si può notare dal brano qui sopra riportato, si ammette l’esistenza di un reato, in particolare laddove si ricorda che vi sono dei negozi “che impiegano in modo non conforme alla legge” personale la domenica e nei giorni festivi. L’uso dell’indicativo “impiegano” e non del condizionale “impiegherebbero” non lascia adito ad alcun dubbio sul fatto che l’autorità preposta al controllo dell’applicazione della Legge sul Lavoro (l’Ispettorato del lavoro agli ordini del DFE di Laura Sadis) abbia di fatto già constatato l’infrazione alle disposizioni della Legge federale sul Lavoro (LL).

A questo reato, d’altronde ammesso dagli stessi negozi da tempo, se ne aggiunge ora un secondo: il fatto che l’autorità decida di non perseguire questa infrazione di legge, “sospendendo” l’iter che avrebbe dovuto portare alla constatazione definitiva dell’infrazione, alla decretazione delle relative misure, nonché ad un intervento che facesse cessare la situazione di illegalità (rispetto del divieto del lavoro domenicale).

Di questo reato è responsabile, in primis, il DFE, autorità di esecuzione della LL. Ora, il comunicato che abbiamo citato, ci dice che il DFE ha anche un complice: il Consiglio di Stato in corpore  che avrebbe avallato la decisione del DFE.

Il deputato MPS Matteo Pronzini interessato a questa decisione (evidentemente per contestarla se possibile: come non pensare di poter contestare una decisione nella quale si sospende l’applicazione di una legge e quindi, logicamente, si sospende la legge stessa…) ha chiesto al Consiglio di Stato di poter disporre della summenzionata decisione.

Malgrado la legge sulla trasparenza, Pronzini ha dovuto insistere a più riprese. Alla fine ha ottenuto una risposta, seppur insoddisfacente,  dal governo. Anche se copia della decisione formale non è arrivata…

Un risposta per molti aspetti sconvolgente, perché dalla stessa apprendiamo  che  “durante la seduta del 9 aprile 2013 il Consiglio di Stato non ha emanato alcuna decisione eventualmente impugnabile“. E siamo già confrontati con l’ammissione di una prima menzogna: contrariamente a quanto si è comunicato pubblicamente a tutti i ticinesi il 9 aprile (“Il consiglio di Stato ha deciso…”, il governo non avrebbe deciso un bel nulla!

Il governo, si precisa poi, avrebbe “semplicemente formalizzato con nota a protocollo interna la sospensione della procedura secondo l’art. 51 cpv. 1 LL“. Ci chiediamo: che cosa vuol dire “formalizzare…la sospensione“: assolutamente nulla, a meno che questo non significhi prendere una decisione che però non si vuole far passare per una decisione, visto che il governo non è autorizzato a prenderne in materia (da quando un governo cantonale può sospendere una legge federale: roba da farci tornare nella condizione di richiamare l’esercito federale in Ticino!). Potrebbe voler dire, in un’altra più benevola ipotesi, che il governo ha preso atto di questa sospensione. Ma la presa d’atto di qualcosa può avvenire solo dopo che questo qualcosa sia  effettivamente avvenuto. Ed allora, nuova domanda: chi ha preso la decisione di “sospendere”  la procedura di controllo, in altre parole chi ha deciso che la Legge sul Lavoro per i prossimi 12 mesi non si applicherà al FoxTown?

Non certo il governo, che una decisione, ci dice lo stesso esecutivo, non l’ha presa. Non certo il DFE il quale questa idea di “sospendere” l’applicazione della Legge sul lavoro l’avrebbe, stando al comunicato del 9 aprile, “proposta” al Consiglio di Stato. Il quale, stando al comunicato del 9 aprile, l’avrebbe accolta prendendo di fatto una decisione; ma che tale non è, stando alla risposta che lo stesso governo ha dato a Matteo Pronzini. Un vero e proprio rompicapo. Che ha, non vi sono dubbi, che un solo obiettivo: confondere le cose, impedire un’opposizione (come ci si può opporre ad una decisione che un giorno c’è e il giorno dopo non c’è, né, tantomeno, è disponibile per essere impugnata?), tirare le cose alla lunga nella speranza che tutti se ne dimentichino.

Per sintetizzare: abbiamo una legge federale sospesa, ma la cui sospensione non è stata decisa da nessuno. In un comunicato il governo dice di averla decisa; in un testo successivo afferma di aver preso atto di una sospensione decisa da qualcun altro che, tuttavia, non si sa chi sia. Se fosse il DFE, questa decisione dovrebbe essere oggetto di una pubblicazione, di un atto formale che dovrebbe poter essere impugnato. In questo caso, ridicolo nel ridicolo, l’autorità di ricorso sarebbe il Consiglio di Stato…

Come possiamo vedere quindi, non solo il Consiglio di Stato ha mentito pubblicamente ai ticinesi; ma si è avventurato su un terreno di ampia illegalità, decretando, senza averne l’autorità la sospensione di una legge federale.

Una decisione pro-FoxTown, in attesa di una legge federale pro-FoxTown: decisamente la politica è sempre più al servizio dei potenti. E poco importa che le leggi non siano rispettate. Un bell’esempio di cosa sia  la democrazia liberale. In un simile esecutivo, il leghista  Barra si troverà a suo agio!

Alla luce di queste considerazioni l’MPS non poteva che rivolgersi nuovamente alla Magistratura. Lunedì 6 maggio verrà inoltrata una denuncia nei confronti dei membri del governo e del DFE alla Procura generale.

Per il coordinamento dell’MPS Giuseppe Sergi