“Il PPD luganese ha mancato un’appuntamento con la storia”
“Ero certo che sarebbe andata così”
“Bazzi e Leoni sono due brillanti giornalisti”
“La politica è una cosa seria”


È venuto a trovarci oggi, giorno dell’Ascensione, nel salotto buono di Ticinolive l’on. Armando Boneff, reputato vignettista e granconsigliere PPD. A colloquio con il professor Francesco De Maria egli si esprime con libertà e arguzia su umorismo e politica (che rimangono due cose distinte, anche se i punti di contatto non mancano).

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Una delle prime vignette di Armando Boneff (1987)



La sua vignetta su Rusconi e Moor (un ex del PPD) è stata molto ammirata ma, naturalmente, una parte del merito va riconosciuta allo stesso Rusconi… Una vignetta “facile” può essere splendidamente riuscita. In tal caso è minore il merito dell’umorista?

Armando Boneff  Di regola a me non piace affrontare tematiche che di per sé sono più umoristiche della più brillante delle interpretazioni. Nel caso da lei citato credo di aver aggiunto del mio, che non necessariamente è perfettamente aderente all’interpretazione data da “liberatv.ch“. L’esercizio che mi stimola è la ricerca della contraddizione o dell’eventuale paradosso che si può trovare in molte situazioni.

E poi, a tutto tondo, abbiamo il caso Cassis. Per un democristiano un PLR – nemico atavico – è sempre il più ghiotto bersaglio?

AB  Non sono mai stato un vignettista di regime né ho mai utilizzato le mie vignette per regolare i conti con gli avversari politici. Inevitabilmente la mia produzione non può che riflettere il mio “retroterra” con tutti i suoi aspetti, consci e inconsci.

Perché la gente adora sentire parlar male dei politici?

AB  C’è chi lo fa a ragion veduta (conoscendo i fatti e non approvando l’operato di Tizio o di Caio), chi non s’interessa di nulla ma ha bisogno di trovare un capro espiatorio per sfogare la propria insoddisfazione, e chi sovrastima il potere dei politici ritenendoli delle specie di superman. Paradossalmente questi sono sovente i cittadini che nelle campagne elettorali preferiscono i candidati più simpatici o più simili a loro, trascurandone la preparazione, ma scandalizzandosi ai primi sintomi di debolezza o d’incapacità degli eletti. Dobbiamo anche considerare la nostra vicinanza all’Italia dove, a torto o a ragione, il dileggio alla classe politica e alle istituzioni è diventato uno sport nazionale. Sono certo che alcuni dei miei concittadini non distinguono la realtà locale da quella della vicina penisola.

Le è mai successo che qualcuno si mostrasse offeso per una sua stoccata? Che le togliesse il saluto?

AB  Sono vignettista sul Giornale del Popolo e all’inizio, oltre 25 anni fa quando, per intenderci, il Mattino della Domenica non era ancora uscito o lo era da poco tempo, molto spesso le personalità pubbliche protagoniste nelle mie vignette s’indignavano. Era ancora l’epoca degli “intoccabili” e delle reazioni per “lesa maestà”. Non solo persone singole, ma anche ordini professionali (ricordo sorridendo la suscettibilità dei medici). A causa delle mie vignette, il Giornale del Popolo riceveva regolarmente disdette di abbonamenti e ciò malgrado la direzione mi lasciava sorprendentemente libero di agire. Per quel mio periodo di fecondo “apprendistato” di vignettista in condizioni ottimali, ancora oggi sono grato all’Editore e all’allora giovane direttore del GdP, Filippo Lombardi. Qualche letteraccia l’ho ricevuta anch’io, ma rapportata al lungo periodo trascorso, ben poca cosa.

Come mai tra tutti i portali ha scelto la liberatv di Marco Bazzi?

AB  Conosco da tempo Bazzi e Leoni che considero due brillanti giornalisti; a me piacciono le novità ma più di tutto amo la libertà. Qualcuno un giorno mi disse che ero “di Timedia”. Benché abbia un ottimo rapporto con il Giornale del Popolo mi si presentava l’occasione di dimostrare che “sono mio” e collaboro volentieri con chiunque riesca ad instaurare un rapporto empatico, nell’ovvio rispetto dei ruoli e dei doveri (si tratta comunque di un lavoro, non di un hobby).

Le capita mai di ridere mentre disegna i suoi personaggi?

AB  Mi dicono che spesso assumo l’espressione dei personaggi che disegno, ma sono le situazioni che mi fanno sorridere quando, fra me e me, mi racconto i fatti e afferro l’idea per la vignetta “al volo”.

Le piacerebbe che un umorista per una volta facesse una vignetta su di lei?

AB  Più che altro m’incuriosirebbe. Se ciò non è ancora accaduto, presumo sia per il fatto che non sono un soggetto pubblico abbastanza interessante.

Lei accetterebbe di creare vignette per il Mattino della Domenica?

AB  Non avrei alcuna preclusione ideologica. Se pubblicassi su “Il Mattino” significherebbe che godrei della massima libertà d’espressione; come sempre agirei per quello che sono indipendentemente da chi mi ospita. Ma è una risposta solo chiarificatrice dei principi, poiché per mia scelta finché sarò il vignettista del GdP non collaborerò regolarmente con nessun’altra testata cartacea.

Come giudica il Diavolo, che suscita continuamente scandalo e polemiche? In particolare, ritiene accettabile la vignetta su Benedetto XVI ?

AB  Fatico a credere nell’esistenza di Belzebù e il Diavolo, la pubblicazione, lo leggo raramente e spesso non lo capisco. Mi manca la chiave interpretativa per capire certa satira. Ad esempio non ho compreso perché il papa fosse stato rappresentato in un sacco di rifiuti dal momento che nessuno l’aveva “buttato via”. Si era ritirato volontariamente… Sono contro la censura ma non mi piace il dileggio fine a se stesso. La metafora cruda, anche se “irrispettosa” può essere necessaria a colpire bersagli particolarmente corazzati. Ma è un’altra storia.

On. Armando Boneff, che cosa pensa lei veramente della politica? Una cosa maledettamente seria?

AB  Indubbiamente è una cosa seria, e farebbe sbellicare dalle risa se pretendessi di aggiungere una mia definizione personale a quelle già presenti sui vocabolari…

Come vede il suo partito? Perché lei è un popolare democratico? Potrebbe militare in un altro partito?

AB  Sono un politico atipico. Ho sempre partecipato alle votazioni, ma fino all’età di 49 anni sceglievo le persone e anche il partito a dipendenza dei programmi. Poi, quasi per caso, nel 2003 sono finito sulla lista del PPD per le elezioni cantonali e sono stato eletto in Gran Consiglio con mio grande stupore. Naturalmente non potrei militare in un partito se non ne condividessi i valori fondamentali. Non ho esperienza d’altro genere ma nel PPD godo di sufficiente libertà per esprimere liberamente le mie sensibilità anche quando non sono conformi a quelle della maggioranza dei miei colleghi. Non cambierei facilmente “bandiera” nemmeno in caso di dissenso, sia per rispetto verso chi mi ha onorato eleggendomi in seno a questo gruppo, sia perché credo che non esista un partito su misura.

Lei pensa che le sue grandi doti di comunicatore la avvantaggino rispetto ai suoi colleghi politici?

AB  Non credo di essere avvantaggiato anche perché detesto la politica-spettacolo e ciò mi rende schivo. Lo dimostra il fatto che non vengo mai invitato a partecipare ai dibattiti. Sono tuttavia conscio del privilegio che ho di mantenere un contatto regolare con la popolazione tramite le mie vignette e ciò mi dà grandi soddisfazioni.

L’elezione luganese è stata una cattiva elezione. Il PPD poteva far meglio? In che cosa ha sbagliato?

AB  Il PPD luganese, a mio parere, ha mancato un appuntamento con la storia. Non ne parlo volentieri perché ho ancora il dente avvelenato. Si sa che ho ritirato la mia candidatura per il Municipio dopo ch’era già stata ufficializzata. Nessuno, quindi, potrà dirmi di parlare con il senno del poi. Purtroppo ero già certo che sarebbe andata così.

Ho notato nei suoi – mi perdoni la critica – una certa mancanza di realismo. A pochi giorni dal fatidico 14 aprile parlavano ancora, molto seriamente, del secondo seggio in Municipio. Io li ascoltavo, tacevo, e dicevo tra me e me: “Possibile che ci credano veramente?”

AB  Si dice che “In temp da guèra, püsséé ball che tèra”, ma il punto dolente non è quello. Le esternazioni bislacche sono tipiche delle campagne elettorali (così fan tutti). L’importante è che non ci si autoconvinca che con gli slogan si risolvono i problemi e, soprattutto, che s’impari ad ascoltare quali sono le reali preoccupazioni della popolazione.

Il 2015 non è molto lontano, il PPD deve riprendersi se non vuole andare incontro a guai peggiori. In quale direzione dovrebbe muoversi, verso quali priorità politiche dovrebbe puntare?

AB  La società contemporanea è molto complessa, nessuno possiede la bacchetta magica per risolvere i problemi con un tocco. Non esiste un gruppo che possa pretendere di andare solo per la propria strada e ottenere risultati apprezzabili. Occorre saltare gli steccati partitici e cooperare per fissare obiettivi prioritari raggiungibili unendo tutte le forze che li condividono.

Per una vignetta, meglio Giudici o Borradori? Rusconi o Savoia?

AB  Come ho già cercato di spiegare sono le situazioni che mi stimolano a ricercare l’altra faccia della medaglia. I personaggi pubblici da lei citati sono spesso alla ribalta e, a turno, facilmente potrebbero diventare i protagonisti di una prossima vignetta.

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