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(fdm) Normalmente ci limitiamo a pubblicare le prese di posizione di carattere politico, senza commentarle. In questo caso, su un unico punto, facciamo eccezione. Quando si parla, stracciandosi le vesti di “diritto d’asilo”, bisogna essere ciechi (magari volontariamente) per non vedere che il fenomeno immigratorio di massa che ci troviamo a subire nulla ha a che fare con il diritto d’asilo giustamente contemplato dalla legislazione svizzera.



Per l’UDC e i suoi baldi giovani (GUDC) ogni occasione è buona per immettere nell’opinione pubblica quella sprezzante quanto stucchevole xenofobia che tanto li caratterizza e tanto è importante per distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dalle reali problematiche che affliggono il nostro Paese. In occasione delle modifiche alla legge sull’asilo che saremo chiamati a votare il 9 giugno (che, per la cronaca, introducono controriforme estremamente gravi nel diritto d’asilo), i Giovani UDC si sono prodigati nella messa in circolazione di una vignetta agghiacciante e obbrobriosa.

Nell’immagine in questione viene raffigurato un cittadino svizzero che sostiene con fatica una donna con il Burqa, unitamente a Elvezia che tiene sulle proprie spalle un uomo di colore. Questo vero e proprio corpo del reato – veicolando un messaggio essenzialmente xenofobo e razzista che riconduce direttamente al repertorio fotografico d’epoca coloniale e ai regimi autoritari razzisti (vedi immagine) – non è in nessun modo accettabile all’interno di una realtà nazionale aperta, democratica e che riconosce la dichiarazione universale dei diritti umani.

Quando Rudyard Kipling nel 1889 scrisse la poesia “Il Fardello dell’uomo bianco”, affidava un ruolo civilizzatore al colono bianco che, in questo modo, si puliva la coscienza concependosi come soggetto portatore di progresso: questa missione paternalista accettata con ardore a fine Ottocento – per ironia della sorte, ma soprattutto per una logica evoluzione storica – è oggi ribaltata dai GUDC, i quali, come il personaggio ritratto nell’immagine di propaganda nazista, si sentono vittime di un fardello ben diverso: quello dell’accoglienza di coloro i quali provengono da realtà extra-occidentali, ovvero quelle regioni in cui la spinta coloniale si era riversata, causando – unitamente al drenaggio di ricchezza verso l’Europa – quelle insormontabili dinamiche di sotto-sviluppo e cortocircuito economico che sono all’origine degli odierni flussi migratori.

Dal canto nostro, unitamente al fondamentale principio dell’accoglienza umanitaria, ribadiamo l’importanza di una conoscenza storica adeguata che prenda coscienza delle dinamiche del capitalismo nella sua fase imperialista, così da inserire gli odierni flussi migratori, frutto delle dinamiche di sfruttamento e di ingerenza dei paesi ricchi nei paesi subalterni, in un’esplicativa cornice di lungo periodo.

Aris Della Fontana,
Coordinatore Cantonale Gioventù Comunista