Promessa mantenuta


Caro Francesco,

ti ho promesso, con lettera del 2 maggio, di spiegare “minuziosamente” i motivi che mi hanno indotto a dare del malandrino e lestofante ad altissimi personaggi come quelli che reggono le sorti finanziarie dell’UE. Parole forti le mie, e offensive, mentre non ho intenzione alcuna di offendere chi lotta disperatamente per salvarsi dal naufragio con rischio sicuro del proprio annegamento.

Il 2 maggio i media europei (e anche internazionali) annunciano che il direttorio della BCE, riunito a Bratislava, ha deciso di abbassare il tasso d’interesse sui prestiti accordati dallo 0,75 allo 0,5% per favorire i prestiti alle imprese e far così ripartire l’economia o meglio la crescita che manca da oramai 4 anni. Senza crescita non si potrà mai abbattere i debiti che soffocano troppi stati, primo nel mondo (in fatto di debiti) il Giappone, seguito a ruota dagli USA e poi, via via, da tutti i 27 stati dell’UE, e, dulcis in fondo, anche dalla Svizzera.

0,5% di interesse, dunque, sui prestiti accordati. Ma accordati a chi? A te? A me? Allo 0,5% mi indebiterei volentieri di mille, anzi centomila miliardi, ma tu come me non vedrai neppure un euro di prestiti. I prestiti della BCE vanno tutti ed esclusivamente ad alcune grandi banche, che a loro volta dovrebbero poi prestare alle imprese per far ripartitre gli investimenti e con questi l’economia. I soldi prestati dalla BCE arrivano dunque alle banche, come detto al tasso dello 0,5%. Adesso sono i dirigenti di queste banche che decidono cosa farne. La prima possibilità, balza all’occhio, è quella di acquistare bonds degli stati europei, cosa che era proibita dagli accordi comunitari chiaramente disattesi per comune volontà dei “buffoni”.

Se comperi bonds tedeschi ricevi un interesse dell’1,5%, bonds svizzeri ancora meno, ma bonds greci fino all’8 o 9%, italiani in media sul 4%. Restiamo a quelli italiani. Paghi alla BCE 0,5% e ricavi 4% (sono cifre indicative, quelle che faccio, ma vicinissime alla realtà). Differenza a tuo favore 3,5%, senza muovere un dito e in pratica senza rischio, ti dirò poi perché. Lo stato italiano ogni 5 o 10 o 15 giorni rimette in vendita bonds per poter pagare quelli venuti a scadenza. Vengono venduti in un batter d’occhio, non ai privati, che della bonità del debitore di Roma dubitano fortemente, al massimo rischiano qualcosa con i bonds a scadenza breve, 6 mesi o 1 anno, ma alle banche che hanno ricevuto i prestiti a costo quasi nullo dalla BCE.

I media italiani, ministeriali, servi e codini (come diceva Flavio Maspoli della stampa in genere) celebrano la vendita riuscita di tutte le nuove emissioni di bonds come un segno di grande fiducia nel loro stato, mentre invece la fiducia è nulla, anzi è paura. Sui bonds in circolazione al giorno d’oggi lo stato italiano paga tra gli 80 e i 90 miliardi (90 miliardi sono novantamila milioni) di interessi all’anno, come detto ad un tasso medio del 4%. Dove vanno a finire questi 80 o 90 miliardi? Nelle casse di chi ha comperato i bonds italiani. Qualcosa, decine o al massimo qualche centinaio di milioni andrà anche a privati, ma la quasi totalità va alle banche che hanno ricevuto i prestiti della BCE. Queste banche fanno come fanno tutti i galantuomini di questo mondo: pagano gli interessi sui crediti ottenuti, che sono loro debiti: 0,5%, grosso modo 10 miliardi da riversare a Draghi and Co., il resto (70 a 80 miliardi annui) rimane nei loro capaci forzieri, in grado di distribuire bonus che ci fanno rabbrividire ai loro capaci e sagaci dirigenti.

La seconda possibilità è quella di prestare ai privati, un’ipoteca a chi desidera acquistarsi una casa, un prestito a chi vuol finanziare un investimento nella propria impresa, insomma un prestito a chi opera nel mondo dell’economia reale. Ma c’è un rischio: chi ha acceso l’ipoteca ti diventa disoccupato, non può più far fronte agli impegni: gli sequestri la casa, ma in tempi grami ti resta sul gobbo. L’imprenditore ha investito, ma l’azienda non decolla, le entrate non bastano neppure per gli stipendi degli impiegati, si va verso il fallimento e il prestito non rientra più. Questi rischi sono reali, cose di tutti i giorni, e i banchieri lo sanno. Si presta quindi a privati e imprenditori, ma solo in casi selezionatissimi, e con tassi d’interesse da usura, 8, l0, l2,5%, per compensare le inevitabili perdite.

Con i bonds degli stati superindebitati non si rischia niente e si incassa. Quando questi stati falliscono (è già il caso di Grecia e Cipro, ma anche gli altri PIIGS, Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna sono lì, la Francia non è distante) intervengono i fondi salva qui e salva là.

Fin che la düra!!! Se il sistema salta, le banche salteranno anche loro, ma i miliardi li hanno incassati e ridistribuiti con il sistema del Monte dei Fiaschi di Siena. Al massimo, metteranno all’asta il van Rompuy o il parrucchino del Barroso. L’economia reale, quella che alla fine deve pagare tutti i conti, non guarda in faccia a nessuno, e non ci sono Draghi o maghi che tengano. E`nella natura delle cose che chi può cerca di ribaltare i costi su chi sta sotto: e noi, caro Francesco, stiamo proprio sotto sotto. Con le buone o con le grame, a pagare saremo noi: “è il fatal destin che non si cangia, il pesce grosso il piccol mangia”.

Gianfranco Soldati