“All’on. Cassis abbiamo dovuto dirglielo noi. È triste…”
“L’on. Sadis manca di pragmatismo politico”
“Lugano gode di un’attenzione mediatica esagerata!”
“Al posto di Giudici istintivamente avrei lasciato”
“Con l’on. Gendotti alla presidenza sarebbe stato difficile intendersi”
“Pini non è completamente immune dal virus” (vedi seguito)
 

La storia di questa intervista è la storia di una lunga attesa. Temevamo che le risposte dell’on. Dadò, che giudicavamo importanti e alle quali tenevamo molto, non arrivassero più. Che per qualche oscura ragione il capogruppo parlamentare del PPD avesse rinunciato a rispondere. Ma non era così e, semplicemente, l’uomo politico (ed editore) era stato “sopraffatto” dai suoi pressanti impegni. Nell’intervista assumono grande rilievo due elementi esterni al Partito azzurro: il Vecchio potere (che noi chiamiamo scherzosamente il nemico “atavico”) e il Nuovo emergente (ma diciamolo pure emerso). Un’intervista del professor Francesco De Maria.


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Partiamo dalla storia recente. La presidenza di Curafutura era realmente incompatibile con l’appartenza dell’on. Ignazio Cassis al CdA dell’Ente Ospedaliero?

Fiorenzo Dadò  Il ruolo dell’on Cassis era palesemente incompatibile e andava denunciato senza indugio.

L’on. Cassis è stato biasimato e attaccato in quanto esponente del PLR ?

FD  Per quanto mi concerne no, ma per la gravità del suo conflitto di interessi.

Cassis ha detto, molto tranquillamente: “La questione sarà discussa in seno al consiglio d’amministrazione dell’EOC”. Come vede oggi quest’affermazione, alla luce delle sue dimissioni?

FD  Il fatto che abbia preso alla leggera la questione è grave e da biasimare. Ed è assai triste che glielo abbiamo dovuto dire noi. Per fortuna, almeno nel caso specifico, la questione si è risolta in fretta. Speriamo che non capiti più.

Definisca la posizione del PPD riguardo al problema dei premi di cassa malati pagati dai ticinesi, per anni e anni, in eccesso. In quale forma dovrebbe avvenire la restituzione? È realistico pensare a una restituzione integrale?

FD  Il problema dei premi pagati in eccedenza va risolto in tempi non biblici e mi chiedo come mai chi ha diretto il DSS per tanti anni non l’abbia mai denunciato prima, visto che la cosa va avanti da parecchi anni. Il PPD esige il ritorno della cifra intera, pagata in esubero dai ticinesi, possibilmente attingendo direttamente alle riserve delle casse malati. Tuttavia per quest’anno temo che dovremo accontentarci di quanto ci verrà restituito.

Lei è capogruppo parlamentare del partito. Quali sono esattamente i suoi compiti?

FD  Il capogruppo organizza le riunioni con il suo gruppo, tiene i contatti con i deputati, organizza i lavori e discute dei temi con gli omologhi degli altri partiti, i consiglieri di Stato e la segreteria del Gran Consiglio. Come tutti i ruoli, puoi farli bene o male, appassionarti, impegnarti o fare lo stretto necessario. Personalmente non pensavo certo di assumere questa carica impegnativa, ma mi è stato chiesto e perciò la svolgo seriamente. Quindi cerco di fare del mio meglio, seguendo da vicino tutti i temi politici più importanti, informandomi giornalmente attraverso praticamente tutti i media e tenendo costantemente parecchi contatti in tutto il Cantone. Sui temi, non puoi limitarti a studiare quelli che tratti nelle tue commissioni, ma devi avere un occhio attento anche a tutto il resto. È un’attività interessante ma anche logorante e stancante, perché può richiederti fino al 50% del tuo tempo e impone di essere molto costante, preparato e sempre disponibile, weekend compresi. Ci vuole una grande passione e dedizione e non va dimenticato che è praticamente gratuita.

I posti di lavoro dei ticinesi, anche nel terziario, sono oggi minacciati e il dumping salariale e l’ “effetto sostituzione” una triste realtà. Quella che sembrava unicamente una preoccupazione della Lega oggi sembra toccare un po’ tutti. Qual è la posizione del PPD?

FD  La Lega ha denunciato una serie di questioni e alcune ha fatto anche molto bene. Poi però non basta denunciare ma occorre trovare delle soluzioni. E qui casca l’asino, perché sono temi complessi, per i quali occorre unire le forze, lavorare assieme, non solo spararsi addosso o limitarsi agli slogan. Il PPD è molto sensibile e attento anche su questo tema e ancora recentemente ha presentato un’iniziativa di Maurizio Agustoni e una mozione di Marco Passalia. Altro seguirà.

Oggigiorno il discorso politico verte quasi sempre sui soldi (diciamo il 90% delle volte…). Come valuta gli ultimi 6 anni di gestione del DFE (on. Laura Sadis)?

FD Ha ragione, dove ci sono soldi di mezzo, c’è spesso dibattito. È così in politica ma è così in tutti gli ambiti. Ma è normale, i mezzi sono limitati e non si può investirli a 360 gradi. Bisogna scegliere e per scegliere bisogna dibattere. Occorre innanzitutto dire che amministrare le finanze è un lavoro complesso, dove occorre molta serietà e attenzione. Tuttavia l’on. Sadis, a mio modesto giudizio, nonostante sia una donna che lavora e si impegna, manca di pragmatismo politico e ho l’impressione che a volte le azioni di sostegno all’economia del suo Dipartimento, nonostante i buoni propositi, sbaglino il bersaglio e non siano abbastanza efficaci.

Il “semi-Cantone” Lugano, la Città regina, sta diventando una vera ossessione per tutti: un posto in quel Municipio sembra più appetibile di una poltrona in Consiglio di Stato. Qual è l’opinione di un sopracenerino? Urge smitizzare?

FD  Esagerata. Ecco il termine che mi viene in mente pensando all’attenzione mediatica che si dà a oggi Lugano. Questa città è sicuramente importante, il posto di municipale pure, ma non così come si vorrebbe far credere o perlomeno che credono alcuni. Il Cantone, lo Stato è e deve rimanere l’obiettivo principale, se desideriamo un Ticino forte ed unito, che possa far star bene tutti. Poi è chiaro che ai comuni, e quindi anche a Lugano, non bisogna tarpare le ali e occorre dare la possibilità di agire e fare nell’interesse dei loro abitanti.

La campagna elettorale luganese è stata spietata e l’effetto PLR-Lega ha pesato duramente su PPD, PS, UDC… Lei guardava da nord. Che cos’ha visto?

FD  La battaglia che si giocava era storica e quindi l’attenzione non poteva essere altrimenti. Tuttavia, come detto, sarebbe esagerato continuare così, anche perché, oggettivamente, hanno stancato il resto del Cantone. In questo, i media hanno la loro bella responsabilità e cosa capiterà nei prossimi due anni dipenderà molto anche da loro. Se si vuole spaccare il Cantone in due e creare delle tensioni, non c’è che da continuare così. Poi, però, che non ci si lamenti del risultato.

A suo avviso il PLR a Lugano avrebbe dovuto arrischiare il ballottaggio? Con Giudici? O addirittura con Giovanna Masoni?

FD  Io, per carattere, amo combattere le battaglie fino in fondo, tuttavia il buonsenso deve pur sempre prevalere. Qui, oggettivamente, ho l’impressione che non c’erano altre possibilità.

ReGiorgio, dopo la chiara sconfitta, avrebbe dovuto / dovrebbe lasciare rapidamente?

FD  Quando si è sulla cresta dell’onda è facile dire a una persona di farsi da parte, magari senza tener conto anche degli aspetti umani che una scelta del genere comporta. Giorgio Giudici è un uomo che ha dedicato i suoi anni migliori alla sua città. Ha fatto certamente degli errori ma quel che ha contribuito a realizzare non è cosa da poco. È difficile dire cosa devono fare gli altri fin che non lo provi sulla tua pelle e le componenti da considerare sono diverse e non tutte solo personali. Istintivamente io avrei lasciato. Politicamente non lo so, le cose da tener presenti sono appunto tante. Giudici avrà senz’altro fatto le sue valutazioni.

Il presidente Jelmini si è lamentato molto dell’atteggiamento dei media, in particolare della radiotelevisione di monopolio. Lei pensa che avesse buoni motivi?

FD  Sì, ha buoni motivi, basta che andiamo a rivedere i mesi di campagna elettorale, per notare che a PPD e socialisti son rimaste solo le briciole. Nelle votazioni di Mendrisio, che tra altro ha avuto ben poco spazio mediatico, il PPD ha riconfermato una maggioranza che nessuno è riuscito ad ottenere praticamente ovunque. Eppure è stata quasi e volutamente ignorata. La RSI svolge un servizio pubblico e non può fare quel che vuole ma deve dare spazio equo a tutti, affermando le cose come sono, non come conviene o gli piace. In generale la qualità dei programmi è buona, ma per quanto riguarda la politica ho alcune riserve.

Giudica efficace la strategia comunicativa del suo partito? Che rapporto ha il PPD con i portali e i social network?

FD  No. Non è particolarmente efficace ma non è neppure facile comunicare temi complessi in modo semplice e comprensibile. Occorre trovare la giusta misura tra complessità e popolarità, un mix ideale insomma, che raggiunga immediatamente chi ti ascolta. Per quanto riguarda i social network il Partito li usa ma in modo moderato, poi sta ai singoli politici semmai sfruttarli, creandosi un loro giro di persone che li seguono. Tuttavia, secondo me, qui da noi la loro efficacia è ancora molto bassa ancorché sovrastimata. Sinceramente, osservando un po’ il panorama generale non solo ticinese, vedo e leggo alcuni commenti validi e significativi, che danno un messaggio semplice ma nel contempo valido. Poi ne leggo altri, superflui, di una banalità mostruosa, composti da tante stupidaggini e superficialità, forse presumendo che così facendo, come politici si è vicini alla gente. Questo è un errore, perché su cento che ti applaudono (sempre gli stessi), ce ne sono altrettanti che non vedi, ma che ti leggono e scrollano la testa,… Il politico ha una grossa responsabilità sociale e deve tenere sempre ben presente il ruolo istituzionale che incarna, non può banalizzarlo. Ancor più adesso, che viviamo momenti di grosse incertezze; la gente oggi ha bisogno di risposte ai suoi quesiti, la società ha soprattutto bisogno di politici che si occupino dei problemi con dedizione e serietà, di autentiche guide da seguire e su cui fidarsi, più che addetti alle public relations o, peggio, showman. Ad ogni modo, se questo sarà il trend del futuro, se per avere successo in politica bisognerà arrivare fino ai punti visti in Italia, aspettiamoci di conseguenza che il livello del dibattito e l’apprezzamento della politica si abbasserà ulteriormente, con conseguenze per ora imponderabili, ma certamente non brillanti per la stessa democrazia.

In tanti anni  la Lega ha picchiato duro e ha fatto del male un po’ a tutti, ma a nessuno come ai vostri nemici “atavici”, che hanno subìto il danno maggiore. Forse… non tutto il male vien per nuocere?

FD  La Lega ha attinto ovunque e nella Lega ci sono ex esponenti di quasi tutti i partiti, tra cui alcuni che non sono riuscite ad emergere in altri ambiti. È vero, negli ultimi anni ha fatto molto male soprattutto ai liberali, che hanno perso praticamente tutto dopo aver comandato per decenni, anche con una certa arroganza. Personalmente non mi crogiolo nelle disgrazie altrui ma guardo in casa mia e cerco come possibile di risolvere i nostri problemi, cercando di migliorare il nostro modo di far politica.

La Lega eleggerà un nuovo presidente o la carica resterà vacante? (poiché non oseranno…) E chi sarà?

FD  I vertici della Lega sceglieranno il presidente che preferiranno. Non entro minimante in questa tematica che compete solo a loro. So solo che per condurre un movimento politico, soprattutto con queste caratteristiche, e un partito con successo, ci vuole intuito, impegno, preparazione e un misto di buonsenso e spregiudicatezza messi assieme. Qualità che nel piccolo Ticino non nascono certo tutti i giorni.

Metto sul piatto i nomi di 3 presidenti PLR: quello reale e 2 virtuali: Cattaneo, Gendotti e Pini. Immagini il suo partito intento a trattare con ciascuno di loro.

FD  Anche la qualità dei rapporti tra partiti passa giocoforza dalle relazioni personali che ci sono tra i loro esponenti. Se uno ti vede come fumo negli occhi, prova quasi disprezzo per il colore in cui ti identifichi ed è mosso da fanatismo, le premesse di collaborazione son già morte sul nascere. Gendotti appartiene ancora a quella classe politica con radici ottocentesche, che non sa distinguere le relazioni umane dai temi sul tavolo. Con lui sarebbe stato molto difficile intendersi. Nel breve periodo in cui ha condotto il partito, ha accampato tutte le scuse possibili, pur di non collaborare con noi. Pini è giovane, ha sicuramente delle belle qualità, ma ho la vaga impressione che non sia completamente immune da quel virus di fanatismo presente in una parte del suo partito. Credo che potrà fare ancora parecchia strada, ma solo se riuscirà a distaccarsene in modo chiaro. Con Cattaneo il discorso è iniziato bene. Rocco Cattaneo, da quanto mi sembra, è una persona che affronta i temi per quel che sono, ma poi cerca anche di costruire e investire nel rapporto umano con i suoi interlocutori 

Il panorama politico cantonale sta mutando rapidamente. In questo momento la tendenza generale sembra evidente e univoca ma non si possono mai escludere sorprese. Quale evoluzione prevede nell’immediato (di qui al 2015)?

FD  Da qui al 2015, in termini numerici, ci saranno forse alcuni segnali, ma nella sostanza non penso che cambierà un granché. Il grosso cambiamento è già avvenuto in questi decenni, non solo nelle maggioranze, ma anche nella sostanza. È cambiato quasi completamente il modo di far politica, l’approccio ai problemi e quindi la percezione che ne ha la società. Chi incarnerà al meglio il frutto di questi cambiamenti e saprà comunicare con efficacia, dovrà lavorare sodo ma a medio termine sarà vincente. 

Il 13% ottenuto a Lugano dev’essere un incubo e – trasposto a livello cantonale – avrebbe effetti drammatici. Qual è a suo avviso la miglior chance per il PPD di riprendere slancio?

FD  A Lugano siamo andati male per diverse ragioni. In questo frangente siamo stati anche stritolati tra due partiti che si contendevano praticamente tutto e i media ne hanno dato ampio risalto. Questo ha creato giocoforza delle fazioni e un clima inusuale, pertanto l’erosione c’è stata un po’ ovunque. Temo che per i prossimi due anni si tenderà a ricreare questa situazione sul piano cantonale. Lo si nota già in diverse occasioni, da come si posizionano i media principali, che faranno di tutto per far riprendere al PLR la maggioranza relativa, in quella che sarà la sua ultima possibilità. Il PPD, senza scadere nella demagogia, deve riappropriarsi dei suoi valori originari e affermarli con forza, impegno e determinazione, senza cedimenti e troppi compromessi. Il nostro è un Partito popolare e come tale deve battersi innanzitutto per i problemi della gente comune. Il successo di altri movimenti non sta tanto nell’aver proposto delle grandi novità o fatto chissà che cosa, ma piuttosto nell’aver saputo appropriarsi secondo convenienza di parecchi valori anche nostri e averli quindi comunicati con metodi e modi, a volte discutibili, ma molto efficaci e diretti.

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