Il settimanale “Area” ha pubblicato in data odierna un articolo che infanga ingiustamente il nome dell’Azienda sociale L’Orto gestito dall’omonima associazione che presiedo. L’articolista confonde l’azienda “La Mondino SA” diretta dal signor Crotta con l’Azienda sociale L’Orto. Crotta è unicamente il proprietario del sedime (20’000 mq di serre) che affittiamo e principale acquirente, al prezzo di mercato, di quanto produciamo con ritmi e modalità confacenti alle difficoltà dei nostri utenti, guidati da un operatore OSA e da un ingegnere agronomo.

 

Salvo i piani di cultura che vengono concordati di comune accordo, la nostra attività si svolge in assoluta indipendenza dalle attività del signor Crotta. Non abbiamo mai impiegato personale in nero (ci mancherebbe altro!) e i nostri quattro impiegati “professionali” vengono retribuiti con tredici mensilità (remunerazione e scatti sono ispirati al regolamento dello Stato, anche se siamo un’Associazione di diritto privato). La nostra mensa, eroga pasti ai  nostri utenti e ai nostri impiegati utilizzando prodotti freschi, variando i menu e nel rispetto delle sensibilità religiose delle  persone (e, ancora una volta, ci mancherebbe altro!).

 

Il lavoro in Azienda inizia alle 7 del mattino e si protrae all’incirca fino alle ore 15.30 (8 ore e mezza, compresa la pausa-pranzo). Con il mandato di prestazione che riceviamo dal Dipartimento delle Istituzioni (280’000. CHF annui per l’impiego di detenuti a fine pena), gli emolumenti che ci vengono corrisposti dai partner sociali per la presa a carico di altri utenti (con programmi e orari differenziati) e con i proventi della vendita della produzione agricola, riusciamo a malapena a sopravvivere. Le persone che vengono indirizzate all’Orto dai servizi sociali (attualmente, dall’USSI 32 programmi AUP), presentano problematiche molto variegate (per rispetto nei loro confronti non le specifico) e difficilmente potrebbero venir collocate in altre strutture similari.

 

Il comitato dell’Associazione L’Orto è composto da 13 volontari. In qualità di presidente, trascorro una mezza giornata settimanale in azienda a titolo gratuito. L’impegno di tutti, in primis quello dei nostri impiegati “professionali” è parecchio oneroso e la produzione orticola (che costituisce circa il 50% delle entrate) discontinua, condizionata dalla meteo, dai prezzi altalenanti del mercato orticolo e dai limiti degli utenti che si avvicendano nelle serre. Perciò siamo in procinto di trattare con il Cantone un nuovo mandato di prestazione biennale che ci assicuri una maggiore sicurezza operativa. Inoltre, ci prodighiamo per incrementare il numero dei soci, sia per ottenere qualche sostegno in più (aiuti in denaro e in ore di volontariato), sia per perseguire una maggiore integrazione sociale dei nostri utenti in vista di un loro reinserimento lavorativo quando è possibile.

 

Questo è l’Orto, che “Area” per tramite di Raffaella Brignoni ha infangato pubblicamente senza informarsi adeguatamente. So che la Brignoni mi aveva telefonato due volte senza trovarmi ed io avevo richiamato varie volte in redazione senza che nessuno rispondesse. Salvo altre incomprensibili motivazioni, si tratta come minimo di un comportamento deontologicamente inaccettabile anche dal profilo meramente giornalistico. Il Comitato dell’Associazione L’Orto che rappresento, si riserva di adire alle vie legali per diffamazione se “Area” non smentirà in modo inequivocabile le sue false insinuazioni.

 

Armando Boneff,  presidente dell’Associazione L’Orto, Muzzano