INTERROGAZIONE PARLAMENTARE

JelassiUn imam ticinese (ndR: l’imam Jelassi, intervistato nel settembre 2012 da Ticinolive) intervistato dal Corriere del Ticino, ha affermato che l’Islam oggi è una realtà in Europa, e per questo va insegnato nella scuola pubblica per prevenire atti vandalici o, peggio, terroristici. Una proposta sconcertante a mio parere. Avrebbe anche aggiunto che “bisogna aprirsi all’Islam”, “insegnando l’Islam nella scuola pubblica”. “…Solo così possiamo impedire che i giovani musulmani che vivono in Occidente non cadano nelle trappole di gruppi o individui estremisti”.

Ora, indipendentemente da una contrarietà di base da parte della Lega nei confronti dell’islamizzazione, alla luce di queste affermazioni vi è da porsi qualche domanda.

Innanzitutto va ricordato che l’Islam rappresenta soltanto una minoranza, peraltro recente, per il Ticino. Dovuta all’immigrazione. Ed in secondo luogo, non è certo trattando l’Islam a scuola che si combattono atti vandalici e terrorismo. Come riporta poi il cpv. 2, pt. A, dell’Art. 2 della Legge sulla Scuola:

2  In particolare la scuola, interagendo con la realtà sociale e culturale e operando in una prospettiva di educazione permanente:

a) educa la persona alla scelta consapevole di un proprio ruolo attraverso la trasmissione e la rielaborazione critica e scientificamente corretta degli elementi fondamentali della cultura in una visione pluralistica e storicamente radicata nella realtà del Paese;

La scuola, deve sì educare alla democrazia ed alla convivenza, ma soprattutto deve educare ad una visione radicata nella realtà del Paese. A fronte di ciò, visto che l’Islam è una minoranza come molte altre presenti in Ticino, non si vede perché mai essa potrebbe venir insegnata nelle nostre scuole. Le minoranze religiose in Ticino sono moltissime e in costante aumento, dai buddisti agli induisti, dagli ebrei ai gruppi scismatici, fino a scientology. Il Repertorio delle Religioni per il Ticino, del 2007, ne cita almeno 15. E tutte hanno in comune due punti, l’essere delle minoranze e soprattutto il non essere “radicate nella realtà del Paese”.

A fronte di tutto ciò, insegnare l’Islam, non ha alcun motivo ragionevole se non la richiesta da parte di questa minoranza di voler diffondere la propria religione anche nelle scuole pubbliche, nonostante appunto non vi sia alcun legame radicato nella realtà del Paese.

 A fronte di questi motivi chiedo al lod. CdS:

  1. Ad oggi, come reputa il Governo queste proposte?

  2. Ha il Governo già avuto più richieste formali di questo tipo?

  3. A fronte dell’alto numero di religioni minoritarie slegate dalle tradizioni locali, ed a fronte di un’eventuale equità di trattamento nei confronti delle stesse, non reputa il Governo che voler introdurre la trattazione di queste a scuola sia una richiesta impossibile da accogliere?

  4. Il termine ripreso sopra “radicata nella realtà del Paese” non rappresenta a detta del Governo unicamente gli elementi locali e radicati quali le tradizioni?

on. Michele Guerra, granconsigliere della Lega dei Ticinesi