Le riaccese polemiche e prese di posizione sul caso “Villa Galli/La Romantica” indicano in queste settimane come principale colpevole del degrado il Cantone Ticino (Dipartimento del territorio). Sono davvero giustificati fino in fondo questi attacchi?

È per un puro caso che tra gli ultimi successi nei quali la Stan è stata coinvolta, accompagnando la Società Svizzera per la Protezione dei Beni Culturali, sono stati lo spostamento dell’uscita est della galleria Vedeggio-Cassarate, salvando così i prati di Trevano, come anche la tutela delle facciate dello storico Hotel Palace (area LAC), salvate dal voto dei cittadini luganesi?

Nel caso di Villa Galli, la possibilità di vederla distrutta (così come Villa Branca e come i giardini Fossati, sempre a Melide), è incontestabile il peso delle decisioni del Consiglio Comunale.
Chiedere al Cantone di rischiare fino a una trentina di milioni tramite un credito che dovrebbe essere approvato dal Gran Consiglio (e non ne darei per scontata l’approvazione) sulla base di una perizia giuridica, che è un parere ma non la sentenza di un tribunale, non è cosa da poco.

Melide, Giardino Fossati - cliccare per ingrandire
Melide, Giardino Fossati – cliccare per ingrandire
Eppure qualche anno fa una soluzione era sembrata a pochi passi dall’essere raggiunta.

Mettiamo un attimo in chiaro: Dopo l’emissione RSI Falò nel febbraio 2008 si è aperta una vera e propria corsa al salvataggio di Villa Galli-La Romantica.
Una denuncia firmata del sottoscritto con Mario Agliati, Angelo Brocca, Tita Carloni, Fabrizio Dotta, Adelio Scolari e Dedo Tanzi veniva sostenuta da oltre mille firme.
A seguito di questa denuncia il Cantone aveva concesso la completa visione del dossier “Villa Galli” trattato presso l’Ufficio Beni Culturali a Bellinzona. Era stato un primo importante passo, un gesto di disponibilità non certo scontato.
Uno studio sul valore storico, paesaggistico e urbanistico, firmato Riccardo Bergossi, Tita Carloni, PierGiorgio Gerosa, Silvana Ghigonetto, Simona Martinoli e Heiner Rodel era stato consegnato al Consiglio di Stato nell’aprile 2008.

Il 30 maggio 2013 Falò tornava sul tema, presentando il caso “Villa Galli” chiedendosi se ci fosse ancora la possibilità di salvarla, inserendo la domanda nel contesto della mancanza di sensibilità ticinese verso la propria sostanza storica.
Si deve dirlo, il Ticino non brilla sotto questo aspetto. Nel caso “Villa Galli-La Romantica” occorre tenere conto di un momento che potrebbe essere stato la chiave di volta.
Lo studio presentato, le firme raccolte e una nuova consapevolezza del valore di Villa Galli avevano spinto il Cantone, nel rispetto dei diritti di tutte le parti in causa, alla preparazione di una proposta di convenzione tra Cantone, Comune e proprietario di Villa Galli, finalizzato alla tutela senza altri indugi della Villa, del suo parco e alla valorizzazione dell’intero comparto a lago.

L’elaborazione di questo piano, come si può immaginare, era condotto con la dovuta discrezione.
Nel bel mezzo delle trattative, nel novembre 2011 la Stan anche a nome degli autori dello studio (non di tutti) comunica: “Il Cantone non mantiene quello che promette” (dichiarazione non condivisa dalla Società Svizzera per la Protezione dei Beni Culturali; erano bastati alcuni brevi incontri per apprezzare, senza sbandierarlo, fino a che punto il Cantone si stava dando da fare).
I media riprendono la denuncia della Stan, scorrono nuovamente fiumi di inchiostro e l’avvicinamento che si stava realizzando si blocca.
Il Cantone, nella persona del direttore del Dipartimento del Territorio, On. Marco Borradori, reagisce indicendo una conferenza stampa. Il pubblico può così rendersi conto degli sforzi portati avanti fino a quel momento. La denuncia della Stan, in questo caso, si rivela non solo del tutto ingiustificata ma rischiava di compromettere buona parte del lavoro svolto.

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Da ultimo, e siamo all’aprile 2013, ecco il rifiuto della convenzione (precedentemente approvata dal Municipio) pronunciato dalla stragrande maggioranza del Consiglio Comunale di Melide. Si deve accettare, è una decisione legittima e un atto democratico; anche se a lungo termine è per un piatto di lenticchie che la demolizione sarà stata facilitata.
Pochi si rendono conto che dietro e dentro le mura di Villa Galli-La Romantica esiste una storia che un’indagine potrebbe portare fino al Medio Evo e forse persino più indietro.
Sono le impressioni, non certezze, di chi ha avuto occasione di partecipare ai lavori di ampliamento-trasformazione promossi dall’ex proprietario della Romantica Jacky Wolf (nuova cucina, ecc.).
Il Comune di Melide e il Cantone non ne erano stati messo a conoscenza. Avrebbero potuto intuirlo, ma a quel momento nessuno era intervenuto, evidentemente ritenendo Villa Galli-La Romantica un edificio di modesto valore storico. Si potrebbe chiedere oggi di essere vicini a quanto succederà, e se del caso intervenire a ragione veduta.

Nella vicenda Villa Galli-La Romantica, non ci sono vincitori. Non ne vedo nessuno, anche chi ha ottenuto ragione perde qualche cosa (vedi convenzione), e chi crede di aver ottenuto qualche cosa non è detto che tra qualche anno si renderà pienamente conto di non essere proprietario di quanto oggi è “salvato” (campi da tennis su terreni, non di proprietà del Comune di Melide, ma del Cantone).
I fatti citati sopra sono tutti verificabili e così torniamo, con una possibile risposta, alla domanda sul perché alcune azioni riescono e altre no.
È evidente che Villa Galli-La Romantica avrebbe meritato di essere protetta già da anni, ma non lo è stata, non l’ha ritenuto il Comune di Melide, non lo aveva ritenuto il Cantone.

Arrivando al più recente capitolo della storia, difficilmente il Cantone poteva fare di più. Ci sono stati una trentina d’incontri tra i rappresentanti del Cantone, del Comune e dei proprietari; è questo non voler fare nulla da parte del Cantone?
Questo sforzo, fermandoci proprio a questo caso, piuttosto che una denuncia meriterebbe un plauso, comunque andrà a finire.
La masseria di Vigino (Castel San Pietro) non sarà demolita, pare essere sulla via del recupero. Potrebbe essere un segnale di cambiamento, di una migliore presa di coscienza della proprio patrimonio storico con un intervento che cercherà di preservarne le caratteristiche. Sono momenti che ci danno fiducia.

Nadir Sutter
Vicepresidente Società Svizzera Protezione Beni Culturali e primo firmatario della denuncia inoltrata al Consiglio di Stato in 29.02.2008