Gli on. Celio, Galusero e Giudici interrogano il Consiglio di Stato


In riferimento alla futura organizzazione delle tutele e curatele (ora “Autorità di protezione”), in qualità di deputati al Gran Consiglio, chiediamo al Consiglio di Stato:

  •  Quali sono esattamente le disposizioni emanate in merito dall’Autorità cantonale?
  •  A quanto ammonta, nel complesso,  l’aumento dei costi rispetto alla situazione precedente?
  • Perché di tale aumento – certamente non imprevedibile – il Consiglio di Stato non aveva fatto menzione alcuna nel suo opuscolo “informativo” in vista della votazione popolare dello scorso marzo?
  • Vista l’intervista  rilasciata dal consigliere di Stato On. Gobbi al quotidiano “La Regione” del 7 corr. (v. allegato), nella quale il capo del Dipartimento delle Istituzioni oppone un secco rifiuto alla richiesta che il Cantone abbia a partecipare al finanziamento dei maggiori costi da esso stesso provocati a carico dei Comuni, chiediamo inoltre:

a)      quello che nell’intervista viene definito “il no (dei Comuni, ndr) alla cantonalizzazione con passaggio all’organizzazione  giudiziaria” è da intendere in riferimento alle riserve espresse da più parti riguardo alla prevista “Riforma 2018” del settore Giustizia?

b)      in tal caso, il rifiuto di entrare nel merito della richiesta di assunzione dei maggiori costi provocati unilateralmente dal Cantone medesimo, è da intendere come volontà di punire quei Comuni “rei”, ad es.,  di non plaudire alla ventilata soppressione delle Preture delle Valli?

c)       dato che il Cantone è uso – ad ogni elaborazione di Preventivo finanziario – andare a “battere cassa” dai Comuni con l’argomento della solidarietà fra organi istituzionali, ritiene il Governo che il “njet” citato aiuti ad instaurare quel famoso e sempre auspicato “dialogo costruttivo”?

  • Costatato poi come dalla citata intervista risulta che il Governo riceverà prossimamente il cosiddetto “Comitato sì alla professionalizzazione”, che avrà così modo di esporre le sue lagnanze per non essere stato riconosciuto  quale “supremo interprete” della legge in materia, chiediamo infine come si giustifica l’applicazione di due pesi e due misure. Ovvero l’uso, con i Comuni, del “bastone”, e con il sullodato Comitato, invece, della “carota”?

Franco Celio, Giorgio Galusero, Andrea Giudici