I maghi sono convinti che le arti magiche e in genere la conoscenza dell’invisibile siano una ricchezza da acquisire con fatica e di cui andare gelosi.

I maghi impongono dunque condizioni severe ai loro allievi e si danno molte arie. Non per nulla il termine “mago” deriva da “mahati” che in sanscrito è “ingrandirsi” e nella tradizione cristiana i “magi” (maghi anche loro) sono immaginati come re.

Le streghe non si comportano così. In alcune lingue sono chiamate “quelle che sanno” (witch in inglese, vèd’ma in russo), nel senso che sanno già, senza aver imparato da nessuno.
Non hanno apprendisti, perchè a comunicare la loro sapienza ci mettono un attimo : ti guardano attentamente per vedere se anche tu hai il coraggio di sapere senza aver imparato e, se ne hai, tutt’a un tratto ti dicono : “Và, scopri chi sei e cosa puoi fare, non ti occorre altro.” Poi proseguono per la loro strada.

Le streghe sono state detestate per questo. Ricordavano troppo quella frase censuratissima di Gesù : “Voi non fatevi chiamare maestri” (Matteo 23,8).
A lungo vennero perseguitate perchè “al mondo” non va che le ricchezze, inclusa la sapienza, circolino troppo liberamente.

A nessun odiatore di streghe sarebbe venuto in mente che ci fosse un Angelo a guidarle. Invece eccolo. NaTaN, in ebraico significa “dare qualcosa” e le prime tre lettere di questo Angelo evocano energia e sapienza dell’invisibile.
Quanti vantaggi vi sarebbero per tutti, oggi, se chi ha un talento di strega se ne accorgesse e lo manifestasse.

(Tratto da : L’agenda degli Angeli, Igor Sibaldi)