Nessuna sorpresa particolare (non che si nutrissero delle speranze). La Commissione della sicurezza sociale e della sanità (CSSS) del Consiglio degli Stati ha accolto la proposta di restituzione parziale dei premi di cassa malati pagati in eccesso.

Si parla di restituzione parziale perché la cifra rimborsata è meno della metà del maltolto, oltretutto calcolato secondo le stime effettuate dalla Confederazione (che è parte direttamente interessata). Un po’ come chiedere a chi faceva il palo ad un furto con scasso, e che sarà chiamato a partecipare al risarcimento, di quantificare l’ammontare della refurtiva.

Il rimborso globale sarà dunque di 800 milioni su 1,7 miliardi di Fr di premi pagati in eccesso, sempre secondo il calcolo della Confederazione.

Il Ticino otterrà 67 milioni circa, poiché secondo i conteggi bernesi quanto pagato di troppo ammonterebbe a 140 milioni. Peccato che fino a qualche mese fa si parlasse di 192 milioni, quindi 52 milioni sono nel frattempo spariti nel nulla; e non sono proprio noccioline.

Secondo i calcoli effettuati dall’ex capo dell’Ufficio assicurazione malattia del DSS  Bruno Cereghetti, persona sicuramente esperta della materia, i Ticinesi dal 1996 al 2012 hanno pagato circa 400 milioni di troppo, altro che 140, e questi milioni a fine dell’anno corrente diventeranno 450. Le distorsioni sono ancora in atto: basti pensare che il premio 2013 in Ticino è aumentato in misura maggiore che nel Canton Berna. Il quale Cantone, sia detto per inciso, non solo si cucca la scandalosa cifra di 1.23 miliardi di perequazione federale (nuovi calcoli appena resi noti) ma, in caso di introduzione di premi di assicurazione malattia equi per rapporto alla spesa sanitaria, si troverebbe da un anno all’altro a fare i conti con aumenti percentuali di premio a due cifre, in cui la prima non è un uno.

Il discorso è sempre lo stesso: mancano all’appello 380 milioni di Fr. Che i ticinesi non vedranno mai; non, comunque, tramite le vie ufficiali.

Va poi sottolineato, per la serie “ma tu guarda i casi della vita”, che tutti i nuovi sistemi di calcolo introdotti all’insegna dell’opacità e dell’illeggibilità dei conti (così si racconta quello che si vuole…) hanno portato ad una progressiva penalizzazione del Ticino e dei ticinesi.

La proposta di micro-risarcimento partorita dagli Stati non è certo un successo. Al Nazionale si potrà (e si dovrà) tentare di rilanciare al rialzo l’ammontare della restituzione; ma si rimarrà sempre nel campo dei contentini.

Principi elementari di equità e di giustizia vengono dunque buttati a mare. Ed è totalmente a sproposito che la presidente della CSSS Christine Egerszegi (PLR) parla di “compromesso” in un campo dove di spazi per i compromessi proprio non ce ne sono, e dove il concetto stesso di compromesso non ha ragione di esistere. I ticinesi hanno pagato troppo (dal 1996 e non solo dal 1999, come dalla soluzione accolta); i ticinesi devono ricevere indietro fino all’ultimo centesimo quanto hanno versato in eccesso. Non si tratta di trovare compromessi tra posizioni politiche diverse. Qui si parla di cifre.

E’ allarmante ed insostenibile che principi basilari di equità (chi è stato spennato deve venire risarcito integralmente, e magari pure con gli interessi), principi che devono valere in assoluto, vengano impallinati a suon di maggioranze parlamentari. Questo nella Svizzera del 2013. I Ticinesi, come pure gli abitanti degli altri Cantoni paganti, rimarranno cornuti e mazziati, non perché le loro richieste siano infondate, ma perché sono in minoranza in entrambe le Camere federali. La forza numerica sovrasta la giustizia. Vi offriamo l’elemosina di 67 milioni: o così o pomì, prendere o andarsene a mani vuote. Non è un motivo di vanto, ma di vergogna. E quando l’esempio viene dall’alto, ossia proprio dal parlamento più importante della Svizzera (il Consiglio degli Stati, appunto), il messaggio trasmesso alla cittadinanza non può che essere deleterio.

Che qualcuno in Ticino reputi accettabile un compromesso a nostro danno, e per di più in un ambito dove di compromessi non ce ne possono proprio essere, è poi il colmo. I 67 milioni, se arriveranno (in realtà allo stato attuale non è sicuro nemmeno questo), li prenderemo: perché 67 milioni sono meglio di zero. Ma il capitolo non è chiuso. Giustizia non è fatta. Mancano 380 milioni: dovranno essere ottenuti per altre vie.

Lorenzo Quadri, consigliere nazionale, Lega dei Ticinesi