La Banca centrale europea non è in grado di porre rimedio alla crisi nella Zona euro, ha dichiarato domenica il presidente della Banca centrale tedesca e membro del Consiglio dei governatori della BCE Jens Weidmann.

In un discorso di fronte a una platea di economisti a Aix-en-Provence, Francia, tre giorni dopo la decisione della BCE di mantenere bassi i tassi per un periodo prolungato, Weidmann, ha sostenuto che la Banca centrale europea ha già fatto molto per assorbire le conseguenze economiche della crisi, ma non è in grado di portare una soluzione definitiva.

Giovedì scorso il presidente della BCE Mario Draghi aveva confermato che l’istituto centrale avrebbe mantenuto bassi i tassi per un periodo prolungato e che avrebbe potuto ridurli ulteriormente. Un chiaro messaggio sulla gravità della situazione.
Volendo dare agli investitori il maggior numero possibile di indicazioni sull’evolvere della sua politica monetaria, la BCE si è allineata con il procedimento della Federal Reserve statunitense, che sta anche manovrando per calmare la tensione sui tassi del mercato.

“Nel Consiglio dei governatori della BCE questa manovra trova consenso – ha detto Weidmann – La crisi la le sue radici in problemi strutturali e dunque necessita di risposte strutturali.
Per permettere all’euro di esprimere l’integralità del suo potenziale economico, sforzi vanno fatti sui due fronti, quello delle riforme strutturali e quello dell’abolizione assoluta delle garanzie consentite alle banche e ai debiti sovrani.
Dobbiamo fare in modo che nell’ambito di un sistema di controllo e di responsabilità nazionale, sia possibile dichiarare il default del debito di uno Stato senza che questo minacci l’intero sistema finanziario.”

Jens Weidmann ha anche lanciato un appello agli Stati affinchè taglino i legami che troppo spesso li legano alle loro banche nazionali, giudicando che questi istituti finanziari detengono troppi debiti emessi dai governi.

(Boursier.com)