L’Islam politico ha subìto un colpo fatale in Egitto? Il progetto che consisteva in una società conforme ai precetti dell’Islam come erano stati imposti nel 7. secolo ha subito una sconfitta irreversibile nelle strade del Cairo?

La risposta è sì.
Sì, perché con la mancata esperienza del governo dei Fratelli musulmani, in Egitto l’Islam politico ha perso una battaglia essenziale. Più di qualsiasi altro gruppo, i Fratelli musulmani sono la matrice del progetto islamista, che formalizza il principio di rigenerazione sociale e politico con un ritorno al testo coranico.
Sono i Fratelli musulmani che portano questo progetto nell’arena politica e che lo esportano dal movimento palestinese Hamas ai diversi movimenti nel mondo arabo-musulmano.
Inoltre l’esperienza è fallita in un paese importante : l’Egitto, che per molto tempo è stato il polmone economico della regione.

Vincitore delle prime elezioni libere in Egitto, il candidato dei Fratelli musulmani Mohamed Morsi aveva vinto le elezioni presidenziali un anno fa. Il 3 luglio è stato destituito da un golpe militare, dopo che per giorni milioni di egiziani avevano manifestato la loro collera contro la sua presidenza. I capi d’accusa contro Morsi sono molteplici : incompetenza economica e sociale, nepotismo partigiano, autoritarismo settario, retorica di esclusione, ecc.

Questo ha forzatamente ripercussioni al di là delle frontiere egiziane, dove i cugini dei Fratelli musulmani partecipano alla vita pubblica. La parola d’ordine “L’Islam è la soluzione” ha perso credibilità.
Il principale media dell’islamismo in questo nuovo secolo, il canale televisivo Al Jazeera, subisce la stessa sorte. L’emirato del Qatar, il finanziatore dei Fratelli musulmani e delle sue filiali in Siria, nella Striscia di Gaza e altrove, registra una pesante perdita sugli investimenti.

Quel che viene anche rimproverato a Morsi non è di aver voluto applicare la legge islamica, cosa che ha comunque fatto molto poco, ma è piuttosto di aver voluto installare i Fratelli musulmani i tutti gli apparati dello Stato, di aver dato un forte sentimento dittatoriale.
E per quanto riguarda la sua incompetenza economica, la verità è che in Egitto dalla caduta del suo predecessore Hosni Moubarak nessuno ha fatto qualcosa.

Nella sua aspirazione di un governo onesto, non corrotto e rispettoso delle tradizioni sociali, l’Islam politico non è morto, ma messo di fronte alla prova di un governo il test è stato fatale.
Questo perchè l’Islam politico è innanzitutto un programma di contestazione, non un serio programma di governo e perché il rifiuto di separare la moschea dallo Stato è profondamente incompatibile con la libertà politica.

(Le Monde.fr)